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Sabato, 20 Aprile 2024
Chiesa e omosessualità

La rivoluzione a metà di Francesco: sì ai gay, no ai loro matrimoni

La voglia conservatrice dei vescovi blocca la rivoluzione di Papa Francesco. Il documento finale del Sinodo: "Non assimilare analogie tra unioni omosessuali e il disegno di Dio. Ma rispetto e delicatezza"

ROMA - Una rivoluzione monca. Un compromesso tra due pensieri, e due filosofie, opposte. Sabato sera i vescovi riuniti nel Sinodo hanno votato e approvato la "Relatio Synodi", il documento finale che riassume e fa il punto sul confronto tra le maggiori autorità religiose. Su sessantadue punti, ben cinquantanove sono stati approvati con la maggioranza dei due terzi, il che significa - ha spiegato Padre Lombardi - che tre punti "non hanno raggiunto la maggioranza qualificata, ma solo una maggioranza semplice. Su questi argomenti - ha chiarito il portavoce della Sala vaticana - non si è trovato un consenso e le questioni restano aperte". 

Più che aperte le questioni restano intrappolate, strette, tra la spinta innovatrice di Papa Francesco e la voglia conservatrice di gran parte dei vescovi del Sinodo. A restare irrisolte, come prevedibile, le questioni più spinose - comunioni ai divorziati risposati e unioni gay - per le quali si è cercata una soluzione che potesse non scontentare nessuno. 

UNIONI GAY - Il capitolo 55, quello sulle unioni gay, ha incassato il maggior numero di "no". "Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia - stabilisce la relazione - Gli uomini e le donne con tendenze omosessuali - si legge - devono essere accolti con rispetto e delicatezza".

OSTIA A RISPOSATI - Alto numero di no anche per il capitolo sulla comunione ai divorziati risposati. "Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti", spiega il documento, mettendo in evidenza la divisione dell'assemblea tra chi è favorevole alla disciplina attuale e chi si è espresso a favore dell'ammissione ai sacramenti preceduta da un "cammino penitenziale". 

"Al Sinodo sulla famiglia ci sono state animate discussioni", ha ammesso papa Francesco, che ha voluto la pubblicazione della relazione finale sul Sinodo. "Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo movimento degli spiriti, come lo chiamava Sant’Ignazio, se tutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece - ha detto il Pontefice ai padri Sinodali - ho visto e ho ascoltato - con gioia e riconoscenza - discorsi e interventi pieni di fede, di zelo pastorale e dottrinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio. 

Francesco ha poi spiegato di avere sentito che "è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la suprema lex. E questo sempre, lo abbiamo detto qui in Aula, senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà, l’apertura alla vita. La Chiesa - ha concluso il Papa - non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare persone".

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