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Venerdì, 19 Aprile 2024
La ricorrenza / Frosinone

L'omaggio commovente a Serena Mollicone nel giorno del compleanno, ma l'omicidio resta senza colpevoli

Venerdì 18 novembre la ragazza uccisa nel 2001 avrebbe compiuto 40 anni: le verrà conferita la cittadinanza onoraria di Fontana Liri, dove venne trovata morta in un bosco. Il processo in primo grado a carico dei cinque imputati si è concluso con l'assoluzione per insufficienza di prove. Non si conoscono ancora le motivazioni della sentenza

Il prossimo venerdì 18 novembre Serena Mollicone avrebbe compiuto 40 anni. Proprio quel giorno, la ragazza di Arce assassinata nel giugno del 2001 e poi abbandonata nel bosco di Fonte Cupa che ricade nel territorio di Fontana Liri, avrà la cittadinanza onoraria post mortem del paese in provincia di Frosinone. Un omaggio commovente, per tenere viva l'attenzione sulla morte della studentessa. La cerimonia si terrà alle ore 18 presso la sala consiliare del municipio di Fontana Liri: la data non è stata scelta a caso dal sindaco Gianpio Sarracco e dall'intera giunta. A rappresentare la giovane e suo padre, il maestro Guglielmo morto nel 2020 dopo anni di battaglie per la verità, sarà Consuelo Mollicone, sorella di Serena.

Accanto a lei ci saranno i familiari più stretti che hanno deciso di sostenerla sulle orme del padre per la ricerca della verità, gli avvocati che hanno tutelato la famiglia Mollicone nel corso del processo in corte d'assise, e gli amici della studentessa diciottenne che secondo le indagini sarebbe stata uccisa all'interno della caserma dei carabinieri di Arce. Il processo in primo grado a carico dei cinque imputati si è concluso con l'assoluzione per insufficienza di prove, nel luglio scorso.

L'omicidio di Serena Mollicone resta senza colpevoli: tutti assolti

L'ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco sono stati assolti. Secondo i giudici, non è stata la famiglia Mottola a uccidere Serena Mollicone, la diciottenne di Arce (Frosinone) trovata morta il 3 giugno del 2001 in un bosco. Assolti anche l'ex vice comandante della caserma di Arce, il luogotenente Vincenzo Quatrale e l'appuntato Francesco Suprano. Così ha deciso la corte d'assise del tribunale di Cassino. La sentenza è stata pronunciata il 15 luglio 2022, a distanza di 21 anni dal delitto.

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I coniugi Mottola e il figlio sono stati assolti per insufficienza di prove. I carabinieri Quatrale e Suprano con formula piena. La procura aveva chiesto 30 anni per Franco Mottola, 24 per il figlio Marco, 21 anni per la moglie Annamaria, 15 anni per Quatrale e quattro anni per Suprano, tutti accusati di concorso nell'omicidio. Quatrale era accusato inoltre di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, mentre per Suprano l'accusa era favoreggiamento.

Serena Mollicone, le tappe di una vicenda lunga 21 anni

Serena Mollicone scompare da Arce, in provincia di Frosinone, il 1° giugno del 2001. Ha 18 anni ed è una studentessa del liceo socio pedagogico di Sora. Il suo corpo viene ritrovato domenica 3 giugno 2001 a Fonte Cupa, in un bosco situato nel comune di Fontana Liri. Il 6 febbraio del 2003 viene arrestato Carmine Belli, carrozziere di Rocca d'Arce, conoscente della famiglia Mollicone e accusato del delitto. Il processo in corte d'assise celebrato a Cassino nel 2004 scagiona completamente l'uomo. E lo stesso succede in appello e in Cassazione. Belli trascorre dunque 17 mesi in cella di isolamento da innocente. Dal 2004 al 2008 non ci sono elementi che consentano la riapertura dell'indagine sull'omicidio della Mollicone.

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La svolta arriva l'11 aprile del 2008 quando si suicida il brigadiere Santino Tuzi, all'epoca dell'omicidio in servizio presso la caserma dei carabinieri di Arce. Il sottufficiale pochi giorni prima di spararsi un colpo di pistola al petto racconta ai superiori e al magistrato dell'epoca di aver visto la ragazza entrare nella caserma dei carabinieri di Arce il 1° giugno del 2001 e di non averla più vista uscire. Nel 2011, a tre anni da questa ulteriore tragedia, la procura di Cassino chiede l'archiviazione delle cinque persone indagate per insufficienza di prove. Si tratta del maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, del figlio Marco, della moglie Anna Maria e dei carabinieri in servizio all'epoca della scomparsa di Serena, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. La famiglia Mollicone presenta opposizione alla richiesta di archiviazione e il gip del tribunale di Cassino Angelo Valerio Lanna accoglie questa istanza e rinvia gli atti alla procura chiedendo ulteriori approfondimenti.

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Nel 2016 si dispone la riesumazione della salma della ragazza. I risultati dell'autopsia vengono ritenuti clamorosi e sufficienti dalla procura per poter chiudere le indagini e chiedere il processo. Ad essere accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere sono l'ex maresciallo Mottola, la moglie e il figlio. L'ex vicecomandante Vincenzo Quatrale è accusato di concorso esterno in omicidio e istigazione al suicidio nei confronti di Tuzi, l'appuntato dei carabinieri Francesco Suprano deve rispondere del reato di favoreggiamento. 

Il processo ha inizio il 19 marzo 2021 in corte d'assise di Cassino. I pubblici ministeri Beatrice Siravo e Maria Carmen Fusco chiedono le condanne di tutti gli imputati: 30 anni per Franco Mottola, 24 per il figlio e 21 per la moglie. E poi 15 anni per Quatrale e 4 anni per Suprano. La tesi dell'accusa: "La famiglia Mottola è tutta coinvolta nell'omicidio di Serena Mollicone, così come la famiglia Ciontoli lo era nell'omicidio di Marco Vannini". Il riferimento è al 19enne ucciso nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 da un colpo di pistola mentre era a Ladispoli nella casa della famiglia Ciontoli, condannata definitivamente in Cassazione.

Gli indagati hanno sempre respinto le accuse. Nel corso dell'ultima udienza il legale della difesa ha puntato il dito contro "l'incalzante ed esasperante interesse mediatico". Secondo la difesa della famiglia Mottola, ''la procura di Cassino ha indicato una serie di supposizioni, nemmeno presunzioni, e attraverso di esse ha tentato di mettere in piedi un cartello accusatorio che non sta né in cielo né in terra. Non c'è una prova che possa definirsi tale a carico dei Mottola e pertanto non credo che la corte possa emettere una sentenza di affermazione della responsabilità".

Bisognerà attendere ancora qualche giorno per conoscere le motivazioni con cui i giudici della corte d'assise di Cassino hanno assolto i cinque imputati coinvolti nell'inchiesta sulla morte di Serena Mollicone. Dopo la sentenza di primo grado, il legale del padre della vittima ha detto: "Non commento la sentenza finché non leggerò le motivazioni, ma il dato che emerge oggettivo è che a 21 anni dai fatti non c'è ancora giustizia per Serena. Una sconfitta anche per lo stato italiano che ha nella giustizia una delle sue funzioni cardine", ha chiosato l'avvocato Dario De Santis, legale di Guglielmo Mollicone, padre di Serena che è deceduto nel 2020.

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