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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Italia

Terremoto Centro Italia, l'Ingv: "Sequenza non ancora conclusa"

Dal sisma un monito a non perdere la memoria storica cui è legata la pratica del "buon costruire". La distruzione colpa dell'uomo: "Ad Amatrice case di scarsa qualità nonostante l’area fosse stata classificata sismica già nel 1915"

Tutto era iniziato la notte del 24 agosto 2016 con il terremoto di magnitudo 6.0 che cancella Amatrice. Il 18 gennaio 2017 l'ultima forte scossa ma secondo gli esperti dell'Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia "la sequenza sismica che ha interessato l’Appennino centrale non è ancora conclusa".

Come rilevano dall'Ingv l'area compresa tra Camerino e L’Aquila è ancora oggi interessata da una sismicità persistente che presenta un rilascio di energia maggiore rispetto a quanto accadeva prima del 24 agosto 2016.

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La sismicità da luglio 2016 all’interno del rettangolo di coordinate lat. 42.4 – 43.2, lon. 12.6 – 13.9

In totale, l’INGV ha localizzato nell’area della sequenza sismica più di 110.000 eventi sismici. I giorni e le ore con il maggior numero di terremoti sono quelli che seguono le scosse più forti: il 24 agosto 2016 ad Amatrice, il 26 ottobre a Visso è stato registrato un terremoto di magnituro 5.9, il 30 ottobre 6.5 a Norcia.

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Il terremoto del 24 agosto ha causato delle evidenti deformazioni anche in superficie ma la distruzione che si è rilevata è sopratutto causata dall'uomo. Come spiegano dall'Ingv la scossa del 24 agosto 2016 ha colpito un’area con una edilizia prevalentemente povera e quindi di scarsa qualità in termini di risposta antisismica. Ciò nonostante l’area fosse stata classificata sismica già nel 1915.

La quasi totalità dei centri storici ha mostrato un livello di danneggiamento gravissimo (pressoché totale ad Amatrice, Pescara del Tronto, Saletta, Illica o Casale). Ma l’elevata vulnerabilità degli edifici è in parte dovuta alla perdita della "memoria sismica", a cui è legata la pratica del "buon costruire".

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"Il lungo tempo trascorso dagli ultimi terremoti disastrosi dell’area, nel 1639 e 1703, ha fatto sì che le accortezze costruttive adottate in passato andassero perdute - rilevano dall'Ingv - Prova ne è che gli edifici nella zona di Norcia e nell’appennino umbro-marchigiano, già colpiti nel 1979 e nel 1997, pur rimanendo fortemente danneggiati, hanno mostrato una risposta antisismica superiore, grazie ad efficaci interventi di ristrutturazione ed adeguamento".

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