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Venerdì, 29 Marzo 2024
Dossier di Antigone

Mai così tanti suicidi in carcere

Già 59 da inizio anno, uno ogni quattro giorni. Allarme senza precedenti dal dossier 2022 realizzato da Antigone, onlus che si batte per i diritti e le garanzie nel sistema penale: "Indicatore di malessere di un sistema che necessita profondi cambiamenti"

Mai così tanti suicidi in carcere nei primi due terzi dell'anno. Nei primi otto mesi del 2022 sono infatti 59 le persone che si sono tolte la vita in carcere: più di una ogni quattro giorni. Sin dall'inizio dell'anno il fenomeno ha mostrato segni di preoccupante accelerazione, fino a raggiungere l'impressionante cifra di 15 suicidi nel solo mese di agosto: uno ogni due giorni. A due terzi dell'anno in corso, è già stato superato il totale dei casi del 2021, pari a 57 decessi. E' quanto emerge dal dossier sui suicidi in carcere nel 2022 realizzato dall'Associazione Antigone, onlus che si batte per i diritti e le garanzie nel sistema penale. I numeri di quest'anno generano un vero e proprio allarme, non avendo precedenti negli ultimi anni. Finora il numero più alto mai registrato era quello del 2010, con 45 casi di suicidio: 14 in meno rispetto ad oggi.

Ogni caso di suicidio ha una storia a sé, fatta di personali sofferenze e fragilità, ma quando i numeri iniziano a diventare così alti "non si può non guardarli con un’ottica di insieme. Come un indicatore di malessere di un sistema che necessita profondi cambiamenti", spiegano da Antigone.

59 persone si sono tolte la vita in carcere dal 1 gennaio a oggi

Delle 59 persone che si sono tolte la vita in carcere nei primi 8 mesi di quest'anno, 4 erano donne: un numero particolarmente alto se consideriamo che la percentuale della popolazione detenuta femminile rappresenta solo il 4,2% del totale. Ancora più impressionante se paragonato agli anni passati. Secondo i dati pubblicati dal Garante Nazionale, sia nel 2021 che nel 2020 soltanto una donna si era levata la vita in carcere. Nel 2019 non si era verificato invece nessun caso di suicidio femminile.

Sul fronte anagrafico, l'età media delle persone che si sono tolte la vita è di 37 anni. La fascia più rappresentata è infatti quella tra i 30 e i 39 anni, con 21 casi di suicidi. Segue quella dei più giovani, con 16 casi di suicidi commessi da ragazzi con età comprese tra i 20 e i 29 anni. Vi sono poi 14 decessi di persone tra i 40 e i 49 anni e 8 decessi di persone dai 50 anni in su. I più giovani in assoluto erano due ragazzi di 21 anni, detenuti nelle Case Circondariali di Milano San Vittore e Ascoli Piceno. Il più anziano era un uomo di 70 anni detenuto nella Casa Circondariale Genova Marassi.

Sembrerebbe, dai pochi dati a disposizione, che almeno 18 delle 59 persone decedute soffrissero di patologie psichiatriche. Alcune diagnosticate, altre presunte e in fase di accertamento. In generale in carcere la presenza di persone con disagi psichici è molto alta. Nella maggior parte delle viste svolte da Antigone nelle carceri italiane, il personale denuncia con forza la significativa presenza di persone detenute affette da patologie psichiatriche e l'inadeguatezza delle risorse a disposizione per prenderle in carico adeguatamente. I dati raccolti dall'Osservatorio in questi primi otto mesi dell’anno, riportano 10,5 diagnosi psichiatriche gravi ogni 100 detenuti; 20,5 detenuti su 100 assuntori di stabilizzanti dell’umore, antipsicotici e antidepressivi; mentre quasi 40 detenuti su 100 assuntori di sedativi o ipnotici. Tra le persone che si sono tolte la vita, emergono poi alcuni casi di dipendenze da sostanze stupefacenti o alcol. I primi sono almeno 5, mentre i secondi 2. Secondo i dati raccolti dal nostro Osservatorio, ogni 100 detenuti 19 sono tossicodipendenti in trattamento.

