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Anniversari

Strage di Viareggio, dopo cinque anni nessuna giustizia ma gli imputati hanno fatto carriera

Sotto accusa per omicidio e incendio colposo 9 società e 33 persone. Tra loro spiccano i manager di Ferrovie dello Stato. A cinque anni da quella drammatica notte emerge un dato inquietante: chi è indagato intanto ha fatto carriera

Viareggio. 29 giugno 2009. Sono le 23.50 quando un treno carico di gpl deraglia. La cisterna del convoglio merci si squarcia. Dal vagone esce il gpl che innesca una violentissima esplosione. Strade, macchine, case. Tutto viene mangiato dalle fiamme che uccisero 32 persone; 33 se si considera un anziano morto d'infarto. 

LA CAUSA DELL'INCIDENTE - Siamo ancora alle ipotesi: l'inchiesta infatti è ancora lontana dal dire all'Italia il perché della strage. Ma dalle foto ci sono pochi dubbi: la causa sarebbe dovuta al cedimento strutturale di un'asse del carrello del primo carro-cisterna deragliato. Dal deragliamento al dramma è questione di attimi. Il convoglio partito da Trecate (Novara) e diretto a Gricignano (Caserta) deraglia, una cisterna si rovescia e qualcosa la squarcia. I macchinisti scappano. In poco tempo il liquido esce dai binari e invade le case: poi, l'esplosione. 

LE VITTIME - E' l'Espresso, in un duro articolo a firma Ilaria Lonigro dal titolo "Cinque anni fa la strage di Viareggio: tutti gli imputati hanno fatto carriera" a fare l'elenco delle persone morte quella notte. 

Rosario Campo, 42 anni, falegname, fu polverizzato mentre passava in motorino a 300 metri dalla stazione. Lo stesso è accaduto ad Antonio Farnocchia, 51 anni, che camminava sulla passerella sopra i binari per andare al lavoro. Era panettiere e padre di due figli. Le fiamme hanno sterminato intere famiglie in un colpo solo: gli sposi Elena Iacopini e Federico Battistini, 32 anni, e i genitori di lei, Emanuela Milazzo, 63, e Mauro, 60. Sara Orsi, 24 anni, giocava a carte sul letto con l'amica e collega Emanuela Menichetti, 21 anni (insieme avevano aperto un'agenzia immobiliare) quando arrivò l'esplosione, che portò via anche la madre di Sara, Roberta Calzoni, 54 anni. Luca Piagentini, 4 anni, è morto carbonizzato in auto, dove i genitori l'avevano messo per fuggire. Con lui non ce l'hanno fatta il fratello Lorenzo, 17 mesi, e la mamma Stefania Maccioni, 40 anni. Solo il primogenito Leonardo, oggi 13 anni, è rimasto illeso, protetto da un materasso che gli era piombato addosso. Il papà Marco, 45 anni, è tornato ad abbracciarlo dopo 6 mesi passati in ospedale a Pavia, con ustioni riportate sul 95 per cento del corpo. Il volto ancora segnato, oggi combatte per la sicurezza in ferrovia. Hamza Ayad, 16 anni, aveva un cuore di leone: riuscì a emergere dalle macerie e tornò tra le fiamme a cercare la sorellina Iman, 3 anni. Soffocato dal gas, svenne prima di poterla salvare. Sono morti entrambi, insieme ai genitori Aziza e Mohammed, 46 e 51. Degli Ayad si è salvata solo Ibitzen, oggi 26 anni. Ana Habic, 42 anni, fu assalita dalle fiamme con in mano la maniglia, mentre usciva per cercare aiuto per il suo assistito, Mario Pucci, 90 anni. Si trovavano in via Ponchielli per pochi giorni, il tempo di ristrutturare casa, Nadia Bernacchi e Claudio Bonuccelli, 59 e 60 anni, anche loro nel conto delle vittime. Alla lista vanno aggiunte le sorelle Ilaria e Michela Mazzoni, 36 e 33 anni, Magdalena Cruz Ruiz Oliva, 40 anni, Alessandro Farnocchia e Marina Galano, 45, Maria Luisa Carmazzi e Andrea Falorni, 49 e 50 anni, Abdellatif e Nouredine Boumalhaf, 34 e 29 anni, Rachid Moussafar, 25, e Angela Monelli, un'anziana stroncata da un infarto. L'ultima a morire è stata Elisabeth Silva, 36, che lottò per 6 mesi in ospedale.

L'INCHIESTA E GLI IMPUTATI - Nove società e 33 persone sono accusate di aver causato questa strage. Ci sono tutte le parti in causa: l'azienda proprietaria del carro (la Gatx Rail Austria e Germania), l'officina tedesca che lo revisionò (Jugenthal) e quella che lo montò (la Cima). Ma tra i nomi degli imputati, il più illustre è senza dubbio quello di Mauro Moretti, all'epoca della strage a.d. del Gruppo F.S., è stato accusato di “inosservanza di leggi, ordini, regolamenti e discipline” e di “omissioni progettuali, tecniche, valutative, propositive e dispositive”. Ebbene oggi - epoca Renzi - Moretti può vantare diverse cariche: amministratore delegato e direttore generale del gruppo Finmeccanica (2014), Presidente della Fondazione FS Italiane (marzo 2013), Presidente del Consiglio di Amministrazione di Grandi Stazioni (2008) e Responsabile ad interim della Direzione Centrale Affari Internazionali e Istituzionali. Non solo. Dopo il disastro ha ricevuto il cavalierato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. 

Al suo posto in Ferrovie è andato un altro imputato nella strage: Michele Mario Elia, già capo di Rfi. Come ricostruisce sempre l'Espresso "anche Vincenzo Soprano, a.d. di Trenitalia, è rimasto al suo posto. Giulio Margarita dalla direzione tecnica di Rfi è passato all'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, mentre Emilio Maestrini, responsabile della Direzione ingegneria, sicurezza e qualità di sistema di Trenitalia, venti giorni dopo il disastro ferroviario fu sostituito con Donato Carillo, stretto collaboratore di Moretti, anche se questi ha negato un rapporto tra l'incidente e il trasferimento".

29 giugno 2009. Le immagini del disastro

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