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Venerdì, 19 Aprile 2024
Terremoto e polemiche / L'Aquila

La falsa informazione su L'Aquila: non è condanna per mancata previsione

Ricostruendo le accuse ai condannati della Commissione grandi rischi emerge come sotto accusa non c'è il 'non allarme' ma una falsa riunione il cui esito era già deciso a tavolino. E' tutto nella telefonata di Bertolaso: "E' un'operazione mediatica"

I 6 anni di condanna ai membri della Commissione Grandi Rischi sono una sentenza storica. Non c'è dubbio.

Le polemiche che si sono sollevate erano inevitabili. Diversi media e molti politici, oltre agli imputati, urlano allo scandalo in quanto - per riprendere il titolo del Giornale - i membri della Commissione sono stati condannati "per non essere dei maghi". Per non aver previsto il terremoto del 6 aprile 2009.

Peccato, però, che la sentenza di ieri non è assolutamente una condanna per non aver previsto il terremoto.

Basta leggere il capo d'imputazione. I sei condannati sono infatti accusati non di errata o mancata previsione come raccontano molti giornalisti.

La realtà è un'altra: nessuna caccia alle streghe, come dice Pigi Battista. Nessun processo alla scienza come denuncia Gianni Riotta. I sei condannati sono accusati di aver fornito "dopo la riunione" della Commissione "informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell'attività sismica, vanificando le attività di tutela della popolazione".



Per i pm, quindi, gli imputati "sono venuti meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro funzione". In poche parole "hanno indotto le vittime a restare nelle case".

Nessun riferimento alla previsione, bensì alla valutazione del rischio. Che sono due cose completamente diverse. Non si trattava di capire se e quando ci sarebbe stato un terremoto - cosa impossibile - bensì di valutare come pericolosa la situazione. Cosa non fatta.

Ma c'è molto altro: il vero obiettivo della Commissione Grandi Rischi non era infatti valutare il fattore 'rischio' (come avrebbe dovuto essere) bensì convincere la popolazione, i media e studiare la linea politica da tenere. Il tutto, confermato dalla conversazione telefonica tra l'allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e l'assessore alla Protezione Civile della Regione Abruzzo Daniela Stati.

Nella telefonata (riportata dal sito 3e32), i due concordano politicamente - e non scientificamente - quello che sarebbe stato l'esito della commissione.

Bertolaso: …Decidete voi, a me non me ne frega niente… In modo che è più un’operazione mediatica, hai capito? Così loro, che sono i massimi esperti di terremoti, diranno: è una situazione normale… sono fenomeni che si verificano… meglio che ci siano cento scosse di quattro scala Richter piuttosto che il silenzio, perché cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che fa male… Hai capito? (…) Tu parla con De Bernardinis e decidete dove fare questa riunione domani, poi fatelo sapere (alla stampa, ndr) che ci sarà questa riunione. E che non è perché siamo spaventati e preoccupati, ma è perché vogliamo tranquillizzare la gente. E invece di parlare io e te… facciamo parlare i massimi scienziati nel campo della sismologia”. La Stati: “Va benissimo…”.

Dopo aver letto queste parole, rileggiamo l'accusa ai membri della Commissione: aver "fornito dopo la riunione informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell’attività sismica vanificando le attività di tutela della popolazione”.

Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, a caldo commenta la sentenza che lo vede tra i condannati: "Sfido chiunque a trovare scritta, detta a voce, su tv o da qualsiasi parte una mia rassicurazione concernente il terremoto dell’Aquila”.

Sfida accettata. Dal verbale della Commissione Grandi Rischi del 31.3.2009: “L’attività sismica a L’Aquila si manifesta in un’area di confine tra due grosse strutture sismogenetiche. I forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi. Improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703". Ma la scossa ci fu. E morirono 308 persone.

SOTTO PROCESSO IL POTERE - ''A leggere le dichiarazioni del mondo politico, cioè processo alla scienza, c'è da credere che sia iniziata una grande operazione di mistificazione della sentenza''. Lo dichiara Anna Bonomi, portavoce di 3e32, la più importante associazione nata a L'Aquila dopo il sisma riferendosi ai commenti post sentenza Grandi Rischi di ieri. ''Non e' stato fatto nessun processo alla 'scienza', ma semmai ad un sistema di potere nel quale era inserita la Protezione Civile di Bertolaso - insiste 3e32 - e ora questo sistema di potere si difende con false dichiarazioni. La Protezione Civile era lo strumento di quel potere: è stato lo stesso Boschi a dire di aver firmato il verbale della Grandi Rischi una settimana dopo, ossia il 6 aprile, a sisma avvenuto".

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