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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Quando il sushi può nascondere il parassita anisakis

Si tratta di parassiti che allo stadio larvale risiedono in alcuni casi nelle carni dei pesci, dalle quali, se queste vengono consumate crude o in salamoia, possono passare all'uomo provocando reazioni allergiche, gastroenteriti e ulcere

L’anisakidosi, una malattia causata dall’ingestione di parassiti del pesce e dei molluschi, si sta diffondendo in Occidente anche in seguito alla moda culinaria del sushi e di altri piatti a base di pesce crudo. Lo afferma un articolo pubblicato sul British Medical Journal Case Reports. Gli autori descrivono la vicenda di un 32enne portoghese, fino a quel momento sano, ricoverato dopo una settimana di forti dolori addominali, vomito e febbre.

La dottoressa Joana Carmo, del reparto di gastroenterologia dell’ospedale Egas Moniz di Lisbona, e i suoi co-autori scrivono che l’esame fisico ha rivelato un gonfiore dell’addome e l’esame del sangue un aumento dei globuli bianchi, segno di infezione in corso. Parlando con i medici l’uomo ha detto di aver mangiato sushi di recente. I medici hanno allora eseguito un’endoscopia gastrointestinale, che ha rivelato la presenza di una membrana intestinale gonfia, a cui era saldamente attaccato un parassita, che stava penetrando nello stomaco. Il verme, allo stato larvale, è stato rimosso con una speciale rete.

L’analisi ha rilevato che il verme apparteneva al genere anisakis. “L’anisakis può infettare salmone, aringa, merluzzo, sgombro, calamaro, halibut e dentice”, ha detto la dottoressa. Non appena il verme è stato rimosso i sintomi del paziente hanno cominciato a scomparire. “Qualche decennio fa i dottori non conoscevano questa infezione”, ha aggiunto l'esperta. Il primo caso di anisakidosi è stato descritto da medici olandesi negli anni Sessanta: il paziente aveva mangiato aringa sotto sale. Ma da allora si sono verificati casi in molti altri Paesi, “soprattutto in Giappone dove si mangia di frequente pesce crudo”. In Giappone i casi rilevati sono dai duemila ai tremila l’anno, secondo le statistiche diagnostiche, ma ci sono ipotesi che in Spagna, paese dove si consumano molte acciughe marinate, i casi possano arrivare a ottomila l’anno.

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