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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Italia

Tamponi e posti in ospedale: così paghiamo i sei mesi persi dalle Regioni

Pochi laboratori per analizzare i tamponi, aumenti di posti letto in terapia intensiva ancora sotto la soglia richiesta dal governo: così l'Italia è ancora in ritardo per la seconda ondata

Sei mesi persi: il nuovo dpcm coronavirus accompagna gli italiani a nuovi sacrifici necessari per evitare un nuovo lockdown come ha detto il presidente del consiglio Giuseppe Conte. Tra i nuovi sacrifici quelli alla vita notturna, con il coprifuoco a mezzanotte, lo stop al calcetto e la raccomandazione ad evitare feste in casa e incontri privati con più di sei commensali riprendendo la "regola del 6" già usata in Inghilterra da Boris Johnson. 

Ma era davvero necessario arrivare a tanto? Il grafico che monitora la curva epidemiologica dell'epidemia di coronavirus in Italia mostra chiaramente la formazione della "seconda ondata" iniziata dallo scorso primo ottobre. Oggi con il totale di positivi che ritorna ai livelli di inizo maggio e il più alto incremento di nuovi contagi dallo scorso marzo la recrudescenza dell'epidemia in Italia è conclamata. Eppure nell'intervallo tra le due ondate cosa è stato fatto per evitare un nuovo lockdown? Forse troppo poco. Ma andiamo con ordine.

curva coronavirus 13 ottobre 2020-2

Gli ospedali sono pronti alla seconda ondata?

Gli ospedali italiani sono pronti per la seconda ondata dell'epidemia di coronavirus? Mentre un vaccino anti-Covid è ancora lungi dall'essere approvato e le cure prevedono solo un paio di protocolli a base di antivirali generici e farmaci per contenere la reazione infiammatoria, le regioni italiane si trovano ancora nel pieno della riorganizzazione degli ospedali. Come spiega una efficace infografica realizzata da Il Sole 24ore solo tre regioni hanno un numero di posti in terapia intensiva adeguato a dare supporto ai residenti. Altre tra cui Campania e Lombardia, le due regioni ora più a rischio lockdown, non avrebbero infatti ancora portato a termine il piano previsto dal decreto Rilancio. 

posti letto terapia intensiva regioni-2

Un altro impegno mancato è quello sottolineato dal presidente dell'associazione Gimbe, Nino Cartabellotta: "L'aumento dei contati è dovuto anche all'insufficiente capacità del sistema sanitario di tracciare i positivi e i loro contatti". 

Come messo in evidenza dal caso di Ferruccio Sansa, l'ex candidato governatore della Regione Liguria che da giorni descrive l'odissea di trovarsi malato di Covid e senza un adeguato supporto, la capacità delle regioni di effettuare un adeguato contac tracing è sempre più evidente all'aumentare dei contagi. 

Coronavirus, l'Italia non fa abbastanza tamponi

L'importanza di mantenere un adeguato numero di tamponi è dato dal fatto che occorre scovare i casi positivi, isolarli e interrompere la trasmissione del virus. I dati raccolti tra marzo e aprile nel corso della "prima ondata" hanno mostrato che i Paesi che hanno meglio contenuto la diffusione del virus sono stati quelli capaci di mantenere il rapporto tra casi positivi e persone testate al di sotto del 3%, un parametro che dà una misura di quanti test si stiano facendo in proporzione al reale  numero di casi attivi. In poche parole se il contact tracing funziona si fanno tanti tamponi e i casi che sfuggono al monitoraggio sono relativamente pochi e piano piano l'epidemia si spegne. Quando il rapporto invece tende a salire significa che molti positivi sfuggono al controllo e genereranno altri casi. La letteratura scientifica di riferimento è contenuta in un articolo di Tomas Pueyo.

Tornando a valore soglia del 3%, l'Italia lo ha oltrepassato il 25 settembre, mentre dal 3 ottobre siamo stabilmente sopra al 4%. I test che le regioni stanno facendo non sono più sufficienti ad individuare i casi positivi reali, molti ce ne perdiamo e questo produce una diffusione incontrollata del virus. L'Oms ha posto la soglia a una asticella un po' più alta, al 5%. Ma anche così i tassi di positività regionali sono oltre il livello di allarme. 

tamponi testati-2

Il problema sta tutto nel collo di bottiglia cui si trovano i laboratori: se infatti sono evidenti le immagini delle file ai drive-in con migliaia di italiani costretti ad attese di ore per sottoporsi ai tamponi, è ancora una volta una grafica di Gimbe a mettere in mostra il tempo perso dalle regioni italiane. 

Ben sette infatti non hanno aumentato il numero di laboratori accreditati per l'esecuzione dei tamponi, addirittura la Puglia ad inizio settembre ne aveva due in meno. 

laboratori per test coronavirus-2

"Il governo chiede ancora sacrifici ai cittadini, ma il numero dei tamponi è insufficiente"

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