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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Terra dei Fuochi, "le prove che i rifiuti vengono dallo smaltimento illegale del ciclo industriale"

Tommaso Sodano, Vicesindaco e Assessore all'Ambiente del comune di Napoli: "I pericoli maggiori vengono dai roghi alimentati con gli scarti industriali. Bisogna agire subito, senza scuse".

Si fa ogni giorno più grande e devastante il dramma vissuto dai cittadini che popolano la "Terra dei Fuochi". La mortalità per tumore, in questa vasta area che copre la provincia di Napoli e quella di Caserta, è tragicamente più elevata rispetto al resto d’Italia.

E' questa la terra in cui pericolosi rifiuti industriali (provenienti soprattutto dalle aziende del nord, ma anche dalle fabbriche illegali locali) vengono smaltiti illegalmente, grazie ad un sistema criminale che li fa arrivare in Campania per poi sotterrarli sotto campi coltivati o coltivabili oppure per darli alle fiamme. Dai costanti roghi tossici  scaturiscono nubi nere che avvolgono l'aria per chilometri, avvelenando ogni cosa e quella che un tempo era una terra florida, che regalava meravigliosi frutti, è ormai diventata una terra di veleni.

Di questo tragico fenomeno e cosa è necessario fare per contrastarlo ne ha parlato a Napolitoday il Vicesindaco e assessore all’Ambiente del Comune di Napoli, Tommaso Sodano, da tempo impegnato attivamente sulla questione, prima come ambientalista e poi come politico.

Tommaso Sodano-2-2-2Nella “Terra dei Fuochi” la situazione è sempre più drammatica e la pubblicazione dello studio del Lancet Oncology, che ha evidenziato la stretta correlazione tra inquinamento e tumore al polmone, con dati evidenti soprattutto in Campania, è solamente l’ultimo grido di allarme di una situazione molto gravosa per le popolazioni colpite…
Sono anni che movimenti di cittadini e ambientalisti hanno lanciato l’allarme e posto il tema dell’utilizzo dello smaltimento dei rifiuti da parte della criminalità organizzata, mafia e camorra in primis, come vero business. Hanno sversato i rifiuti prima nei corsi d’acqua e poi nelle cave e in molti casi hanno poi pensato bene anche di bruciate i rifiuti per creare altro spazio per lo sversamento abusivo.

E' chiaro da tempo, a chi lotta sul territorio, che lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani sia un falso problema, rispetto al rischio per la salute dei cittadini provocato dai rifiuti industriali che arrivano al sud direttamente dal nord. Come si può fermare tale scempio?
Nella Terra dei Fuochi troviamo pochissimo Rsu (Rifiuto Solido Urbano) solamente a ridosso degli assi viari, come atto di inciviltà dei cittadini, che nei propri comuni non aderiscono al progetto di raccolta differenziata, perché magari non hanno voglia di farlo. Sono degli incivili che portano la spazzatura e l’abbandonano per la strada, ma quella è una piccola parte. I pericoli maggiori vengono, invece, dai roghi alimentati con gli scarti industriali de tessuti, delle industrie di vestiti e con gli pneumatici utilizzati come combustibile per il ciclo industriale. Abbiamo prove e relazioni che ci dicono come questi prodotti provengano direttamente dallo smaltimento illegale del ciclo industriale.

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Le terre dei veleni in Campania sono tantissime. Sarebbe necessario un intervento dello Stato, eppure il ministro della Salute Beatrice Lorenzin durante una visita in città ha affermato che in Campania ci si ammala più di tumore a causa di errati stili di vita. Perché lo Stato sembra non prendere seriamente il fenomeno?
Tale fenomeno non nasce oggi, la differenza è che ora occupa l’attenzione dei media e non può più essere nascosto e nessuno può fare più finta di nulla. I dati presentati sull’inquinamento delle falde acquifere profonde nel giuglianese, nel litorale domitio o il caso dei campi avvelenati nella zona tra Acerra e Caivano, ora li conoscono tutti e bisogna agire, senza scuse.

In che modo?
Nelle scorse ore è stato firmato un protocollo importante contro i roghi tossici, il "Patto per la Terra dei Fuochi", stimolato dall’Amministrazione con l’approvazione di una delibera di stanziamento di 500mila euro per le bonifiche dei siti di sversamento illecito. La nostra Amministrazione ha sempre avuto molta attenzione verso tale battaglia e il protocollo rappresenta un punto di partenza per contrastare gli atti criminali contro l’ambiente e salvaguardare la salute dei cittadini. C’è innanzitutto bisogno che le Istituzioni e le Forze dell’ordine cooperino per bonificare, controllare e contrastare i fenomeni di sversamento in particolare dei rifiuti industriali che continuano ancora oggi ad arrivare dal nord al sud.

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L’introduzione dell’inserimento del reato ambientale nel codice penale, come da lei annunciato negli ultimi giorni, potrebbe essere molto importante.
Sono anni che proviamo a far approvare dal Parlamento il reato ambientale nel codice penale, senza mai riuscirci e ora che c’è una maggioranza al governo enorme si potrebbero attuare riforme importantissime.

Sempre che il governo duri….
Speriamo che facciano in fretta infatti. L’inasprimento delle pene e l’inserimento del delitto ambientale nel codice penale è una richiesta che noi ambientalisti e amministratori sensibili a queste tematiche sosteniamo da anni senza riuscirci. Con il risultato che oggi per gli sversamenti abusivi le sanzioni amministrative previste non ci sono o sono minime anche se si viene beccati in flagranza di reato. Mentre invece vanno assolutamente inasprite le pene, senza pietà ed è questo il tema che abbiamo posto al governo e speriamo che si riesca ad attuare.

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Per quanto riguarda, invece, la situazione rifiuti a Napoli, la raccolta differenziata è al momento ferma intorno al 27%. Come si può arrivare a dati maggiormente rilevanti?
Lo scatto in avanti si può fare estendendo il porta e porta. Purtroppo per la mancanza di risorse finanziarie il nostro obiettivo è arrivare a 500 mila abitanti entro l’anno, mentre oggi siamo fermi a 300mila, che in realtà sono comunque tanti, più di una volta della città di Salerno. Dopo l’estensione a 500mila abitanti coinvolti nel porta a porta dovremmo fermarci, se non giungeranno altre risorse. Di questo abbiamo parlato con il ministro dell’Ambiente Orlando anche perché è nostro obiettivo superare il 60%.

E in attesa di ciò come intendete operare, avendo ormai accantonato l’idea dell’inceneritore a Napoli?
Sì, l’inceneritore di Napoli è ormai accantonato ed entro la fine del mese ci siamo impegnati con il ministro Orlando a presentare un piano alternativo di utilizzo degli impianti con l’obiettivo di recuperare materiale, grazie all’impiego di impianti a trattamento di umido e a selezione meccanica. Utilizzando quindi un’impostazione completamente diversa del rifiuto che va riutilizzato e non distrutto. (da NapoliToday)

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