rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Salerno

Francesco Mastrogiovanni, morto legato al letto in ospedale: condannati medici e infermieri

Nella sentenza d'appello sul caso del "maestro più alto del mondo" sono state confermate le condanne ai medici che già in primo grado erano stati ritenuti colpevoli. Ridotte però le pene nei loro confronti. Condannati anche gli infermieri

"Non voglio credere che li assolvano tutti. No, di fronte alla terribile evidenza di quelle immagini non si può non condannarli". Era la speranza, la sete di giustizia di Grazia Serra, nipote di Francesco Mastrogiovanni, a pochi giorni dalla sentenza sul caso del maestro elementare di Castelnuovo Cilento morto per edema polmonare nella notte del 4 agosto nel reparto psichiatrico di diagnosi e cura dell’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania (Salerno). Il "maestro più alto del mondo", come lo chiamavano affettuosamente i suoi alunni, morì dopo un ricovero in seguito a un trattamento sanitario obbligatorio e dopo un’ininterrotta contenzione chimica e meccanica di oltre ottanta ore.

E oggi, dopo il dibattimento e la camera di consiglio alla Corte d'Appello di Salerno, è arrivata la sentenza di secondo grado: sono state confermate le condanne ai medici che già in primo grado erano stati ritenuti colpevoli. Ridotte però le pene nei loro confronti e revocata l'interdizione dai pubblici uffici (le pene inflitte in primo grado variavano dai due ai quattro anni, con l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni). Condannati anche gli infermieri che in primo grado erano stati assolti. I medici sono stati condannati a pene che vanno dai 13 mesi ai due anni, gli infermieri dai 14 mesi ai 15 mesi. Per tutti la pena è sospesa.

Per i medici Rocco Barone e Raffaele Basso la pena è stata ridotta a due anni; un anno e undici mesi per Michele Di Genio; un anno e dieci mesi per Amerigo Mazza e Anna Angela Ruberto; tredici mesi per Michele Della Pepa. Di nuovo c’è la condanna anche per undici infermieri del reparto, assolti in primo grado. Anche per Maria D’Agostino Cirillo, Maria Carmela Cortazzo, Antonio De Vita, Giuseppe Forino, Alfredo Gaudio, Antonio Luongo, Massimo Minghetti, Nicola Oricchio, Raffaele Russo, Massimo Scarano e Antonio Tardio le condanne vanno dai tredici mesi ai due anni di carcere e anche per loro la Corte d’Appello di Salerno ha sospeso la pena ma sono stati riconosciuti responsabili assieme ai medici di sequestro di persona, falso ideologico e morte in conseguenza di altro reato.

Nella sentenza di primo grado, pronunciata dal giudice Elisabetta Garzo, furono condannati i medici per sequestro di persona, morte come conseguenza di altro delitto (il sequestro stesso) e falso in atto pubblico (perché la contenzione non fu inserita nella cartella clinica). Erano stati assolti, invece, tutti gli infermieri.

IL MESSAGGIO DELLA NIPOTE - "Caro zio Franco - scrive la nipote Grazia sul suo profilo Facebook - sono TUTTI responsabili della tua morte, medici e infermieri. Ma, ai medici, rispetto alle condanne di primo grado, sono state ridotte le pene e revocata l'interdizione dai pubblici uffici. TUTTI continueranno a lavorare. Continuerà a lavorare il medico che ha ordinato di legarti mentre dormivi, quello che ha deciso che non dovevi essere mai slegato, quello che ha deciso che la tua famiglia era meglio tenerla lontana da te, quello che ti ha sentito russare anche se morto da ore, quello che ha pensato che a un cadavere si potesse fare un massaggio cardiaco. Caro zio Franco, si saranno resi conto di quello che hanno fatto?".

IL COMMENTO DI MANCONI - "La Corte di appello di Salerno ha condannato sei medici e undici infermieri per sequestro di persona e per altri reati. Si tratta di un verdetto importantissimo che sanziona comportamenti di inaudita gravità da parte del personale sanitario del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell'ospedale di Vallo della Lucania. Il maestro elementare Franco Mastrogiovanni, nell'estate del 2009, fu legato polsi e caviglie per 87 ore a un letto di contenzione. Abbandonato e umiliato fino a morirne". Lo dichiara Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti Umani del Senato. "Non interessa l'entità della pena a cui sono stati condannati medici e infermieri (questi ultimi assolti in primo grado) - aggiunge Manconi - ma il fatto che una condanna sia stata inflitta: a conferma che la contenzione meccanica è strumento non solo barbarico ma anche crudelmente illegale".

LA STORIA DI MASTROGIOVANNI - Il 30 luglio 2009 Francesco Mastrogiovanni, Franco per gli amici, si trova in macchina e percorre l'isola pedonale di Acciaroli (Pollica), nel salernitano. I vigili urbani avvertono il sindaco riferendo che il maestro elementare avrebbe percorso la zona ad alta velocità e provocando incidenti: per l'uomo viene ordinato il Tso. Il giorno dopo, 31 luglio, l'insegnante 58enne trascorre il suo ultimo giorno da uomo libero in fuga dai vigili urbani, dai carabinieri e dalla guardia costiera. Su di lui pende una richiesta di trattamento sanitario obbligatorio, il terzo nel giro di pochi anni: a firmarla è Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore di Pollica che di lì a un anno verrà ucciso per motivi ancora oggi misteriosi. Il maestro viene avvistato in un campeggio a San Mauro Cilento, dove sta trascorrendo le vacanze. Lì rifiuta di consegnarsi e si getta in mare, dove resterà per due ore accerchiato dalla capitaneria di porto, dalle forze dell'ordine e da una decina di addetti dell'Asl. I medici che lo visitano da riva lo giudicano bisognoso di Tso, confermando il provvedimento del sindaco di Pollica (anche se il maestro in quel momento si trova in un altro comune).

Prima di salire sull'ambulanza dice: "Non portatemi all'ospedale di Vallo della Lucania, lì mi ammazzano". Lo portano lì, nel reparto di psichiatria, dove circa 87 ore dopo esce su una barella metallica che lo conduce in obitorio. Francesco Mastrogiovanni, Franco per gli amici, morì - di fatto - di fame e di sete legato a un letto d'ospedale. "Mio zio è rimasto legato a quel letto per più di 87 ore - racconta la nipote Grazia Serra - perché lo hanno tenuto così per un po' anche da morto. Non lo hanno alimentato. Il personale del reparto lasciava il vassoio col cibo lì accanto al letto, ma lui essendo legato non poteva muoversi. Dopo qualche ora, gli toglievano quel vassoio anziché aiutarlo a mangiare". Le immagini delle telecamere interne dell’ospedale, nel corridoio e nelle due stanzette nelle quali Mastrogiovanni è stato segregato, sono raccolte nel documentario di Costanza Quatriglio "87 ore".


 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Francesco Mastrogiovanni, morto legato al letto in ospedale: condannati medici e infermieri

Today è in caricamento