ROMA - Più di centomila commercianti hanno dovuto chiudere negli ultimi diciotto mesi. Centottantasette pratiche burocratiche dovranno essere sbrigate nei prossimi tre mesi. Sono numeri che fanno spavento, numeri che raccontano in maniera chiara e manifesta dove albergano i problemi dell'economia italiana. 

La crisi, certo. Ma anche alte tasse e troppa burocrazia. E' questo il grido d'aiuto lanciato dalla Confesercenti che ha provato a "fare i conti". E i risultati sono stati tutt'altro che incoraggianti. 

Lavoriamo 162 giorni per pagare le tasse

Un vero e proprio "diluvio" di adempimenti fiscali attende le imprese nei novanta giorni che verranno, quasi duecento pratiche: più o meno due "scartoffie" al giorno. Al netto di Irpef e Iva, ha  calcolato l'associazione, le "scartoffie" in questione valgono quasi cento miliardi di euro. 

L'aumento dell'Iva costerà 4,2 miliardi di euro all'anno

Ma non è finita. La pressione fiscale, infatti, è ormai a livelli storici. "Quella reale è al 55%, addirittura al 68,3 per le piccole e medie imprese - ha spiegato al meeting di Confesercenti il presidente Marco venturi, che poi ha provocato - Questo fa dello stato il socio di maggioranza delle imprese. E' arrivato  il momento di dire basta, non ci stiamo più". 

Tasse boom: ogni italiano paga dodicimila euro all'anno

Eppure il momento sembra ancora lontano. E le tasse continuano a crescere. Dal 2010 ad oggi le addizionali regionali e comunali Irpef hanno subito una vera e propria impennata, ha chiarito la Cgia di Mestre. Che poi ha fatto delle previsioni: per un operaio l'Irpef peserà 89 euro in più, per un impiegato 117 euro e per un quadro 284 euro. Negli ultimi tre anni, l'imposta sul reddito è aumentata addirittura di quasi trecento euro. Forse, Confesercenti ha ragione: "E' arrivato il momento di dire basta".