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Mercoledì, 24 Aprile 2024
VIOLENZE SESSUALI

Rimini, è caccia al branco di 4 nordafricani: forse erano in Riviera per spacciare

Raffica di controlli da parte degli agenti che stanno lavorando su impronte digitali e Dna degli autori del duplice stupro di venerdì notte. Sulle indagini però c'è il massimo riserbo: gli investigatori non vogliono dare vantaggi ai ricercati

RIMINI - A due giorni dall'efferata duplice violenza sessuale, che ha visto una 26enne polacca e un transessuale peruviano venire ripetutamente stuprati dal branco, non c'è traccia dei quattro nordafricani presunti autori di entrambe le aggressioni. Gli inquirenti della polizia di Stato, nelle ultime ore, hanno passato la città al setaccio puntando, in particolar modo, il lungomare di Miramare, i locali notturni, le colonie abbandonate e le vie traverse della Statale.

L'ipotesi è che il branco di stupratori sia formato da nordafricani che, periodicamente, frequentano la Riviera per spacciare. In mano agli investigatori della squadra Mobile risulterebbero esserci elementi concreti per dare un nome e un volto ai ragazzi, tutti al di sotto dei 30 anni, e già noti alle forze dell'ordine. I rilievi della Scientifica, effettuati sulla battigia del Bagno 130 dove si è consumata la violenza della ragazza, hanno permesso di isolare le impronte digitali di uno degli aggressori sulla bottiglia di vetro utilizzata per massacrare il compagno della 26enne e di evidenziare le tracce del Dna degli altri. Il tutto è stato poi comparato con quelle ritrovate sul transessuale peruviano, anche lui stuprato dal branco nei pressi della Statale 16.

La vittima dello stupro: "Come bestie impazzite, saprei riconoscerli"

A questo si uniscono i filmati delle telecamere a circuito chiuso che, dal mare all'Adriatica, hanno ripreso gli spostamenti del branco fino a quando se ne sono poi perse le tracce. Tutte le piste, comunque, rimangono aperte anche se risulta più probabile che i magrebini, così come sono stati descritti dalle vittime, non siano degli sbandati ma un gruppo che si trasferisce in Riviera approfittando dell'estate per mantenersi con lo spaccio di stupefacenti.

Stupri a Rimini, è caccia al branco

Resta massimo il riserbo degli investigatori, che non vogliono dare vantaggi ai ricercati, me emerge comunque un quadro poco lusinghiero della Rimini notturna e della città in generale.

La movida riminese, i residenti: "Troppi spacciatori stanieri"

In molte dichiarazioni a caldo, infatti, è stato lasciato trasparire come i due turisti polacchi avrebbero commesso la "leggerezza" di avventurarsi in una zona pericolosa come la spiaggia nelle ore dopo il tramonto. Allo stesso tempo si è alzato il livello di percezione della criminalità da parte dei residenti che, in particolar modo, puntano il dito contro la presenza di stranieri dediti allo spaccio e ai reati contro il patrimonio e la persona. Un clima che è poi rimbalzato su tutti i media nazionali ed esteri tanto che, soprattutto dai giornali della Polonia, arrivano richieste di chiarimenti sull'efettiva sicurezza di Rimini e sull'efficenza delle forze dell'ordine.

Sul fronte delle vittime, nel frattempo, i due turisti polacchi sono stati nuovamenti visitati, nella mattinata di lunedì, dall'assessore Jamil Sadegholvaad che, fin dal primo momento, si è attivato per aiutare i giovani in questa drammatica situazione. Entrambi provati per quanto accaduto, il loro unico desiderio è quello di ritornare in patria al più presto possibile e cercare di dimenticare l'incubo finale di quella che sarebbe dovuta essere una vacanza alla scoperta delle bellezze dell'Italia e dei divertimenti di Rimini.

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