rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Fine vita

Suicidio assistito, perché Marco Cappato rischia il carcere dopo la morte di Elena

Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni si è autodenunciato per aver accompagnato in Svizzera una donna veneta di 69 anni malata terminale di cancro, che ha scelto la procedura per il fine vita. Potrebbe essere accusato di aiuto al suicidio

Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, si è autodenunciato per aver accompagnato in Svizzera Elena, la donna veneta di 69 anni malata terminale di cancro che ha scelto il suicidio assistito. Come annunciato, Cappato oggi 3 agosto è andato nella caserma dei carabinieri di via Fosse Ardeatine a Milano. Rischia 12 anni di carcere. Vediamo perché.

Perché Cappato rischia il carcere

Elena aveva un tumore in fase avanzata ma non era "tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale". Proprio per questo non rientrava nei casi previsti dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo per l’accesso alla tecnica in Italia. Da qui la decisione della donna di andare in Svizzera. Cappato l'ha accompagnata, ma adesso rischia fino a 12 anni di carcere. Si può configurare l'ipotesi di reato di aiuto al suicidio.

Le altre notizie su Today.it

"Oggi mi reco alla caserma dei carabinieri per raccontare l'aiuto fornito a Elena - ha spiegato Cappato parlando con la stampa prima di entrare - senza cui non sarebbe stato possibile arrivare in Svizzera. E spiegherò ai carabinieri che per le prossime persone che ce lo chiederanno, se saremo nelle condizioni di farlo, aiuteremo anche loro. Sarà poi compito della giustizia stabilire se questo è un reato o se c'è la reiterazione del reato. O se c'è discriminazione come noi riteniamo tra malati". Insieme a Cappato anche l'avvocato Filomena Gallo, segretario della associazione Coscioni.

"Con Fabo- dice Cappato - è stata aperta una strada che riguarda migliaia di persone. Il nostro obbiettivo non è lo scontro o il vittimismo o il martirio. Siamo qui con la speranza che le aule di tribunale possano riconoscere un diritto fondamentale, sapendo che c'è anche la possibilità del carcere".

"In queste due ultime legislature parlamentari non è mai stato discussa, nemmeno per un minuto, la nostra legge di iniziativa popolare presentata 9 anni fa e ora, con lo scioglimento delle Camere è decaduta - prosegue Cappato - Ci è stato impedito, dalla Corte Costituzionale, presieduta da Giuliano Amato, ed è stato impedito al popolo italiano, di decidere finalmente sull'eutanasia. Neanche la legge di iniziativa parlamentare, che prevedeva comunque questa discriminazione, sono riusciti ad approvare. Oggi abbiamo questa strada, poi si vedrà". 

elena e cappato-4

Il videomessaggio di Elena: "Davanti a un bivio: l'inferno o la Svizzera"

“Mi sono trovata davanti a un bivio. Una strada più lunga che mi avrebbe portato all'inferno, una più breve che poteva portarmi qui in Svizzera, a Basilea: ho scelto la seconda”, le parole di Elena, che ha affidato i suoi pensieri a un videomessaggio per raccontare il suo addio alla vita. La donna è riuscita a portare a termine la sua volontà: “Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa - ha aggiunto - tenendo la mano di mia figlia e la mano di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e, quindi, ho dovuto venire qui da sola”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Suicidio assistito, perché Marco Cappato rischia il carcere dopo la morte di Elena

Today è in caricamento