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Sabato, 20 Aprile 2024
CRONACA

Sentenza Elena Ceste: il marito Michele Buoninconti condannato a 30 anni

L'ultima udienza del processo a Buoninconti oggi in tribunale ad Asti. La difesa aveva chiesto l'assoluzione per l'imputato che si è sempre dichiarato innocente

ROMA - E' arrivata oggi la sentenza del processo a Michele Buoninconti, il vigile del fuoco accusato dell'omicidio e dell’occultamento del cadavere della moglie Elena Ceste. Il pompiere "amato da tutti", come lui stesso si definiva, è stato condannato a trent'anni.

L'accusa, rappresentata dal pm Laura Deodato, aveva chiesto per Buoninconti proprio il massimo della pena, trent'anni di carcere essendo un rito abbreviato, mentre la difesa aveva invece chiesto l'assoluzione per l'imputato che sin dall'inizio si è sempre proclamato innocente. Oggi Buoninconti aveva letto un breve scritto in aula, una dichiarazione spontanea per ribadire la sua innocenza. "Non potrò mai essere condannato per un omicidio che non c'è mai stato. La procura ha cucito un abito che non mi calza", ha dichiarato pochi giorni fa in un'intervista scritta realizzata in carcere.

LA RICOSTRUZIONE - Elena Ceste, 37 anni, fu trovata senza vita nell'ottobre 2014 a poca distanza da casa a Isola d'Asti, nel rio Mersa, un canalone di scolo. La scoperta del cadavere avvenne per caso: una gru che per conto del Comune stava pulendo il rio Mersa, scoprì i resti (pochi) di un corpo nudo divorato dagli animali, distrutto dalle intemperie. La donna era scomparsa misteriosamente dalla sua abitazione nel mese di gennaio. Suo marito Michele è stato arrestato con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere nel gennaio del 2015. Da quel giorno ha sempre continuato a sostenere di essere innocente.

L'ACCUSA - Lo scorso settembre, in una requisitoria durata quattro ore, il pubblico ministero aveva riassunto i termini del castello accusatorio. Buoniconti, marito-padrone della Ceste, avrebbe ucciso la moglie il 24 gennaio 2014 denunciandone subito dopo la scomparsa. Avrebbe agito in modo premeditato, allo scopo di punire la moglie, colpevole di avere allacciato amicizie maschili su Facebook. Secondo il pm, Buoninconti aveva poi dato vita ad uno show attraverso i media, ipotizzando "rapimenti improbabili e perfino l’arrivo dei marziani". L’accusa di omicidio volontario, aveva detto la pm, è associabile alle aggravanti dell’occultamento del cadavere e della premeditazione.

"UNA MOGLIE SCHIAVA: LAVAVA E STIRAVA, FACEBOOK VIETATO"

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