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Giovedì, 28 Marzo 2024
CASO CUCCHI

Cucchi, nuova indagine medica: "Stefano morì per le violenze subite: una vera e propria tortura"

Il rapporto di Medici per i diritti umani ripercorre le fasi che da quel 15 ottobre 2009 hanno portato alla morte del geometra romano. Per la prima volta si analizzano le conseguenze psicologiche che quelle violenze hanno avuto su Stefano

ROMA - Stefano ha subìto un'aggressione, forse due. Questo era già scritto nelle sentenze emesse sul caso, ma adesso, dopo l'assoluzione dei medici e degli agenti che lo avevano in custodia, un'indagine indipendente cerca di far luce sulle effettive cause della morte del geometra romano. E' lo studio condotto da Medici per i diritti umani: a "scatenare" la morte di Stefano all'ospedale Pertini di Roma il 22 ottobre 2019 sarebbero state le violenze subite al momento dell'arresto, avvenuto una settimana prima del decesso per possesso di droga

Tutta l'agonia di Stefano è ricostruita dal dottor Alberto Barbieri (Medu) e da Massimiliano Aragona, docente di Psichiatria all'università La Sapienza di Roma. Un'aggressione, "non si esclude che siano state due", ma quelle sono state "cause prime" che hanno portato al decesso: “Si può considerare senza esitazioni che, in conseguenza dell’aggressione violenta di cui è stato vittima, Cucchi ha sviluppato una grave reazione psicopatologica post-traumatica, caratterizzata da un insieme di sintomi tra cui una serie di alterazioni post-traumatiche come la chiusura e la sospettosità. Tutto ciò ha provocato una severa riduzione dell’apparato alimentare e una conseguente drastica perdita di peso”.

C'è quindi “un’evidente catena causale che collega l’aggressione, il trauma psichico e la sindrome di inanizione, la quale ha provocato, insieme ad altri fattori concausali, la morte di Cucchi”. Lo studio ha preso in considerazionele motivazioni delle due sentenze di tribunale fin qui note (primo grado e appello), le diverse perizie mediche, le consulenze richieste, quindi la ricostruzione della commissione parlamentare. Ha ascoltato i legali di Stefano e la sua famiglia e operatori della comunità Ceis che si sono occupati della tossicodipendenza e dell'alcolismo del trentenne. 

Ilaria Cucchi al tribunale di Roma | Foto da Infophoto

"Per la prima volta si prende in considerazione l'aspetto psichiatrico e psicologico della 'passione e morte' di Stefano, aspetti non trascurabili - spiega il presidente della Commissione diritti umani del Senato Luigi Manconi - L'indagine di Medu dimostra che la società civile svolge un ruolo attivo in questa vicenda". L'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia, specifica: "Quando abbiamo provato a esplorare questo aspetto, ogni istanza è stata rigettata dalla procura perché irrilevante. Un lavoro come questo mostra come ci sia stato un pregiudizio motivazionale importante". “Non è possibile comprendere la tragica vicenda di Stefano Cucchi, nella quale, in poco meno di una settimana, si è compiuta la demolizione di un essere umano, senza prendere in considerazione, oltre alla violenza fisica, la dimensione psico-traumatica e la gravità delle sue conseguenze" spiega il dottor Barbieri. 

I primi due processi per la morte di Cucchi avevano assolto dodici persone, anche se le condanne in primo grado erano state sei. Ora la Cassazione ha riconosciuto vizi nei procedimenti ordinando un nuovo processo. L'inchiesta penale solo di recente ha messo al centro la caserma romana dove Stefano è stato trattenuto iscrivendo nel registro degli indagati altri quattro carabinieri, tre per percosse. E su questo il senatore Manconi non ha dubbi: "Le indagini sono partite da un punto in cui il ruolo dei carabinieri non era più attivo: una vera e propria omissione". "Ci sono voluti sei anni e tutte le nostre energie: un percorso lungo e doloroso ma non ci siamo mai fermati. Le novità dell'ultimo anno hanno portato una nuova luce su questo caso: ora abbiamo di nuovo fiducia e speranza" ha concluso Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. 

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