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Venerdì, 19 Aprile 2024
SCUOLA

La scuola trasforma il contributo familiare da volontario a 'obbligatorio'

Le scuole battono cassa, anche d'estate. Continuano ad arrivare segnalazioni di famiglie alle quali le scuole stanno chiedendo di pagare il contributo scolastico, che in realtà è volontario

Andare a scuola costa: libri di testo, cancelleria, mensa (per chi ce l’ha). Lo sanno bene le famiglie italiane che ogni anno devono fare i conti con questo ‘capitolo’ di spesa. Così da settembre a giugno, poi una certezza assodata: la pausa estiva a sospendere ogni discorso, anche economico. E invece, eccoci alla novità 2013: le scuole battono cassa, anche d’estate. Alla redazione di Skuola.net, infatti, continuano ad arrivare segnalazioni di famiglie alle quali le scuole stanno chiedendo di pagare il contributo scolastico, che in realtà è volontario, con cifre che possono arrivare a superare facilmente i 100 euro. Lo denuncia il portale specializzato Skuola.net, che da tempo porta avanti una battaglia informativa su questa problematica e raccoglie centinaia di segnalazioni ogni anno da parte delle famiglie.

REGOLE – Ma chi è chiamato a pagare il contributo in questo periodo estivo? Stando alle richieste di chiarimento giunte alla redazione del portale in queste ultime due settimane, si tratta degli studenti che inizieranno a settembre le scuole superiori, che possono completare la procedura di iscrizione solamente al conseguimento effettivo della promozione all’esame di terza media. Così quando i genitori si recano a scuola per espletare questa formalità, si vedono presentare un conto in alcuni casi salato. Alcuni esempi? Al Russell Newton di Scandicci (Firenze) una famiglia si è trovata di fronte a un bollettino postale di 140 euro, mentre all’Istituto Giorgi di Verona ne servono addirittura 185. Tutto ciò, sottolinea Skuola.net, nonostante il Ministero dell’Istruzione abbia più volte condannato questa pratica, come confermano le dichiarazioni del Capo Dipartimento Lucrezia Stellacci rilasciate a Skuola.net nel marzo scorso: “La scuola non può pretendere il pagamento del contributo, che è essenzialmente volontario e noi l’abbiamo già detto. L’abbiamo ricordato in una circolare dell’anno scorso, del marzo 2012 e l’abbiamo ribadito ultimamente nella circolare 593 del 7 marzo 2013”.

Stellacci invitava i dirigenti “a essere molto chiari con studenti e famiglie” perché “l’imposizione di questi contributi obbligatori mina il rapporto di fiducia con le famiglie e scredita l’immagine dell’amministrazione scolastica e della scuola”. La mancanza di chiarezza comporta anche un secondo effetto collaterale, sottolinea Skuola.net: la famiglie non vengono a conoscenza del fatto che, essendo il contributo volontario, è detraibile nella misura del 19% a patto che nella causale del versamento sia riportata la dicitura per “erogazione liberale” per una delle seguenti motivazioni: “per l’innovazione tecnologica”, “per l’ampliamento dell’offerta formativa” o “per l’edilizia scolastica”.

SKUOLA.NET – “Il consiglio che diamo è sempre il medesimo – spiega Daniele Grassucci, responsabile relazioni esterne del portale – se la famiglia ha le disponibilità economiche, consigliamo di pagare perché contribuisce al miglioramento del servizio di cui disporrà il figlio o la figlia. Ma se ci sono difficoltà, scrivere una lettera al dirigente scolastico dichiarandosi disponibili a pagare solamente la parte strettamente obbligatoria del contributo, ovvero quella per i rimborsi di spese come l’assicurazione R/C o il libretto delle giustificazioni, che invece le famiglie sono tenute a rifondere alla scuola”.

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