rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
CRONACA

Processo Concordia: Schettino condannato, ma non va in carcere

Sedici anni e un mese per il naufragio della nave da crociera davanti all'Isola del Giglio: lo dice la sentenza di primo grado. Ma il tribunale ha negato l'arresto per l'ex comandante. Il papà di una vittima: "Pena inadeguata"

ROMA - "Sedici anni per 32 vittime non sono nulla". Giovanni Girolamo, padre di Giuseppe, il musicista pugliese che lavorava sulla nave e che morì per salvare un bambino, commenta così la sentenza di primo grado del processo sul naufragio della Costa Concordia. "È una pena inadeguata - aggiunge Giovanni - e forse lo sarebbe stata anche se Schettino fosse stato condannato a ventisei anni, quanto chiesto dall’accusa. E poi non doveva essere condannato solo Schettino, ma anche chi era in plancia con lui e chi, della Costa, era a terra e non ha fatto nulla". Girolamo confidava anche nell’arresto: "Sì, lo speravo - dice - ma ormai non possiamo farci nulla, questa è la giustizia italiana".

Francesco Schettino, ex comandante della nave naufragata il 13 gennaio del 2012 davanti all'isola del Giglio, è stato condannato ieri a sedici anni e un mese di carcere (la richiesta della procura di Grosseto era di ventisei anni e tre mesi). I giudici hanno condannato Schettino a cinque anni per naufragio colposo, dieci anni per i reati di omicidio plurimo colposo e lesioni plurime colpose - in relazione ai 32 morti e 157 feriti - un anno per i reati di abbandono della nave e abbandono di incapaci, ma non è stata riconosciuta la colpa cosciente per i reati di omicidio e lesioni colpose. Schettino è stato anche interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e dalla professione di comandante di nave per cinque anni. Il tribunale di Grosseto ha respinto però la richiesta di arresto dell'ex comandante. I giudici hanno ritenuto non sussistente il pericolo di fuga dell’ex comandante e hanno negato anche il ritiro del passaporto per il divieto di espatrio.

Dal Giglio a Genova: l'ultimo viaggio della Concordia

L'imputato non era presente alla lettura della sentenza. Ma in tarda serata Schettino ha rilasciato alle agenzie di stampa una breve dichiarazione: "Combatterò sempre per dimostrare che io non ho abbandonato la Costa Concordia. Quanto al resto, aspetto di leggere le motivazioni della sentenza". Domenico Pepe, avvocato dell'ex comandante della Concordia, ha detto che quella di ieri è "una sentenza dura, ma essere riusciti quasi a dimezzare le richieste esagerate della Procura forse restituisce un po’ di onore a Schettino. Lui non è un delinquente, questo è sempre stato un incidente colposo". Prima della lettura della sentenza, ieri mattina Schettino aveva pianto in aula: "Quel 13 gennaio sono morto anch’io", aveva detto.

I RISARCIMENTI - Schettino e Costa crociere sono stati condannati in solido a risarcire le parti civili, tra cui la Presidenza del Consiglio, alcuni ministeri, la Protezione civile, la Regione Toscana e il comune di Isola del Giglio. Un milione e mezzo per il ministero dell’Ambiente, un milione alla presidenza del Consiglio, mezzo milione al ministero dell’Interno, alla Regione Toscana 300 mila euro e 300 mila al comune dell’Isola del Giglio (che ne aveva chiesti 20 milioni). Fra gli enti risarciti ci sono il ministero della Difesa, la Protezione civile nazionale (500 mila euro), la provincia di Grosseto, l’Inps. Il Tribunale di Grosseto ha stabilito che Francesco Schettino e Costa Crociere Spa devono risarcire in solido tutti i naufraghi che si sono costituiti parte civile nel processo sulla Costa Concordia. Tra questi anche la moldava Domnica Cemortan, a cui andranno - come gli altri - trentamila euro.

Costa Concordia, boom del "turismo da tragedia"

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Processo Concordia: Schettino condannato, ma non va in carcere

Today è in caricamento