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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Palermo

"O si è contro la mafia o si è complici"

Sergio Mattarella a Palermo nel bunker dell'Ucciardone per la celebrazione dell'anniversario della strage di Capaci. "La mafia esiste ancora, non è stata sconfitta. E' necessario tenere sempre attenzione alta e vigile da parte dello Stato". 23 maggio del 1992. Ore 17.57. Una bomba composta da 500 kg di tritolo. Cosa Nostra fece esplodere un tratto dell'autostrada A29

23 maggio del 1992. Ore 17.57. Una bomba composta da 500 kg di tritolo. Cosa Nostra fece esplodere un tratto dell'autostrada A29, alle ore 17:57, mentre vi transitava sopra il corteo della scorta con a bordo il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti di Polizia, sistemati in tre Fiat Croma blindate. Oltre al giudice, morirono altre quattro persone: la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro; 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza.

Il 19 luglio dello stesso anno la stessa sentenza di morte, questa volta in via D'Amelio, veniva eseguita per Paolo Borsellino Con lui c'erano i suoi angeli custodi: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della polizia a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.  

Il 23 maggio e il 19 luglio sono le pagine più buie della storia di Palermo, ma segnano allo stesso tempo il risveglio della società civile che davanti a tanta barbarie inizia ad alzare la testa, scrive PalermoToday.

"O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative"

"E' sempre di grande significato ritrovarsi nel bunker, un luogo di grande valenza simbolica, dove lo Stato ha assestato importanti colpi alla mafia". Così il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, oggi nel bunker dell'Ucciardone per la celebrazione dell'anniversario della strage di Capaci.

"O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative", ha detto il capo dello Stato. "La mafia esiste ancora, non è stata sconfitta. E' necessario tenere sempre attenzione alta e vigile da parte dello Stato". "Sentimenti di contrapposizione, contese, polemiche all'interno della magistratura minano il prestigio e l'autorevolezza dell'organo giudiziario".

"La credibilità della magistratura e la capacita di riscuotere fiducia è imprenscindibile per lo svolgimento della vita della Repubblica: gli strumenti non mancano, si prosegua a fare luce su ombre e sospetti: si affrontino in maniera decisiva i progetti di riforma".

"In questa giornata, così significativa e così partecipata, ricordiamo - nel nome di Falcone e Borsellino - tutti gli uomini e le donne che sono stati uccisi dalla mafia - ha detto Mattarella - Magistrati ed esponenti politici; sindaci e amministratori; giornalisti e testimoni; appartenenti alle forze dell'ordine e alla societa' civile; servitori dello Stato e cittadini che hanno detto no al pizzo; collaboratori di giustizia, loro familiari, persino persone che passavano per caso in un luogo di attentato. Il loro numero è impressionante, una lista interminabile, una scia di sangue e di coraggio, che ha attraversato dolorosamente la nostra storia recente. La loro morte ha provocato lutti, disperazione, sofferenze. Non li possiamo dimenticare. Ognuno di loro ha rappresentato un seme. Il loro ricordo richiede decisi passi avanti verso la liberazione e verso il riscatto".

Giannini (Polizia): "Falcone era per tutti noi un simbolo"

"Ero in servizio a Roma il 23 maggio di 29 anni fa. Ricordo quando arrivò questa terribile notizia, in quel momento non si capiva bene cosa fosse accaduto. Poi man mano, la situazione diventava più chiara e ci fu un attimo terribile, di sconcerto, sconforto, dolore e preoccupazione. Da una parte si cercavano notizie, dall'altra dovevamo continuare nel nostro lavoro. Era un continuo di chiamate al 113, alcune anche da parte dei cittadini solo per mostrarci senso di vicinanza e affetto. Una cosa che ci colpì molto". L'ha detto il capo della polizia. Lamberto Giannini, nell'aula bunker dell'Ucciardone. "Fu davvero un momento difficile - ha aggiunto - Falcone era per tutti noi un simbolo. Vedevamo le facce nostri ragazzi più giovani atterrite, sapevamo che anche lì c'erano nostri ragazzi. Poi per Borsellino, quando cambiai ufficio e andai alla Digos di Roma, lo stesso grande dolore, la stessa reazione, lo stesso sconcerto".

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