Quanto alla nazionalità, i detenuti di origine straniera che si sono suicidati in carcere erano 28, ossia il 47,5% dei casi. Tenendo conto che la percentuale di stranieri in carcere è ad oggi leggermente inferiore a un terzo della popolazione detenuta totale (17.675 su 55.637), significa che il tasso di suicidi è significativamente maggiore nei detenuti di origine straniera rispetto agli italiani: il primo è quasi il doppio del secondo.

L’istituto dove sono avvenuti più casi di suicidio dall’inizio dell’anno è la Casa Circondariale di Foggia con quattro decessi. Seguono con tre suicidi ognuno, le Casi Circondariali di Milano San Vittore, Monza e Roma Regina Coeli. Con due suicidi vi sono poi le Case Circondariali di Ascoli Piceno, Genova Marassi, Pavia, Piacenza, Terni, Torino e la Casa di Reclusione di Palermo Ucciardone. Possiamo notare come si tratta nella maggior parte dei casi di istituti di grandi dimensioni e, ad esclusione di Palermo, di Case Circondariali. Quasi tutti soffrono da anni di una situazione cronica di sovraffollamento, che nel caso di Foggia, Regina Coeli e Monza si aggira addirittura intorno al 150% della loro capienza. A San Vittore, Pavia, Regina Coeli e Genova più della metà della popolazione detenuta è di origine straniera. A Monza, in particolar modo, vi è un’elevata presenza di detenuti affetti da patologie psichiatriche e il 50% della popolazione è tossicodipendente. A Foggia vi è un educatore ogni 190 detenuti. In quasi tutti gli istituti vi è una carenza, più o meno elevata, di specialisti psichiatri e psicologi rispetto alla media nazionale. Sia nel 2021 che nel 2022, la media si attesta intorno alle 10 ore settimanali ogni 100 detenuti per gli psichiatri e intorno alle 20 ore settimanali ogni 100 detenuti per gli psicologi. Gli ultimi dati disponibili mostrano ad esempio che Palermo Ucciardone, Monza e Foggia hanno una presenza molto inferiore di entrambi gli specialisti (Palermo: 5,1 ore gli psichiatri, 5,1 ore gli psicologi; Monza: 6,4 ore gli psichiatri, 9,6 ore gli psicologi; Foggia: 3,4 ore gli psichiatri; 10 ore gli psicologi).

Il tasso di suicidi dentro e fuori dal carcere

Oltre al numero in termini assoluti, un importante indicatore dell’ampiezza del fenomeno è il cosiddetto tasso di suicidi, ossia la relazione tra il numero di decessi e le persone detenute mediamente presenti nel corso dell’anno. Nel 2020 con 61 suicidi tale tasso era pari a 11 casi ogni 10.000 persone detenute, registrando il valore più alto dell’ultimo ventennio. Nel 2021, seppur in calo rispetto all’anno precedente, il tasso è restato particolarmente alto con 10,6 suicidi ogni 10.000 persone detenute. Seppur sia necessario attendere la fine dell’anno per scoprire il tasso del 2022, considerato il numero di decessi già avvenuti, il valore sembra destinato a crescere rispetto al biennio precedente. A riprova della natura strutturale del fenomeno è il confronto con quanto accade fuori dagli istituti di pena. Con 0,67 casi di suicidi ogni 10.000 abitanti, l’Italia è in generale considerato un paese con un tasso di suicidi basso, uno tra i più bassi a livello europeo. Secondo l’ultimo report dell’OMS (Suicide Worldwide-2019), con dati relativi al 2019, il tasso di suicidi in Italia è pari a 0,67 ogni 10.000 persone, ben inferiore ad altre realtà europee come la Francia (1,38); la Germania (1,23); la Polonia (1,13); la Romania (0,97); la Spagna (0,77); e gli UK (0,79). Secondo gli ultimi dati del Consiglio d’Europa, l'Italia si colloca invece al decimo posto tra i paesi con il più alto tasso di suicidi in carcere.

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