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Giovedì, 18 Aprile 2024
Bambini

"Basta feste del papà e della mamma all'asilo: la famiglia è cambiata"

Ma i genitori non ci stanno e annunciano battaglie legali contro la decisione del collegio docenti di una scuola dell'infanzia della Capitale

ROMA - Niente festa della mamma e del papà in un asilo comunale della Capitale. Una decisione presa a ottobre dal collegio docenti della "Contardo Ferrini" di via di Villa Chigi, nel quartiere Triste, dove gli insegnanti hanno deciso di "non festeggiare la festa della mamma né del papa a causa dei continui cambiamenti della famiglia, ma di evidenziare altre feste".

Ma i genitori non ci stanno. Quando il giorno della festa del papà, i genitori hanno visto uscire da scuola i loro bambini senza regalini e filastrocche, hanno chiesto spiegazioni alla coordinatrice scolastica, poi la decisione prima di inviare una diffida all'istituto, poi quella di presentare un ricorso al Tar. "Vogliamo che i nostri bambini possano riavere almeno la festa della mamma", ha detto a Repubblica Guido Rilandi, avvocato e papà di uno dei bambini, che ha avviato le procedure.  "Contestiamo le modalità con cui la scuola ha agito, senza metterci al corrente  -  ha detto Roberta Giudici, mamma di uno dei piccoli  -  Quando abbiamo chiesto spiegazioni, ci hanno risposto che la decisione era stata presa nel rispetto delle famiglie allargate e dei bimbi rimasti orfani di un genitore. Nessuno è contrario a questo principio, ma così la scuola azzera la nostra tradizione, e non troviamo giusto che bambini tra i 3 e i 5 anni vivano in questo clima".

Paolo Masini, assessore comunale alla Scuola, difende la scelta degli insegnanti. "Secondo quanto ci è stato comunicato dalla scuola, da poco è venuto a mancare il padre di un bambino. Così i docenti hanno deciso di non festeggiare la festa del papà per non far soffrire senza motivo uno dei loro alunni. Inoltre ci sono diversi figli di divorziati", ha riferito l'assessore, che ha poi sostenuto l'esigenza di una maggiore "serenità".

"Solo il pensiero che si debba andare davanti a un giudice in un contesto con protagonisti sono bambini dai 3 ai 6 anni è preoccupante. Ancora, c'è bisogno di più serenità e non di strumentalizzazioni senza motivo. Il nostro primo obiettivo dev'essere la tranquillità degli alunni".

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