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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Torino

Samuele, il bambino malato che non ha ancora una diagnosi

Ha due anni e vive a Rivalta. Su Facebook i genitori hanno aperto una pagina per aiutarlo

TORINO - Samuele Danesi è un bambino di poco più di due anni affetto da una malattia molto rara, a tal punto che nessun medico è finora riuscito a diagnosticarla. Fin dalla nascita, infatti, Samuele ha sofferto di problemi neurologici e respiratori, a causa dei quali è stato sottoposto a numerosi esami, risonanze magnetiche, analisi del sangue ed elettroencefalogrammi.

Dopo quattro mesi e mezzo passati in ospedale, la sua situazione non è cambiata: Samuele infatti non mangiava e non si muoveva e, cosa peggiore, la sua cartella clinica riportava due parole, “senza diagnosi”, che lasciavano poca speranza per un'eventuale guarigione. Vista la situazione, mamma e papà hanno deciso che era meglio riportarlo a casa e così sono tornati a Rivalta, in provincia di Torino. Qui hanno deciso di riprendere la battaglia, aprendo su Facebook una pagina dal titolo “Samuele in cerca di una diagnosi”. Scopo principale, ovviamente, quello di far conoscere alla gente la storia del loro figlio. Nel frattempo, da qualche mese Samuele è dovuto tornare in ospedale e aspetta l'arrivo di un macchinario che il Regina Margherita dovrà far pervenire dall'America, mentre la sua pagina social continua a crescere e ha già raggiunto migliaia di persone.

Tuttavia, sarebbe riduttivo definire quella dei genitori un'iniziativa pensata esclusivamente per lanciare un grido d'allarme, poiché “Samuele in cerca di una diagnosi” non è una pagina da cui trapelano sentimenti di rabbia o di dolore. Chi la legge infatti, percepisce come essa sia prima di tutto un diario dove, periodicamente, vengono postate le tappe della vita di questo bambino: la foto di un suo risveglio al mattino, la notizia di un nuovo esame, un augurio di buonanotte. Il tutto scritto in prima persona, quasi fosse proprio Samuele stesso a raccontare al mondo il dispiegarsi della sua esistenza quotidiana. Nell'attesa che qualcuno, prima o poi, da qualche parte, legga la sua storia e possa aiutarlo a guarire. (da TorinoToday)

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