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Giovedì, 25 Aprile 2024
politica estera

Guerra all'Isis, 450 soldati italiani per difendere la diga di Mosul

L'esercito italiano in una delle roccaforti dello Stato islamico in Iraq. "E' un'operazione importante in un'area pericolosa", dice il premier Matteo Renzi. I militari si aggiungeranno ai 750 già presenti in quella zona

ROMA - C'è un salto di qualità nella partecipazione italiana alla coalizione anti-Isis. Per evitare che la diga di Mosul possa entrare nel mirino dei terroristi e far sì che possano partire i lavori di risistemazione di questa infrastruttura vitale per l’Iraq - a cura della Trevi, ditta di Cesena che ha vinto l’appalto - l'Italia invierà 450 militari "insieme agli americani". Lo ha annunciato il premier Matteo Renzi ieri sera a Porta a Porta.

I tempi tecnici per l'invio dei militari richiederanno qualche settimana. La diga sul Tigri, un'infrastruttura vitale per il Paese che sarà riparata da un'azienda italiana, si trova in un'area molto pericolosa al confine con lo Stato islamico. "E' seriamente danneggiata e se crollasse Baghdad sarebbe distrutta", ha detto il presidente del Consiglio. Mosul si trova in una zona molto calda e teatro di aspre battaglie tra le milizie del Califfo e i peshmerga. Al momento il grosso del contingente nazionale che partecipa alla missione "Prima Parthica" (circa 750 uomini) è impiegato tra Erbil (Kurdistan iracheno) e Baghdad, con funzioni prevalentemente di addestramento.

La nuova missione era stata anticipata dal presidente Usa, Barack Obama, quando ha detto che l'Italia è pronta a fare di più nella lotta al Califfato. Lo farà in un'area ad alto rischio. L'obiettivo dei 450 militari italiani (che si aggiungeranno ai 750 già presenti in Iraq) è quello di evitare che la diga di Mosul possa entrare nel mirino di terroristi e far sì che i lavori di risistemazione di questa infrastruttura fondamentale per il Paese possano partire. E' il gruppo Trevi ad aver vinto la commessa, del valore di oltre due miliardi di dollari. La diga, viene spiegato, è pericolante e rischia di crollare. Finora le condizioni di sicurezza precarie non hanno consentito all'azienda di avviare i lavori. C'è bisogno di vigilanza armata per proteggerla da attacchi terroristici e l'Italia si è presa questo incarico, affiancando i nostri militari a quelli americani.

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Con il contingente a tutela dell'opera si potranno far partire i lavori di questa grande infrastruttura, importantissima per il Paese. Nell'agosto del 2014 la diga era caduta nelle mani dell'Isis, ma dopo qualche giorno era stata riconquistata dai peshmerga, grazie anche ai raid aerei della coalizione internazionale a guida americana.

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