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Venerdì, 19 Aprile 2024
TERREMOTO L'AQUILA

Terremoto L'Aquila, tutti assolti gli scienziati della commissione "Grandi rischi"

Assolti in via definitiva sei scienziati componenti della commissione "Grandi rischi" riunitasi il 31 marzo 2009 a L'Aquila, sei giorni prima del terremoto che causò 309 vittime

La IV Sezione penale della Corte di Cassazione ha assolto in via definitiva sei scienziati componenti della commissione "Grandi rischi" riunitasi il 31 marzo 2009 a L'Aquila, sei giorni prima del terremoto che causò 309 vittime. Confermata invece la condanna a due anni per l'ex vice capo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis. I sette componenti erano imputati di omicidio colposo plurimo e lesioni plurime. Erano accusati di aver fornito rassicurazioni alla popolazione di L'Aquila nei giorni precedenti al sisma del 6 aprile.

Questo il risultato dell'analisi dei ricorsi presentati dalla procura generale dell'Aquila contro l'assoluzione dalle accuse di omicidio e lesioni colpose plurime di Giulio Selvaggi, Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Claudio Eva e Michele Salvi e il ricorso dell'ex vice capo della protezione civile Bernardo De Bernardinis, condannato a due anni con la sospensione e la non menzione. In primo grado, il 22 ottobre 2012, erano stati tutti condannati a 6 anni.

PARENTI - "Non è stata fatta giustizia. La condanna di De Bernardinis è insufficiente per chiudere il caso. Io sono un avvocato, so che dopo la Cassazione è finita, adesso si è chiusa anche la speranza". Questo il commento di Maria Grazia Piccinini, madre di Ilaria Rambaldi, morta a 25 anni nel terremoto di L'Aquila, dopo la sentenza della Cassazione. "Oggi viene confermato che lo Stato italiano a livello di Protezione civile a L'Aquila ha sbagliato e che noi non eravamo dei visionari", ha detto invece Vincenzo Vittorini, che nel terremoto del 2009 ha perso la moglie e un figlio: "È importante aver messo una pietra miliare. Proprio oggi a L'Aquila è iniziato il processo a Bertolaso e le connessioni Bertolaso De Bernardinis ormai sono sotto gli occhi tutti".

IL PROCESSO - Contro le assoluzioni hanno fatto ricorso in Cassazione anche le parti civili, tra le quali i familiari delle vittime e il Comune dell'Aquila. Nella sua requisitoria il sostituto procuratore generale della Cassazione, Maria Giuseppina Fodaroni, aveva chiesto di confermare le sei assoluzioni e la condanna di De Bernardinis. La Presidenza del Consiglio, come responsabile civile della Commissione Grandi rischi, ha fatto ricorso contro la condanna di De Bernardinis.  Un momento importante per la città visto che il 10 novembre 2014 era arrivata l'assoluzione dalla Corte d'Appello per coloro che il 31 marzo 2009 si erano riunite a L'Aquila, pochi giorni prima di quel terribile 6 aprile, quando il terremoto devastò il capoluogo abruzzese e uccise 309 persone. 

6 aprile 2009: il crollo de L'Aquila

I PARENTI DELLE VITTIME - Ieri fuori dalle porte della Cassazione a Roma sono riuniti i cittadini aquilani in attesa della sentenza: un gruppo di ragazzi ultras dell'Aquila hanno manifestato davanti al Palazzaccio con uno striscione. Stesi nella piazza magliette bianche, una per ciascuna delle 29 giovani vittime al centro del processo. "Seguire i lavori in Cassazione è stato lungo e straziante. Una lunga attesa ma anche un modo per stringerci attorno ai parenti delle vittime. Dal terremoto a oggi c'è stata come una volontà di riscrivere quella storia" ci dice Alessandro Tettamanti, giornalista e attivista del comitato 3e32. 




 
LA VITA A L'AQUILA - A sei anni dal terremoto la vita a L'Aquila continua a essere difficile: "Il problema è l'idea di città con cui si sta ricostruendo: non è sostenibile né ora né per il futuro. Viviamo sospesi, senza punti di riferimento o di aggregazione, senza un'identità" continua Tettamanti - La ricostruzione è partita ma nelle periferie, i centri storici (anche quelli dei paesi del cratere) sono ancora un cumulo di macerie. Tutto è scollegato e la qualità della vita è sempre più bassa: mezzi di trasporto inefficienti, rete viaria senza una logica. Siamo diventati una grande periferia senza centro: in qualche modo con amarezza ci stiamo adattando al peggio". 

6 aprile 2009: il crollo de L'Aquila

Quell'emergenza post terremoto non ha mai lasciato le strade de L'Aquila: "E' come se fossiamo stati un esperimento di un modello politico che adesso vediamo perpetuato in tutto il Paese, anche dal governo Renzi: emengenza, commissariamenti, niente partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, grandi annunci. La vita dopo il terremoto non ha mai avuto una programmazione anche se dopo sei anni ovviamente avremmo il diritto sacrosanto di vivere meglio, tutti i giorni. C'è una generazione che sta nascendo e crescendo tra le macerie e tutti siamo costantemente stressati: dalla crisi, dall'emergenza continua, da questa gigantesca periferia senza servizi. Sembra che non ci siano più aquilani, visto che siamo sempre più digregati" conclude Tettamanti. 

IL PROCESSO A BERTOLASO - Ora si aspetta il 4 marzo, quando verrà letta la sentenza di primo grado del processo che vede coinvolto Guido Bertolaso. Le accuse per l'ex capo della Protezione Civile sono di omicidio colposo plurimo: "Il rinvio nelle aule del tribunale dell'Aquila è stato deciso per dare modo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - cui fa capo il Dipartimento di protezione civile e citata nel processo come responsabile civile - di studiare tutte le carte in vista del dibattimento. Per il processo a Bertolaso si sono costituite 20 parti civili".
 

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