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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Firenze

Superbatterio New Delhi, 31 morti sospette in Toscana: "Il problema c'è"

Il batterio, un particolare ceppo di Klebsiella, è stato isolato nel sangue di 75 pazienti ricoverati con patologie gravi: di che cosa si tratta e chi colpisce, facciamo chiarezza

Sono 31 al momento i casi di morti considerate "sospette" in Toscana per il superbatterio "New Delhi". Lo comunica l'Agenzia regionale di sanità. Tra novembre dello scorso anno e il 31 agosto 2019 il batterio, che nei pazienti con sepsi ha una mortalità del 40%, è stato isolato nel sangue di 75 pazienti ricoverati con patologie gravi. Tra questi ci sono stati i decessi: ciò ovviamente non significa che ci sia un nesso causale automatico con la presenza del ceppo batterico.

Che cosa è il superbatterio "New Delhi" (NDM)

NDM è l’acronimo di New Delhi Metallo beta-lactamase, un enzima prodotto da batteri presenti nell’intestino, in grado di distruggere molti tipi di antibiotici. I farmaci che vengono resi inefficaci comprendono i carbapenemi, classe di antibiotici utilizzati per infezioni gravi. Il nome deriva dalla prima identificazione, nel 2008, di questa proteina in un cittadino svedese che era stato precedentemente ricoverato in India, a New Delhi. L'NDM rappresenta un nuovo meccanismo di antibiotico-resistenza, sviluppato da batteri normalmente presenti nella flora intestinale umana che possono diventare virulenti in seguito all’esposizione prolungata a determinati antibiotici. La capacità di resistere agli antibiotici rende pertanto pericolosi questi batteri, soprattutto in pazienti fragili, già colpiti da gravi patologie o immunodepressi.

In passato in Italia la presenza di batteri NDM era stata riportata solo sporadicamente. Da novembre 2018 si è osservata una diffusione significativa nell’area nord-occidentale della Toscana, che è stata oggetto di un comunicato dell’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control). In Toscana i batteri produttori di NDM sono stati identificati nel sangue di pazienti ricoverati con patologie gravi e confermati da test molecolari. La diffusione dei batteri NDM ha riguardato numerosi ospedali: nella maggior parte dei casi si è trattato di colonizzazioni, ma si sono verificati anche casi di infezioni gravi in pazienti già compromessi. Tra novembre 2018 e il 31 agosto 2019 i batteri NDM sono stati isolati nel sangue di 75 pazienti.

Batteri NDM, le azioni di contrasto e l'unità di crisi

La vicenda è stata affrontata dal Tavolo regionale PNCAR (Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza) e al Coordinamento dei Direttori sanitari, chiedendo di allertare il sistema di controllo e prevenzione delle infezioni in ogni presidio ospedaliero e instaurando un sistema continuo di feedback tra aziende e Regione. Inoltre è stato avviato una contatto con il Ministero, che ha portato all’emanazione della Circolare ministeriale del 30 maggio 2019, rivolta ai presidi ospedalieri e alle varie regioni, per mettere in atto tutte le necessarie precauzioni che in Toscana erano già attive sin dai primi casi.

Rezza (Iss): "Il problema c'è e va affrontato"

Il batterio New Delhi "è un particolare ceppo di Klebsiella, un genere di batteri Gram negativi che circolano negli ospedali da anni. Questo ceppo, emerso per la prima volta in India, è particolarmente insidioso perché multiresistente agli antibiotici. Dall'India ha iniziato a circolare nel mondo, e fino ad ora nel nostro Paese erano stati rilevati solo casi sporadici". Lo afferma all'Adnkronos Salute Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss), ricordando come la Klebsiella sia un super-bug già di per sé insidioso, in particolare per i soggetti fragili.

