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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Striscione per Regeni al comizio di Salvini, identificati e schedati: "Inquietante"

Alcuni attivisti sono stati fermati e identificati per aver esposto uno striscione per chiedere verità per la morte di Giulio Regeni durante un comizio del ministro dell'Interno. Amnesty International non ci sta

Essere fermati e identificati per aver esposto uno striscione per chiedere verità per la morte di Giulio Regeni: è successo due sere fa a Ivrea, in provincia di Torino, durante una manifestazione elettorale del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che faceva campagna elettorale per il candidato di centrodestra Stefano Sertoli.

Striscione per Regeni: fermati e identificati

Nel corso del comizio un piccolo gruppo di attivisti Radicali e di Amnesty International ha srotolato uno striscione: "Prima gli italiani... ma Giulio?" nel giro di pochi secondi sono stati fermati dai funzionari della polizia che seguivano Salvini. "Sono stati fermati e schedati mentre manifestano con civiltà contro l’inciviltà di Salvini a pochi metri dal ministro – scrive sul suo profilo Facebook l'ex consigliere comunale di Torino, Silvio Viale - Bravi ragazzi. Sono orgoglioso di voi. Inseguiremo Salvini in ogni dove”.

Una delle attiviste radicali fermate racconta: “Ci hanno fermati, fatto le foto, chiesto i documenti e schedati – spiega – Una ragazza con la maglietta di Amnesty con su scritto 'Protect the human' non è stata neppure fatta avvicinare e, quando ha chiesto spiegazioni, l'hanno minacciata di portarla via”.

Nei giorni scorsi il ministro dell’Interno sul caso Regeni aveva fatto dichiarazioni che avevano lasciato l'amaro in bocca a tutti coloro che danni instancabilmente continuano a chiedere giustizia e verità per il ricercatore friulano. Salvini, pur comprendendo la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni, metteva l'accento sulla necessità assoluta di ricostruire buoni rapporti con l’Egitto.

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Amnesty: "Inquietante"

"Abbiamo appreso con preoccupazione dell'episodio avvenuto a Ivrea", ha dichiarato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia. "La richiesta che lo slogan 'prima gli italiani' comprendesse anche la ricerca in via prioritaria della verità per Giulio Regeni era assolutamente legittima e non si doveva impedire di esprimerla".

"Non vorremmo che fosse questa una risposta, oltre che irrituale, inquietante nella forma e nel contenuto" - ha aggiunto Marchesi - "alla lettera che Amnesty International Italia ha scritto solo due giorni fa, oltre che al vice primo ministro Salvini, al presidente del Consiglio Conte, all'altro vice primo ministro Di Maio e al ministro degli Esteri Moavero Milanesi, nella quale si esprime disappunto per le dichiarazioni nelle quali Salvini, nel sottolineare l'importanza dei rapporti con l'Egitto, pare sminuire l'importanza di conoscere i nomi dei responsabili dell'arresto, della sparizione, della tortura e dell'uccisione del ricercatore italiano. In quella lettera si ricorda come Salvini abbia più volte incalzato il precedente governo a fare di più per fare rispettare il nostro paese a livello internazionale, mentre ora, come ministro dell’Interno, sembra considerare la richiesta di verità e giustizia per Giulio Regeni come una vicenda privata della famiglia della vittima, e non, invece, come una richiesta dell’’Italia intera, della sua società civile e delle sue istituzioni".

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