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Giovedì, 25 Aprile 2024
il caso

Scappa dall'Ucraina e viene sfruttata nel ristorante in cui lavorava

I tre proprietari del locale l'hanno pagata poco più di 4 euro all'ora invece delle 12,10 previste dal contratto di lavoro. La dipendente, costretta a fare turni lunghi e a saltare riposi e ferie, si è rivolta così ai carabinieri

Era scappata dalla guerra in Ucraina ed era arrivata in Italia con la figlia nella speranza di iniziare una nuova vita. E lo ha fatto partendo da un nuovo lavoro. Purtroppo però, una donna ucraina ha incontrato solo sfruttamento e umiliazioni in un ristorante del Fermano, nelle Marche. Tre proprietari del locale hanno approfittato dello stato di bisogno della donna, che non aveva altri strumenti di sussistenza per sé e per la figlia ed era impossibilitata a rientrare in patria a causa della guerra, e l'hanno pagata poco più di 4 euro all'ora invece delle 12,10 previste dal contratto di lavoro. La dipendente ucraina, costretta a fare turni lunghi e a saltare riposi e ferie, si è rivolta così ai carabinieri, denunciando irregolarità nel rapporto di lavoro.

Le indagini dei carabinieri hanno portato alla denuncia, per sfruttamento del lavoro, dei tre soci e gestori di un esercizio di ristorazione in un centro situato in provincia di Fermo nelle Marche. Gli accertamenti, scattati dopo la denuncia della dipendente ucraina hanno accertato violazioni in concorso della normativa a tutela della lavoratrice da parte dei titolari dell'attività.

Secondo l'accusa, i titolari del locale avrebbero reclutato e impiegato la donna offrendo un salario che, sempre secondo le indagini dei carabinieri, sarebbe comunque stato sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato. La dipendente sarebbe stata costretta a lavorare oltre le ore giornaliere stabilite dal contratto e avrebbe subito una sistematica violazione delle norme sul riposo settimanale e le ferie, mai concesse nell'intero arco temporale del contratto di lavoro.

Tutto ciò sarebbe accaduto, secondo l'ipotesi accusatoria nell'ambito dell'inchiesta, approfittando dello stato di bisogno della donna derivante dal disagio economico in cui versava poiché cittadina di nazionalità ucraina, priva di strumenti di sussistenza per sé e per la figlia, e impossibilitata a rientrare in patria a causa della guerra in corso. Tutti addebiti che ora dovranno essere vagliati dall'autorità giudiziaria con la possibilità per gli indagati di portare elementi e ricostruzioni diverse per dimostrare eventualmente l'assenza di responsabilità.

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