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Venerdì, 29 Marzo 2024
Dopo 13 anni / Roma

Cucchi, pena ridotta a due carabinieri: condannati a 12 anni

Ci sarà invece un nuovo processo di appello per i due militari accusati di falso nell'ambito della morte del giovane

È stata ridotta dalla Cassazione la condanna per omicidio preterintenzionale di Stefano Cucchi nei confronti dei carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro: la pena passa da 13 a 12 anni di reclusione. Ci sarà invece un nuovo processo di appello per i due carabinieri accusati di falso nell'ambito della morte del giovane. Lo hanno deciso i giudici riaprendo l'appello bis per Roberto Mandolini, che era stato condannato a 4 anni di reclusione e per Francesco Tedesco, condannato a 2 anni e mezzo di carcere. Il giovane di Roma, arrestato il 15 ottobre del 2009 per stupefacenti, è morto sette giorni dopo all'ospedale Pertini in seguito alle percosse ricevute nella caserma dopo il fermo. La sentenza è arrivata dopo oltre 5 ore di camera di consiglio. Per Roberto Mandolini e Francesco Tedesco le accuse si prescriveranno a maggio e quindi potrebbe rivelarsi superfluo l'appello bis.

"A questo punto possiamo mettere la parola fine su questa prima parte del processo sull'omicidio di Stefano - ha detto la sorella, Ilaria Cucchi, dopo la sentenza -. Possiamo dire che è stato ucciso di botte, che giustizia è stata fatta nei confronti di coloro che l'hanno portato via. Devo ringraziare tante persone, il mio pensiero in questo momento va ai miei genitori che di tutto questo si sono ammalati e non possono essere con noi, va ai miei avvocati Fabio Anselmo e Stefano Maccioni e un grande grazie al dottor Giovanni Musarò che ci ha portato fin qui".

I supremi giudici erano chiamati a decidere se confermare o meno la sentenza della corte d'assise d'appello di Roma che il 7 maggio dello scorso anno ha condannato a 13 anni per omicidio preterintenzionale i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro accusati del pestaggio di Stefano Cucchi. In secondo grado è stato condannato per falso a quattro anni Roberto Mandolini, all'epoca dei fatti comandante della stazione Appia e a due anni e mezzo per lo stesso reato Francesco Tedesco, il militare che con le sue dichiarazioni aveva per la prima volta parlato del pestaggio avvenuto nella caserma Casilina la notte dell'arresto.  

Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Tomaso Epidendio, nella requisitoria pronunciata oggi davanti ai supremi giudici della V sezione penale aveva chiesto di confermare le condanne comminate in appello ai carabinieri e celebrare un nuovo processo di appello ''limitatamente al trattamento sanzionatorio'' per Francesco Tedesco. Il pg ha chiesto di rigettare i ricorsi presentati contro la sentenza del 7 maggio 2021. ''Stefano Cucchi ha vissuto una via crucis notturna in cui tutti coloro che lo vedevano rimanevano impressionati dalle sue condizioni'', ha detto Epidendio. "Si è voluto infliggere a Cucchi - ha aggiunto - una severa punizione corporale di straordinaria gravità, per il suo comportamento strafottente - ha aggiunto -. Tutto qui è drammaticamente grave ma concettualmente semplice: senza i calci, gli schiaffi, le spinte, ci sarebbe stata la frattura della vertebra? La risposta è palesemente negativa''. Per il pg è giusto sottolineare l'esistenza dei futili motivi legati al pestaggio di Cucchi.

''Oggi è un giorno che aspettavamo da molto, adesso ci aspettiamo una conferma delle sentenza di Appello e che dopo 13 anni si arrivi a mettere la parola fine su questa vicenda'', aveva detto l'avvocato Stefano Maccioni, legale dei genitori di Stefano Cucchi entrando in Cassazione. Presente anche la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria. In questi anni ha lottato perché venisse fuori cosa era accaduto al fratello nelle ore successive all'arresto.

Il processo parallelo per i depistaggi

La sentenza della Cassazione arriva a pochi giorni di distanza da quella, prevista per il prossimo 7 aprile, nel processo sui presunti depistaggi seguiti alla morte di Cucchi. Sul banco degli imputati ci sono otto carabinieri, accusati a vario titolo e a seconda delle posizioni di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Per loro il pm Musarò ha chiesto condanne che vanno dai 7 anni a un anno e un mese: "c'è stata un'attività di depistaggio ostinata, che a tratti definirei ossessiva. I fatti che siamo chiamati a valutare non sono singole condotte isolate ma un'opera complessa di depistaggi durati anni", aveva detto nella requisitoria dello scorso dicembre, con l'allora procuratore capo di Roma, Michele Prestipino, presente in aula accanto a lui, sottolineando come "non è un processo all'Arma dei carabinieri, il procedimento riguarda 8 persone appartenenti all'Arma ma non è un processo all'Arma".

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