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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

L'assurda morte di Sandro ed Elisa: i freni della moto non funzionavano

In un bosco della Valsugana, un anno fa, padre e figlia perdono la vita in moto: dopo mesi di indagini, 3 persone sono state denunciate. Secondo i periti, i freni non avevano funzionato

Tre persone sono state denunciate dai carabinieri per la morte di Sandro ed Elisa Prada. Il titolare della concessionaria e due meccanici dipendenti sono accusati di omicidio colposo plurimo per quanto accaduto la sera del 20 agosto del 2021 a Sandro ed Elise Prada, sulla provinciale 83, la strada che collega Baselga di Pinè a Pergine, vicino alla frazione di Nogarè (Trentino).

Sandro, 51enne impiegato in una cava di porfido, e la figlia Elisa morirono, infatti, in un incidente stradale. I due viaggiavano su una moto X-Nord 125 che l’uomo aveva comprato solo qualche giorno prima. Il contachilometri, dopo l’incidente, indicava che ne erano stati percorsi pochissimi, meno di 100. A un certo punto, qualcosa è andato storto, perché all’altezza di una curva la moto è uscita fuori strada, su una mulattiera, per poi finire in un burrone finendo la sua corsa contro un albero. Sandro ed Elisa sono stati sbalzati dalla moto e morti sul colpo.

A trovare i corpi di padre e figlia senza vita, sono state la moglie di Sandro e madre di Elisa, insieme alla sorella maggiore. Li hanno rintracciati grazie all’impiego di un’applicazione installata sul telefono della giovane, che permette di rintracciare i dispositivi. Poco dopo, sul luogo dell’incidente, sono arrivati anche i carabinieri dell’Aliquota operativa della Compagnia di Borgo Valsugana comandati dal capitano Alfredo Carugno, i sanitari del 118, i vigili del fuoco di Pergine e gli operatori del Soccorso alpino. Per padre e figlia, purtroppo, non c'era più nulla da fare.

I freni che non funzionano

Dai rilievi e dai primi accertamenti, ricostruiti da TrentoToday, i carabinieri di Borgo hanno da subito riscontrato elementi anomali che aprivano due piste: un probabile malore o un malfunzionamento della motocicletta. Tra primi elementi raccolti dagli inquirenti c’erano appunto la lancetta del tachimetro bloccata e l’assenza di segni di frenata sull’asfalto.

Quello che, però, ha portato i carabinieri ad approfondire la pista del malfunzionamento, è quanto riscontrato quando si sono spostati nel burrone per raccogliere ulteriori elementi. Qui gli inquirenti si sono accorti che una parte della pinza del freno anteriore non era agganciata e nelle vicinanze è stato anche trovato il bullone che avrebbe dovuto far parte di quel pezzo. La stessa sera i carabinieri hanno chiesto il sequestro del mezzo al magistrato, che lo ha rilasciato. La moto è rimasta in un comando d’Arma a disposizione del perito per 60 giorni. Dopo le evidenze segnalate da quest’ultimo, i militari sono stati delegati dalla procura di Trento per indagare sia sulla concessionaria sia sulla casa produttrice.

Ricostruito il percorso che quel tipo di moto attraversa per arrivare dal produttore al consumatore, secondo gli inquirenti sono emerse delle responsabilità a carico del titolare della concessionaria che ha venduto il mezzo a Sandro e di due meccanici dipendenti di quell’azienda, che ora sono al vaglio del pm Davide Ognibene.

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