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Martedì, 23 Aprile 2024
La minaccia / Trieste

L'uomo che vuole avvelenare acqua e cibo nei supermercati con cianuro e topicida

Un 47enne, che già era in prova ai servizi sociali, avrebbe minacciato aziende italiane ed europee: "Pagatemi o manometto i prodotti". Trovati video dimostrativi. Nel mirino anche aziende europee

Minacciava di avvelenare l'acqua minerale e i prodotti alimentari in vendita nei supermercati con iniezioni di cianuro, solfato di tallio e topicida, se non avesse ottenuto il pagamento di denaro in criptovalute. Per farlo, si nascondeva dietro email anonime, inviate attraverso provider esteri, arrivando al punto di pubblicare video dimostrativi sulle modalità dell'avvelenamento per apparire più convincente. Queste le accuse mosse a un 47enne italiano residente nella provincia di Trieste, arrestato dalla polizia postale. 

Le indagini sono state dirette dai magistrati del pool 'reati gravi contro il patrimonio e stupefacenti' della Procura di Roma e delegate alla polizia postale del Lazio. L'indagato si trovava già in regime di affidamento in prova ai servizi sociali, misura alternativa alla detenzione concessa dopo una precedente condanna, in via definitiva, per altri delitti di frode informatica ed estorsione. Nella sua casa sono stati trovati diversi video che documentavano presunti avvelenamenti dei prodotti, ma anche una serie di oggetti -  tra i quali una tovaglia, un forno, una bilancia per il peso di alimenti - del tutto identici a quelli che comparivano in uno dei video amatoriali.

Veleno in acqua e cibo

L'uomo avrebbe agito da agosto 2021 fino al mese scorso. Duecento gli episodi che avrebbero la sua "firma".I ricatti avvenivano tramite email, che sfruttavano avanzati sistemi di anonimizzazione. Il presunto estorsore richiedeva il pagamento in criptovaluta di ingenti somme di denaro, minacciando l'avvelenamento e l'inserimento in commercio dei prodotti distribuiti dalle aziende contattate, mediante contaminazione con cianuro, solfato di tallio, topicida; la minaccia prevedeva anche la successiva divulgazione, attraverso gli organi di stampa, dell'avvenuto avvelenamento dei prodotti, con potenziale rilevantissimo allarme sociale, danno di immagine ed economico per le aziende e soprattutto determinando un gravissimo pericolo per la salute dei consumatori.

Si faceva anche riferimento ad avvelenamenti già messi in atto. "Si deve tuttavia evidenziare - dicono dalla polizia - che dalle indagini è emerso che tali azioni non sono state poste in essere e non risulta che si sia mai verificato l'avvelenamento di prodotti alimentari e di acque, anche grazie alle tempestive indagini eseguite".
 
A ricevere richieste estorsive non sono state solo aziende italiane, ma anche europee in Germania, Francia, Spagna, Austria e Svizzera. Proprio la cooperazione con Europol ha permesso il contatto tra gli inquirenti italiani e la polizia austriaca che era impegnata in un'indagine simile a carico sempre dell'indagato. 

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