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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Libia

Strage di migranti nel Mediterraneo: 74 morti in un naufragio

Il naufragio è avvenuto al largo della Libia: a bordo dell'imbarcazione c'erano 120 persone, tra cui donne e bambini

Ancora una strage di migranti nel mar Mediterraneo. Il bilancio di un naufragio avvenuto oggi, al largo di Khums, in Libia, parla di almeno 74 morti. Si tratta soltanto dell'ultima di una lunga serie di tragedie avvenute nell'ultimo periodo: sono stati otto, oltre a quello odierno, i naufragi avvenuti nel Mediterraneo centrale dal primo ottobre ad oggi.

Strage di migranti in Libia: 74 morti 

La notizia è stata confermata in una nota dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim): l’imbarcazione trasportava oltre 120 persone, tra cui donne e bambini. Quarantasette sopravvissuti sono stati portati a riva dalla Guardia Costiera libica e da pescatori, 31 corpi sono stati recuperati. Proseguono le ricerche delle vittime. Altre 19 persone sono morte negli ultimi due giorni: tra le vittime anche due bambini annegati dopo che le due barche sui cui si trovavano si sono rovesciate. La nave Open Arms - l'unica nave di una ong attualmente attiva nel Mediterraneo centrale - ha salvato più di 200 persone in tre operazioni.

"La perdita di vite umane nel Mediterraneo è una manifestazione dell'incapacità degli Stati di intraprendere un'azione decisiva per dispiegare un sistema di ricerca e soccorso quanto mai necessario in quella che è la rotta più mortale del mondo - ha detto Federico Soda, capo missione dell'Oim Libia - Da tempo chiediamo un cambiamento nell'approccio, evidentemente impraticabile, seguito nei confronti della Libia e del Mediterraneo. Non dovrebbero essere più riportate persone a Tripoli e si dovrebbe dar vita al più presto a un meccanismo di sbarco chiaro e definito, a cui possa possano far seguito delle azioni di solidarietà degli altri Stati. Migliaia di persone vulnerabili continuano a pagare il prezzo dell'inazione, sia in mare sia sulla terraferma".

Migranti, 900 vittime nel 2020 nel Mediterraneo

Quest'anno almeno 900 persone sono annegate nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere le coste europee, alcune a causa di ritardi nei soccorsi. Più di 11.000 altri migranti sono stati riportati in Libia, in un Paese dove possono rischiare di subire violazioni dei diritti umani, detenzione, abusi, tratta e sfruttamento, come documentato dalle Nazioni Unite, ricorda l'Oim.

Dall'inizio di ottobre circa 1.900 migranti sono stati intercettati in mare e riportati in Libia mentre almeno 780 dei migranti arrivati in Italia nello stesso periodo provengono dalle coste libiche. Il peggioramento delle condizioni umanitarie dei migranti detenuti in centri sovraffollati, i diffusi arresti arbitrari e la detenzione, le estorsioni e gli abusi sono allarmanti. In assenza di ogni sicurezza per i migranti riportati nel Paese, la zona di ricerca e soccorso libica deve essere ridefinita per consentire agli attori internazionali di condurre operazioni di salvataggio.

L'Oim sostiene che la Libia non è un porto sicuro e ribadisce il suo invito alla comunità internazionale e all'Unione europea a intraprendere azioni urgenti e concrete affinché i migranti non vengano più riportati in questo Paese. Le continue restrizioni al lavoro delle ong che conducono operazioni di soccorso devono essere immediatamente rimosse e i loro interventi devono essere riconosciuti quali attività che rispondono all''imperativo umanitario di salvare vite umane.

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