Nei soggetti in salute la Klebsiella non causa particolari problemi; discorso diverso per i ricoverati in terapia intensiva, ematologia, oncologia. Ma come si diffonde questo super-bug? "Il fatto è che questi microrganismi passano da un ospedale all'altro anche attraverso i pazienti", aggiunge l'esperto. "L'Italia poi - ricorda Rezza - è maglia nera in Europa per il fenomeno dell'antibioticoresistenza, e le terapie intensive di tanti ospedali in tutta la Penisola sono stati pesantemente colpiti in passato da ceppi di Klebsiella multiresistenti".

Insomma, "il problema c'è e va affrontato. Per prima cosa attraverso un uso prudente degli antibiotici, e poi attraverso l'adozione e l'implementazione di procedure igieniche mirate in ospedale, come il lavaggio delle mani tra una visita e l'altra, disinfezioni regolari e tutte quelle misure in grado di contrastare il passaggio dei microrganismi".

L’Assessorato alla Salute ha costituito a maggio 2019 un’unità di crisi che ha prodotto un documento di indicazioni regionali per il contrasto alla diffusione di batteri NDM. Le Aziende Sanitarie toscane hanno messo in atto tutti gli interventi volti a sorvegliare l’evoluzione del fenomeno tramite screening attivo, a rinforzare le procedure di prevenzione e controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie e ad adottare schemi terapeutici più adeguati per il trattamento delle infezioni da batteri NDM.

Tali interventi sono volti a controllare la diffusione del fenomeno ad altre aree della Regione. Di particolare importanza per le politiche di prevenzione e controllo delle infezioni è la sorveglianza attiva delle colonizzazioni nei pazienti ammessi negli ospedali. La ricerca attiva dei batteri NDM riguarda i pazienti ricoverati in reparti specifici (terapie intensive e sub-intensive, oncologia, oncoematologia, trapianti, cardiochirurgia, malattie infettive, area medica, riabilitazione) oppure pazienti che presentino caratteristiche di rischio, ricoverati in altri reparti. Questo monitoraggio, fino al 31 agosto ha portato a identificare 708 ricoverati portatori del ceppo batterico: su questi ricoverati sono state applicate misure igieniche di contenimento.

Batterio New Delhi, l'Asl di Livorno: "Nessun allarmismo"

"All'ospedale di Livorno - fanno sapere dalla Asl -, già dal gennaio scorso, sono stare messe in atto disposizioni straordinarie per la ricerca attiva delle infezioni correlate all’assistenza. In seguito a queste azioni conoscitive si è ottenuto un quadro epidemiologico più chiaro per cui, a febbraio, sono state impartite ulteriori disposizioni atte a prevenire il fenomeno. Un dato che descrive l’attività di contrasto alle infezioni, svolta all’ospedale di Livorno nel 2019, in termini di screening al quale hanno fatto seguito le necessarie misure in caso di positività.  Parliamo di 4.572 accertamenti dal 1 gennaio al 31 agosto 2019. Sono stati ulteriormente estesi i test di screening, è aumentata la collaborazione con i reparti di malattie infettive per la scelta degli antibiotici e sono state rafforzate le procedure di sanificazione degli ambienti". 

Dalla mattina dell'11 settembre, sul sito dell'Ars è pubblicato il monitoraggio sulla diffusione del batterio New Delhi in Toscana.

Batterio New Delhi in Toscana: i casi accertati

La mappa dei casi di isolamento del batterio New Delhi da novembre 2018 a agosto 2019

  • Azienda ospedaliero-universitaria PIsa: 31
  • Osp. Riuniti Livorno: 9
  • Ospedale unico della Versilia: 8
  • Presidio di riabilitazione cardiologico di Volterra: 6
  • Nuovo osedale delle Apuane (Massa): 4
  • Ospedale Lotti (Pontedera): 3
  • Ospedale civile di Cecina: 3
  • Ospedale San Luca (Lucca): 2

Un caso ciascuno per Aou Careggi, Aou Senese, Ospedale pediatrico apuano, Centro di riabilitazione di Terranuova Bracciolini, Ospedale San Jacopo di Pistoia, Ospedale Ss. Cosma e Damiano di Pescia, Ospedale civile di Piombino, Ospedale San Francesco (Barga), Ospedale S. Maria Maddalena di Volterra.

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