L'alpinista 16enne che si è svegliato dal coma dopo due mesi e un volo di 100 metri
Ha aperto gli occhi e mosso le mani. Bisogna ancora ricostruirgli la scatola cranica. Fu vittima di un incidente sul Gran Sasso insieme a un amico
La neve che viene meno sotto l'arpione. Un volo di 100 metri. Il miracolo di essere ancora vivo ma i danni gravissimi subiti che lo costringono in un letto d'ospedale. In coma, per due mesi. Poi gli occhi che si riaprono improvvisamente e seguono gli stimoli esterni ma la strada è ancora lunga, la montagna da scalare è ancora impervia. Si è risvegliato dal coma il 16enne vittima di un incidente sul Gran Sasso e già sottoposto a tre operazioni. Il gravissimo trauma cranico sembra in lieve miglioramento e ha permesso ai medici del reparto di Rianimazione di Neurochirurgia dell'ospedale di Teramo di trasferirlo in quello di terapia sub-intensiva.
Il risveglio
A spiegare la sua situazione è stato il primario del reparto Danilo Lucantoni che è stato il primo a operarlo subito dopo l'incidente salvandogli la vita e dandogli una flebile speranza. Speranza che si è ravvivata nelle ultime ore quando il 16enne ha riaperto gli occhi. Era il primo novembre quando appena arrivato all'ospedale il giovane aveva un trauma cranico e un edema cerebrale. Questo piccolo miglioramento permetterà ai chirurghi di effettuare un nuovo delicato intervento chirurgico con il quale verrà ricostruita la zona della scatola cranica danneggiata. Poi, se tutto andrà bene, un lungo periodo di riabilitazione. Tutto però è stato reso possibile da questa boccata di ossigeno che il giovane è riuscito a dare alla sua situazione risvegliandosi dal coma. È emozionante il racconto del primario che ha ricostruito le fasi del “ritorno” del giovane. In un primo momento ha riaperto gli occhi. Poi un leggero movimento delle mani. Infine la respirazione che è riuscita a tornare autonoma.
La nuova operazione
Un passo avanti enorme che ha permesso ai medici di cambiargli reparto. Secondo lo specialista il 16enne non ha ancora recuperato completamente il contatto con la realtà ma i suoi passi avanti sono incoraggianti. Riesce, infatti, a rispondere a ordini motori semplici riuscendo a fare dei movimenti che, per chi l'ha visto arrivare in ospedale, erano insperati. Un piccolo miracolo che ha bisogno di tanti e lunghi passi ma come su tutte le montagne questa scalata va fatta un passo alla volta. L'incidente risale allo scorso novembre quando insieme all'amico fraterno Enzo si era recato sul Gran Sasso per una scalata.
L'incidente
Nonostante la giovane età, il 16enne veniva considerato uno scalatore esperto così come il 27enne suo amico che ha partecipato anche alle operazioni di soccorso dopo la valanga di Rigopiano che uccise 29 persone nel 2017. Enzo è infatti il vice capostazione del soccorso alpino di Avezzano. Insieme volevano provare a godersi una domenica facendo il loro sport preferito. La neve però ha tradito il 16enne. Quella che gli esperti chiamano “neve ventata”, cioè quella neve che viene appunto trasportata dal vento e si appoggia solo alle pareti del ghiaccio, non aderendo e rimanendo profondamente instabile. L'incidente avvenne nei pressi del Rifugio Franchetti, sotto il ghiacciaio del Calderone, sul versante settentrionale del Corno Grande, nel territorio di Pietracamela a quota 2.700 metri. I due, dopo aver perso aderenza, rimangono appesi ma le funi vengono tranciate da una roccia tagliente che li fa volare per cento metri. Entrambi sono feriti. Enzo riesce a salvarsi, il 16enne invece è ancora lì, in un letto d'ospedale a provare la scalata più importante della sua vita.