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Sabato, 20 Aprile 2024
il caso

Viaggio fra gli schiavi del pomodoro: "Ecco chi sono i nostri padroni"

Condizioni inumane e nessun diritto: la difficile vita dei nuovi schiavi nei campi pugliesi dove si raccolgono pomodori e angurie per il resto d'Europa. Ecco chi sono i "padroni": "Boicottiamoli"

ROMA - Un inferno per i disperati che fuggono dalla miseria. Un "paradiso" per i padroni che sfruttano quegli stessi disperati. E questa l'immagine, orrenda, della Puglia che viene dipinta da un'inchiesta del canale nazionale francese "France 2" che, in una puntata dal titolo "La raccolta della vergogna", ha mostrato le difficili condizioni di vita e di lavoro nelle campagne di Foggia e Nardò durante la raccolta di pomodori e angurie che finiscono nei supermercati transalpini.  

Sono tre i gironi infernali visitati dai giornalisti francesi: la pesca della Guinea, i campi di banane del Ghana e pomodori, angurie e broccoli della Puglia. Il viaggio prende il via proprio dalle campagne di Foggia, in cui i proprietari di grandi aziende agricole, che esportano i loro prodotti in mezza Europa, sfruttano il lavoro nero e riducono in condizioni di schiavitù decine di africani, bulgari e polacchi. 

Il vero e proprio tour dell'orrore prosegue poi con una visita al "Grande Ghetto", dove tremila immigrati vivono "in condizioni disperate". Altra tappa: le campagne di Nardò, "centro" per la raccolta delle angurie", dove il magistrato Valeria Mignone spiega il significato del termine caporalato, lo sfruttamento della manodopera lavorativa con metodi illegali.  

In un dramma simile, la soluzione è una: boicottaggio. Ne è convinto Yvan Sagnet, leader della rivolta dei lavoratori stranieri delle campagne di Nardò e delegato sindacale per la Cgil. "L'unica cosa da fare è il boicottaggio nei confronti di quei supermercati che vendono prodotti raccolti dagli schiavi nelle campagne pugliesi" attacca a France 2. 

Un attacco duro con nomi e accuse: "Si tratta di Auchan, Lidl, Carrefour e anche Coop - spiega - tutte grandi catene che hanno sui loro scaffali questi prodotti. Ma c'è una contraddizione perché nei loro codici etici affermano chiaramente il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori".

Un rispetto che, a quanto pare, non arriva nei campi dell'orrore dei nuovi schiavi. 

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