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Giovedì, 28 Marzo 2024
Scozia

"Se fossi scozzese credo proprio che voterei sì"

Cosa ne pensa un italiano dell'indipendentismo scozzese? Fabio ha 28 anni e vive a Edimburgo da due. Il referendum è entrato anche nella sua vita e con lui abbiamo parlato di analogie e differenze tra il 'loro' e il nostro Paese

Il referendum per l'indipendenza scozzese sta creando polemiche, divisioni e discussioni anche nel nostro Paese. Ma se un italiano fosse in Scozia cosa voterebbe? Lo abbiamo chiesto a Fabio, giovane che vive a Edimburgo da due anni e apprezza la qualità della vita della sua nuova città.

Perché ti sei trasferito in Scozia?

"Volevo conoscere meglio l'Europa, cercare un lavoro e migliorare l'inglese. Alla fine ho trovato tutto qui e sono arrivato a pensare che questo fosse un Paese più avanzato del nostro sotto molto aspetti. C'è una qualità della vita migliore rispetto all'Italia e all'Inghilterra. Ci sono meno disuguaglianze sociali e lo Stato aiuta molto chi si trova in difficoltà. Per esempio per chi guadagna meno di 13mila sterline l'anno c'è un contributo statale di 200 sterline al mese, quasi un affitto. Non come gli ottanta euro in più in busta paga"

Come hai vissuto il tema del referendum?

"Il referendum era un argomento molto presente sui giornali e nella vita quotidiana già dall'inverno scorso. Fino a poco tempo fa la propaganda era dominata dai sì, da poco si sono cominciati a sentire anche i no. Nella 'Yes Campain' ci sono molti movimenti e partiti ma a capo c'è lo Scottish national party, che è anche il partito di governo. Dalla fine degli anni '90 la Scozia ha proprio un parlamento tutto suo e quindi anche più autonomia. Comunque il referendum è molto sentito, in particolare la campagna del sì: se si cammina per strada si vedono tante persone con le spillette appuntate sulle giacche e nei pub se ne parla in continuazione"

Succede lo stesso con le normali elezioni? Insomma di solito c'è interesse per la politica?

"E' molto più sentita di una normale elezione: il tema è davvero importante e va oltre le classiche divisioni politiche, come destra e sinistra. E' come se qualcosa di più profondo abbia messo insieme persone con ideologie diverse e nella maggior parte dei casi la gente sembra pronta per il sì"

C'è stato in Italia qualcosa di simile secondo te?

"C'è quell'atmosfera che in Italia io avevo respirato nel 2011, con i referendum su nucleare, acqua e lodo Alfano. Forse perché quando si vota per un referendum è tutto più chiaro: sì o no. Ma non credo che così si sia risvegliato l'interesse per la politica: non mi stupirei se alle prossime elezioni ci fosse astensionismo. Intanto però si è registrata per andare a votare il 97% della popolazione quindi c'è una prospettiva di affluenza molto alta che coinvolgerà praticamente tutti"

Da italiano hai mai pensato di paragonare il movimento indipendentista scozzese alla Lega Nord?

"E' un paragone che non regge, forse si può paragonare alla Catalogna ma anche lì è azzardato. La Scozia è la regione più povera del Regno Unito. Quindi non c'era il discorso 'abbiamo più soldi e ce li gestiamo'. Credo che l'idea sia di voler gestire localmente le risorse economiche ma per incentivare quello stato sociale che caratterizza questa regione. Come se il senso fosse: 'Siamo diversi, pensiamo lo Stato e le politiche pubbliche in maniera diversa, quindi vogliamo più autonomia'"

Quindi la crisi con l'indipendenza c'entra?

"Non si parla molto di crisi qui, almeno rispetto all'Italia. Economicamente gli Scozzesi stanno meglio di noi ma non si è usata questa scusa per parlare di indipendenza. Ho visto molto meno populismo, ragione in più per cui mi sento di dire che con la Lega l'indipendentismo scozzese non c'entra nulla"

Trovi condivisibili le ragioni del 'sì'?

"Credo che gli scozzesi hanno ragioni per dire che sono culturalmente dagli inglesi e c'è un certo 'nazionalismo' ma che non ha alla base l'idea di rifiutare gli altri. Qui ci sono molto immigrati ma questo non implica razzismo. Insomma sembra che se la Scozia sarà indipendente chi arriverà qui potrà godere dei benefici che questo cambiamento comporterà, anche se scozzese non è. Il partito di governo non sta dicendo che parlare di indipendenza è la soluzione a qualcosa, tanto meno c'è l'intenzione di chiudere i confini"

Hai mai parlato del referendum con degli inglesi?

"Ci sono degli inglesi che vivono qui. Mi è capitato di parlare con qualcuno di loro e mi hanno detto che voteranno no. Ma la propaganda io non l'ho vista aggressiva, almeno qui a Edimburgo. E' nelle grandi città che ci sono ancora degli indecisi, proprio perché qui come a Glasgow c'è molta gente che viene da fuori"

Secondo te chi voterà sì?

"Mi sembra i giovani. Forse è la gente di mezza età la più indecisa, quella che poi anche qui domina la società. Ma più che altro perché quella dell'indipendenza sembra una decisione che riguarda il futuro e il modo in cui verrà gestito"

E tu per chi voteresti?

"All'inizio le ragioni del no sembravano più strutturate di quelle del sì, visto che si parlava soprattutto dell'incertezza a cui si sarebbe andati incontro. Ma più si avvicinava il referendum più le ragioni del sì sono diventate sostanziose. Quella che mi convince di più è quella che riguarda lo stato sociale e una gestione più equa delle risorse"

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