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Venerdì, 19 Aprile 2024
Giustizia

L'Aquila: le mazzette per ricostruire le chiese e la rabbia della città

Cinque ordinanze di custodia cautelare, due in carcere e tre ai domiciliari. Le accuse sono di corruzione, falso, turbativa d’asta, millantato credito. Tra i coinvolti del provvedimento Luciano Marchetti, ex vicecommissario ai Beni culturali

Si chiama "Betrayal" l'operazione che ha portato alla luce un giro di mazzette nell'ambito della ricostruzione post-terremoto dei beni culturali ed ecclesiastici nel centro storico de L'Aquila.

Così la Procura ha emesso cinque ordinanze di custodia cautelare, due in carcere e tre ai domiciliari, per l’ex vicecommissario ai Beni culturali alla ricostruzione Luciano Marchetti, Alessandra Mancinelli, funzionaria del Mibac e tre imprenditori, Nunzio Massimo, Vinci, Patrizio Cricchi e Graziano Rosone. Inoltre in tutt'Italia sono in corso una ventina di perquisizioni.

Marchetti era ex numero due dell’allora commissario ai Beni culturali alla ricostruzione Guido Bertolaso, al momento libero professionista che si occupa di progetti per le opere pubbliche.

Contestati i reati di corruzione, falso, turbativa d’asta, millantato credito ed emissione e utilizzo di fatture inesistenti. Intercettazioni telefoniche e ambientali avrebbero inchiodato gli accusati. Ci sarebbe anche un video che testimonia lo scambio di una tangente dell'1% sui 19 milioni necessari per la ricostruzione di una chiesa, avvenuto in un'automobile.

Figura chiave della vicenda ricostruita dagli inquirenti sarebbe proprio Marchetti che avrebbe firmato degli incarichi da progettista mentre era ancora in carica come vicecommissario. I beni coinvolti invece sono due chiese distrutte dal terremoto del 2009: le Anime Sante in Piazza Duomo e Santa Maria Paganica.

LE REAZIONI IN CITTA' - Sulla vicenda arriva anche il commento del sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente: "L'amministrazione comunale riconferma la più totale fiducia nei tutori della legalità e ribadisce la massima collaborazione nell'espletamento del loro lavoro. Tutti insieme lo dobbiamo non solo agli aquilano, ancora sofferenti, ma soprattutto all'Italia".

C'è anche chi di fronte allo scandalo non si stupisce: "Abbiamo denunciato la speculazione dietro alla ricostruzione sin dal 2009. All'epoca il commissario era Bertolaso, un suo vice Gabrielli che ci ha denunciato per le iniziative che avevamo organizzato e l'altro era Marchetti" ci spiega Mattia di 3e32, il comitato che dal terremoto si batte per una ricostruzione fatta secondo le necessità di territorio e cittadinanza.

La responsabilità non è soltanto del governo centrale ma anche delle amministrazioni locali: "Da parte loro non c'è mai stata coerenza. Sostenevano il nostro movimento, venivano alle nostre manifestazioni ma continuavano ad accogliere nella nostra città e in tutto il cratere del terremoto personaggi come Gianni Letta e Guido Bertolaso, alimentando questa narrazione messiaca come se la ricostruzione fosse un regalo e non un diritto di tutti coloro che hanno subito i danni del terremoto".

La ragione di questo atteggiamento, secondo il comitato, sta negli interessi che starebbero dietro alla ricostruzione in Abruzzo: "C'è stata più speculazione che voglia di venire incontro alle esigenze del cittadino. La 'ricostruzione', che adesso scopriamo coinvolge anche i beni culturali, è stato tutto un sistema di potere da cui le istituzioni locali non si sono dissociati e che non hanno denunciato".

Dopo tanti anni ancora c'è molto lavoro da fare: i progetti sono pronti ma manca la possibilità di bloccare i fondi per la ricostruzione. Così tutto procede a rilento: "Ci sono voluti cinque anni per far partire i primi cantieri e questo è sicuramente un frutto delle nostre battaglie. Ma si sta lavorando solo sull'asse centrale del centro città e niente è partito nei 55 comuni coinvolti. Inoltre mancano ancora i fondi reali perché il patto di stabilità li ha vincolati, nonostante siano finanziamenti per un intervento di emergenza. Quindi i progetti ci sono ma non c'è la disponibilità economica. Basterebbe dire che i fondi non venissero conteggiati nel patto di stabilità e la situazione si sbloccherebbe" conclude Mattia.

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