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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Italia

La sanità pubblica resta senza medici, camici bianchi in sciopero ad Ottobre

Il sistema sanitario rischia di rimanere a corto di medici, ne mancheranno 7mila ogni anno: saranno soprattutto medici di famiglia e i primi ad accorgersene saranno i cittadini. I sindacati dei camici bianchi pronti alle barricate, Governo sotto accusa

Il servizio sanitario pubblico vive un "momento critico con un quadro preoccupante" che ha portato i sindacati dei medici "a interrompere oggi l'interlocuzione tecnica per il rinnovo del contratto con l'Aran e a proclamare lo stato di agitazione, con una o più giornate di sciopero a ottobre da definire. Lo ha affermato Carlo Palermo, segretario nazionale del sindacato di categoria Anaao Assomed. Dopo l'incontro non di certo positivo con il ministro della Salute Giulia Grillo si prepara dunque una manifestazione nazionale a Roma con sit-in davanti al Parlamento.

"Stiamo vivendo un momento critico per il Ssn con un grave sottofinanziamento e le notizie che arrivano in queste ore dal Governo per il Def non sono buone - aggiunge Palermo - si tratta di avere un finanziamento incrementale per dare a tutti le cure e alle Regioni la possibilità di allargare le offerte. Inoltre, è ora di chiudere un contratto dei medici che è fermo dal 2010. Non si tratta di questioni corporative, il rapporto con l'Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) è andato avanti per molti mesi, ma il nostro contratto non ha finanziamento certo per il 2018".

"Così come stanno le cose il Ssn fallirà", ha affermato Aldo Grasselli, segretario del Sivemp, il sindacato dei veterinari pubblici. "Servono risposte altrimenti il sistema si inabisserà".

Mancheranno 7 mila medici ogni anno

Guido Quici, presidente Cimo accusa le Regioni di aver lucrato sui risparmi del costo del personale: "Sono contento che sia fallita la trattativa con l'Aran perché così non poteva andare. Ricordo - sottolinea - che nei prossimi anni mancheranno 7 mila medici ogni anno, soprattutto medici di famiglia. Noi non possiamo peggiorare le condizioni di lavoro, aumenta l'insicurezza per il paziente e così non può andare avanti".

"Non c'è nessuna prospettiva e i medici escono dal sistema e lo fanno prima della pensione perché il lavoro è pesante e le notti da coprire sono tante. È difficile andare in ferie e questo diventa l'oggetto di scontro tra i colleghi. Ci sono alcuni colleghi a fine carriera che hanno accumulato un anno di ferie".

"Non si capisce per quale motivo - sottolinea all'Adnkronos Salute Alessandro Vergallo, presidente nazionale Aaroi-Emac - una categoria di medici ospedalieri debba essere la categoria pària del pubblico impiego. Già questo ci lascia di stucco".

"Servirebbe fare un accordo con il Governo e con le Regioni - suggerisce Andrea Filippi, segretario nazionale della Cgil medici - lo possiamo chiamare una 'Rca' ovvero: risorse, contratto e assunzioni. Solo così si garantiscono i servizi ed è quello che oggi chiediamo al ministro Grillo e al Governo".

"In questi anni abbiamo perso 15-20 mila medici per il blocco del turnover e siamo 140 mila dirigenti sanitari, che almeno vengano rintegrati questi. Poi mancano i colleghi specialisti e - aggiunge Filippi - questo l'abbiamo chiesto al ministro Grillo, occorre aumentare di 2 mila unità le borse di studio per la specializzazione. Per anni i dirigenti medici non sono stati neanche considerati precari, si facevano le stabilizzazioni solo per il personale non dirigente. Ora con la legge Madia sono partite le stabilizzazioni anche per noi e per legge si devono fare: ebbene - conclude il medico-sindacalista - oggi solo alcune Regioni stanno assumendo a tempo indeterminato i precari".

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