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Giovedì, 28 Marzo 2024
FIRENZE

Firenze, "con il tunnel Tav le case rischiano di crollare"

Il comitato contro il sottoattraversamento della ferrovia mette in guardia sui cambiamenti in atto vicino ai cantieri dell'Alta Velocità: "Si riduce la capacità portante della fondazioni degli edifici esistenti"

FIRENZE - "Cedimenti nel terreno, crolli di edifici e allagamenti". Sono alcuni dei drammatici rischi denunciati dal comitato No tunnel Tav Firenze dopo aver letto la valutazione di Arpat sul monitoraggio della falda nei pressi dei cantieri. Nel documento, è stato spiegato ieri in conferenza stampa a Firenze, "appare chiaramente il progressivo impatto sulla falda col procedere dei lavori, fino ad un dislivello di 1,5 metri". 

"Per quanto riguarda i livelli piezometrici, presso la zona di Campo di Marte, si conferma un sostanziale aumento del dislivello piezometrico fra monte e valle dell’opera”. Il virgolettato è letterale ed è preso dalla valutazione di monitoraggio delle acque sotterranee tra gennaio 2012 e marzo 2013 condotto da Arpat. Un virgolettato tecnico e tuttavia traducibile in un concetto secco: dove sono poggiati i 'cameroni' in cemento dell’Alta Velocità la falda acquifera fiorentina si sta alzando a monte, abbassando a valle. Si chiama effetto diga. Secondo Arpat il progressivo impatto sulla falda, con il procedere dei lavori, ha creato un dislivello progressivo che ha raggiunto perfino il metro e mezzo.

“Dati anomali” prosegue l’analisi dell’ente regionale, “presumibilmente riconducibili ad attività di cantiere”. Con un di più, a suffragio della tesi: “Nell’area di campo di Marte si ha un aumento di torbidità che appare decisamente localizzato nelle vicinanze del cantiere del passante Av”. Tradotto: il sistema di pescaggio e filtraggio delle acque in falda, che dovrebbe rendere trasparente l’infrastruttura, sta cominciando ad ostruirsi. “Alla luce di ciò – scrive ancora l’Arpat – è stata segnalata all’Osservatorio l’opportunità di una rivalutazione complessiva dei sistemi di continuità della falda dell’imbocco sud”.

Non solo, ce ne sono anche per la stazione Foster, nell’area degli ex Macelli. “Per quanto riguarda l’area della stazione, viene evidenziata la difficoltà dell’attuale sistema di continuità della falda a raggiungere un affettiva mitigazione dell’effetto barriera dovuto alla realizzazione dei diaframmi della nuova stazione”. Per questo urge “un nuovo dimensionamento della batteria di pompe di presa”.

NO TAV – “Siamo stanchi di aver ragione” hanno commentato i rappresentanti del Comitato No Tunnel Tav a Firenze. “Fin dal primo studio fatto nel 2006-07 dai tecnici del Comitato”, realizzati dall’ingegnere Massimo Perini e da Teresa Crespellani, per trent’anni docente di geotecnica sismica all’università di Firenze, “era emersa la pericolosità dei lavori e i rischi di impatto sulla falda. Fu denunciato che la serie di sifoni previsti, l’integrazione di pozzi drenanti collegati alla pompe, non avrebbe potuto mitigare il pesantissimo impatto causato dalle pareti ai Macelli (profondi più di 40 metri) e a Campo di Marte (oltre 30 metri)”.

RISCHI – Da qui i rischi legati a questo fenomeno artificiale: “Gli effetti di queste variazioni della falda – spiegano Perini e Crespellani – possono essere molto pesanti: a valle, dove si abbassa il livello dell’acqua, si possono avere cedimenti del terreno su cui poggiano interi isolati; a monte, dove si ha l’innalzamento, si possono avere allagamenti di scantinati, ma soprattutto si riduce la capacità portante della fondazioni degli edifici esistenti”. “Nessuno ha fatto niente – ho sottolineato l’ingegner Perini –, nessuno ha informato i cittadini dell’ulteriore rischio che stanno correndo. Cosa di una gravità spaventosa, ancor più se si pensa che l’Osservatorio sapeva e non ha mosso un dito”.  

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