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Martedì, 23 Aprile 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

La strage di Ardea e le armi in casa: non c'è più tempo da perdere

La catena di eventuali responsabilità è da individuare: ci saranno indagini approfondite per capire come mai avesse ancora quell'arma con sé. Ma l'atroce dubbio è sempre lo stesso: "Si sarebbe potuto evitare?". La tragedia di Ardea, paesone a sud di Roma, scuote l'Italia intera. Forse a "infastidire" Andrea Pignani, ingegnere disoccupato che viveva con la mamma è stata la potatura degli arbusti sotto casa. L'arma, che qualcuno aveva scambiato per una scacciacani in passato, era quella del padre, guardia giurata, morto l'anno scorso. Con quell'arma, una Beretta modello 81, con proiettili calibro 7.65, ieri il 35enne ha ucciso Daniel, 10 anni, che pedalava sulla sua bicicletta, David, 5 anni, che era su monopattino, e il pensionato Salvatore Ranieri, 74 anni, che passava di lì in quel momento e non conosceva né il suo assassino né i fratellini e avrebbe provato in un ultimo disperato gesto di generosità a proteggerli. Poi Pignani si è suicidato dopo essersi barricato in casa.

Ardea: Andrea Pignani uccide tre persone e si suicida

Non c'è più tempo, ne abbiamo perso fin troppo. Il tema è complesso, ogni caso di cronaca nera diverso dall'altro. Per evitare che "accada di nuovo" ci sono però cose precise da fare. D'altra parte ciò che chiedono da anni le associazioni e gli attivisti non sembra fantascienza. Puro realismo. Un censimento vero sulle armi. Non esiste un rapporto specifico del Viminale su quante licenze (compresi i nulla osta) ci siano in Italia: inoltre molti hanno in casa armi mai denunciate alle forze dell'ordine: oggi le pene per chi non si adegua sono ridicole: è previsto l'arresto fino a due mesi o la ridicola ammenda "fino a 258 euro". Alla morte di un legale detentore di armi, la legge prescrive di “rottamare” le pistole. Ma i controlli non ci sono e, anzi, per gli eredi a volte è pure difficilissimo restituirle per problemi di procedure e burocrazia. Il punto di partenza deve essere conoscere il numero effettivo delle armi custodite legalmente o meno nelle abitazioni dei cittadini da nord a sud: un censimento aggiornato non può più attendere.

Servono un censimento delle armi e più comunicazioni Asl-autorità

Servono a quel punto controlli medici annuali sui legali detentori di armi: i controlli devono prevedere esami tossicologici e una valutazione psichiatrica su tutti i richiedenti e detentori di licenza per armi. Deve essere introdotto il registro informatico (previsto 10 anni fa e mai attuato) in modo che medici curanti e aziende sanitarie locali possano prontamente segnalare a Questure e Prefetture chiunque, in possesso di armi, soffra di turbe psichiche. Andrea Pignani un anno fa, a maggio, era stato sottoposto a Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) per aver aggredito la madre. Era "solo e isolato", "non aveva amici e non si curava".

Ma servono controlli in primis su quante armi sono in circolazione. Di qui la necessità del censimento. "Era arrivato qui da pochi mesi e da subito aveva creato problemi al consorzio. Alcune volte era già capitato che l'uomo uscisse di casa e sparasse in aria. Avevamo segnalato la cosa ma non si era capito se avesse un'arma vera o una scacciacani", le parole del presidente del Consorzio di via di Colle Romito Romano Catini. Non è chiaro se l'arma usata ieri sia la stessa che era stata scambiata per una scacciacani. Ai carabinieri non era stata sporta alcuna denuncia. Nessuno forse sapeva che avesse un'arma vera. Ma come mai nessuno si era preoccupato di recuperare quella che era regolarmente detenuta dal padre, facendo tutto il possibile in questo senso? L'arma era diventata di fatto clandestina, ai carabinieri risulta che nessuno dei familiari ne avesse denunciato la detenzione o lo smarrimento. La presenza di un’arma da fuoco non sarebbe dovuta rimanere "ignota". Perché dopo la morte dell’ex guardia giurata nessuno si era preoccupato di ritirare armi e munizioni? Problemi di comunicazione, probabilmente. Burocrazia. Procedure farraginose.

Armi in casa: bisogna fare qualcosa

Il tema è vasto, ogni caso di cronaca in cui sono coinvolte armi legalmente detenute pone all'attenzione un aspetto diverso. Generalizzare è impossibile. Da nove anni l’associazione 'Ognivolta onlus - familiari e amici di Luca e Jan', chiede la revisione della legge sulla detenzione delle armi da fuoco ed in particolare l’introduzione di norme per prevenire illeciti, come la tempestiva comunicazione alle questure e prefetture da parte del medico curante e delle Asl nei casi in cui il legale detentore di armi divenga affetto da problemi psicologici o sia sottoposto a trattamenti che ne alterano lo stato mentale. Secondo la legge attuale, infatti, i controlli medici per le varie licenze per armi vengono effettuati solo ogni cinque anni: un periodo in cui, possono verificarsi problemi psichici e mentali, che però né il medico curante, né le Asl possono comunicare alle autorità competenti, permettendo di fatto al possessore di licenza di continuare a detenere le armi. In Italia è ancora troppo facile tenere una licenza per armi. Se davvero vogliamo prevenire omicidi e delitti è urgente rivedere le norme a cominciare dalle comunicazioni tra medici, questure e prefetture. "Le leggi ci sono già, vanno solo applicate" dice qualcuno. Evidentemente le leggi attuali non bastano. C'è un disegno di legge che giace in Senato da due anni per la "Istituzione della banca dati centrale informatizzata per i soggetti detentori di armi o in possesso del porto d'armi". Partiamo da lì. O da partiamo da altro. Ma facciamo qualcosa.

Più controlli sulle armi detenute da chi ha problemi psichici: un disegno di legge che è puro buonsenso

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