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Giovedì, 28 Marzo 2024
Luglio 1992 / Palermo

Strage Borsellino, chi sono i tre poliziotti accusati di avere depistato le indagini

Battute finali per il processo al funzionario Mario Bo e agli ispettori Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei,, tutti ormai in pensione. Per l'accusa avrebbero indottrinato l'ex pentito Vincenzo Scarantino. Per la difesa è un "castello di menzogne"

Ci sarebbero tre poliziotti ormai in pensione dietro i depistaggi che hanno rallentato le indagini sulla strage di via d'Amelio del 19 luglio 1992, quando la mafia a Palermo ha ucciso il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Il funzionario Mario Bo e gli ispettori Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, che dopo le stragi di Capaci e via d'Amelio fecero parte del pool investigativo "Falcone e Borsellino", sono alla sbarra a Caltanissetta. I giudici sono in camera di consiglio per emettere la sentenza, attesa dopo le 18 di oggi 12 luglio. 

Bo, Ribaudo e Mattei sono accusati di calunnia aggravata dall'aver favorito Cosa nostra. Secondo l'accusa, i tre poliziotti con minacce e pressioni psicologiche, avrebbero indottrinato l'ex pentito Vincenzo Scarantino per dichiarare il falso e accusare persone estranee alla strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.

Il procuratore Salvatore De Luca e il pm Stefano Luciani, nel corso della loro requisitoria, hanno chiesto 11 anni e 10 mesi per Mario Bo e 9 anni e mezzo ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. In aula - tra gli imputati - sono presenti solo Mattei e Ribaudo. Chiesta anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per i tre.

Per l'accusa è stato "un depistaggio gigantesco" e "inaudito" che "ha coperto alleanze mafiose di alto livello". Mentre per la difesa è un "castello di menzogne" che ha "ricoperto di schizzi di fango" tre poliziotti che "hanno servito la divisa con onore".

"Nessuna prova del depistaggio"

Nelle controrepliche degli avvocati Giuseppe Panepinto e Giuseppe Seminara, legali degli imputati, hanno sottolineato "l'assenza di prove". "I processi si fanno con le prove e in questo processo di prove non e ne sono a carico degli imputati", le parole di Panepinto. II legale ha ribadito che i tre poliziotti "hanno sempre lottato contro la mafia" e hanno sempre "rispettato la divisa che indossavano".

Panepinto ha elencato "le illazioni dell'accusa". Il legale ha sottolineato che sì, che sulla strage di via D'Amelio c'è stato "il più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana", come dice anche la Cassazione, "ma non ad opera dei tre poliziotti imputati o di magistrati e uomini dello Stato", perché gli autori sarebbero stati, secondo la difesa, "tre balordi", cioè i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura e Francesco Andriotta.

Poi l'appello per una "sentenza giusta. Certo che il Tribunale non si piegherà alle pressioni mediatiche, ai libri, alle trasmissioni televisive e che farà una valutazione serena. Sulla base di quegli elementi, noi chiediamo una sentenza di assoluzione che restituisca agli imputati la dignità che meritano e ora si trovano in questa situazione, senza una valida motivazione".  

Fiammetta Borsellino: "Ci sono uomini che lavorano per allontanare la verità" 

"Ci sono uomini che lavorano per allontanare la verità sulla strage di via D'Amelio. Oggi questa verità è negata non solo alla mia famiglia ma tutto il popolo italiano, il primo a essere stato offeso", ha detto solo pochi giorni fa Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice Paolo. "A casa mia - ha detto - da quando è morto mio padre, è entrato chiunque. Ma se all'inizio questa presenza continua era giustificata come forma di attenzione, alla luce di tradimenti e depistaggi, ci ha fatto capire che c'era una forma di controllo, una necessità di una sorta di stordimento. Davanti a una finta attenzione non c'è stato un giusto percorso di verità  per noi l'unico modo di fare memoria era attivare un giusto percorro di verità. Invece abbiamo avuto solo tradimenti verità distorte".

"Diserteremo - ha detto - tutte le manifestazioni ufficiali per la strage di via D'Amelio fino a quando lo Stato non ci spiegherà cosa è accaduto davvero, non ci dirà la verità: nonostante tutte queste celebrazioni si è fatto un lavoro diametralmente opposto su questo barbaro eccidio". 

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