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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il caso

Costa Concordia, Schettino piange in aula: "Sono morto anch'io"

La "peggiore vittima è Francesco Schettino, a cui si vuole infliggere un pena che sembra un ergastolo". A dirlo è il suo difensore in tribunale. E intanto l'ex comandante piange e si sfoga in aula

ROMA - Entro la tarda serata di oggi - salvo sorprese - si conoscerà il destino processuale di Francesco Schettino, l’unico imputato per il naufragio della Costa Concordia al largo dell'isola del Giglio. L’ex comandante è presente nel Teatro moderno di Grosseto trasformato in aula giudiziaria per ospitare il processo. La corte presieduta dal giudice Giovanni Puliatti si è ritirata in camera di consiglio: alle 19 i giudici decideranno se leggere la sentenza o rimandare tutto a domani. 

Schettino, intanto, è intervenuto nell'ultima udienza del processo, commuovendosi e piangendo. "Mi sento di dire che il 13 gennaio 2012 sono in parte morto anch'io", ha detto l'imputato. Poco prima i difensori del comandante avevano criticato la richiesta di ventisei anni da parte della Procura: "Sembra un ergastolo - ha detto Domenico Pepe - In questi tre anni Schettino ha sofferto come nessun altro. E' stato mortificato, offeso, ingiuriato in udienza, perseguitato". "Il comandante Schettino non si può muovere, non può andare al ristorante. Qui a Grosseto ci siamo dovuti nascondere sperando di non essere visti. In questi tre anni è come se avesse subito trent'anni di carcere. Se è responsabile lo si condanni, ma non dileggiamolo", ha continuato il legale. 

Il recupero della Costa Concordia

Domenico Pepe ha poi criticato il lavoro del pm: "Credo che quelli del pubblico ministero siano stati voli pindarici. E' stata messa insieme una quantità enorme di dati difficilmente interpretabili da un comune mortale. E' stato un enorme minestrone di cui difficilmente si è colta la sintesi se non dopo mesi grazie al nostro miglior tecnico, che è stato Schettino stesso". 

Ecco le parole di Schettino all'inizio della sua dichiarazione spontanea ammessa dal tribunale: "Dal 16 gennaio la mia testa è stata offerta con la convinzione errata di salvare interessi economici. Nella divulgazione di atti processuali prima che fossero analizzati fin dall'inizio, fino a questa fase del processo in cui sono state dette frasi offensive, si avvalora l'immagine di un uomo meritevole di una condanna. Una condanna che soddisfi il progetto iniziale di logiche utilitaristiche chiare". E ha continuato: "Sono stato accusato di mancanza di sensibilità per le vittime: cospargersi il capo di cenere è un modo per esibire i propri sentimenti. Una scelta che non ho fatto. Il dolore non va esibito per strumentalizzarlo". L'imputato ha poi iniziato a "parlare di momenti di dolore che ho condiviso coi naufraghi a casa mia", ma dicendo questo si è messo a piangere aggiungendo: "Non volevo questo", quindi ha interrotto il suo intervento.

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