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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'anniversario

Sei anni dal sisma che sconvolse il Centro Italia: come procede la ricostruzione

Alle 3,36 del 24 agosto 2016 una scossa di magnitudo 6.0 ha raso al suolo i Comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata, provocando la morte di 299 persone, oltre a ingenti danni a case, strade ed edifici pubblici. I lavori sono ripartiti ma manca ancora la prevenzione sismica

Il 24 agosto del 2016, alle ore 3.36 del mattino, il Centro Italia è stato devastato da uno sciame sismico, che ha letteralmente raso al suolo i Comuni di Amatrice e Accumoli, in provincia di Rieti, e di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. A causare maggiori danni è stata la scossa di magnitudo 6.0, l'apice di quello che l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha definito la sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso. L'epicentro viene registrato tra Accumoli e Arquata del Tronto, due Comuni distanti pochi km tra Lazio e Marche: considerati il periodo e l'orario, sono moltissime le persone colte dal terremoto durante il sonno, mentre intere frazioni si sgretolano e le case crollano.

Sotto le macerie restano 299 vittime: 237 ad Amatrice, 51 ad Arquata (quasi tutte nella frazione di Pescara) e 11 a Accumoli. Siamo nel culmine della stagione turistica, nei territori colpiti si trovano visitatori ed ex residenti tornati nelle seconde case per la stagione estiva. Ingenti i danni a case, edifici pubblici, imprese, strade, beni culturali non solo nei tre Comuni, ma anche nei centri vicini, e anche in Umbria (la stessa notte viene registrata una scossa di magnitudo 5.4 a Norcia) e Abruzzo. Famiglie spezzate, rimaste senza nulla, che si sono trovate a dover affrontare una situazione di emergenza estrema, che sei anni dopo ancora non è stata risolta. 

A sei anni dal terremoto: come va la ricostruzione

A che punto siamo con i lavori di ricostruzione? Dopo essersi sbloccata nel 2020, la ricostruzione nel Centro Italia dopo i terremoti del 2016-2017 è entrata in una fase matura. Negli ultimi due anni sono stati aperti 10mila cantieri dell’edilizia privata, mentre per quanto riguarda gli interventi pubblici 365 sono le opere terminate e altre 315 oggi in fase di cantiere. "Risultati che solo un difficilissimo contesto esterno, segnato dalla pandemia, dall’esplosione dei prezzi, dalla saturazione del mercato edilizio, dalle conseguenze della guerra, ha impedito fossero ancora più consistenti". Secondo il Rapporto 2022, presentato dal Commissario Straordinario Giovanni Legnini in videoconferenza a sei anni dai terremoti che hanno distrutto il centro Italia, a fronte di 14.234 decreti concessi, ed altrettanti cantieri autorizzati, al 30 giugno scorso risultavano conclusi 7.256 cantieri privati (4.684 nelle Marche, 1.113 in Umbria, 773 in Abruzzo e 686 nel Lazio) con la consegna di 16mila singole unità immobiliari. A fronte di un danno complessivo stimato in 26,5 miliardi di euro, Amatrice è il comune con i maggiori danni, per oltre 1,3 miliardi di euro, seguita da Camerino con 1,2 miliardi di danni, e da Norcia, con 1,1 miliardi. Per la ricostruzione privata, nel complesso, si registravano a fine giugno scorso 22.700 richieste di contributo per 7,6 miliardi di euro, delle quali 14.234 approvate con 4,3 miliardi di contributi concessi. Le domande di contributo già avviate rappresentano il 45% di quelle attese in termini numerici ed il 39% in valore. Negli ultimi due anni le richieste sono raddoppiate e i contributi concessi triplicati.

Terremoto ad Amatrice (Foto Ansa)

Anche gli interventi pubblici registrano passi avanti importanti. La spesa effettiva, grazie anche alle procedure veloci delle Ordinanze speciali per i comuni più colpiti, è arrivata a luglio a 768 milioni di euro, rispetto ai 559 di fine 2021 e i 265 milioni di fine 2020. Nel giro di un anno, considerando anche i lavori sulle chiese ("procede spedito anche il cantiere simbolo, quello della basilica di San Benedetto a Norcia", ha sottolineato Legnini), il numero dei cantieri pubblici chiusi è salito da 151 a 365. Quello dei cantieri aperti, 316, è raddoppiato, ed è destinato a crescere sensibilmente entro la fine del 2022, sia per l’avanzamento della programmazione, che oggi vede quasi un miliardo di interventi in fase di progettazione e sempre più vicini alla cantierizzazione, sia per l’avvio concreto, entro dicembre, dei 525 interventi previsti nel cratere da NextAppennino, il Fondo complementare al Pnrr per le aree sisma 2009 e 2016.

Entro la fine dell’anno si prevede che possano essere attivi circa 500 cantieri della ricostruzione pubblica e delle chiese. A questi si aggiungeranno quelli degli oltre 500 interventi finanziati dal Fondo complementare al Pnrr nazionale per le aree sisma 2009 e 2016, NextAppennino, che accompagna la ricostruzione fisica degli edifici e delle infrastrutture danneggiate dai terremoti. Gli interventi della prima parte del programma, che prevede investimenti sulle infrastrutture stradali e ferroviarie, la rigenerazione urbana, la conservazione dei beni culturali, lo sport, il turismo, e che riguardano l’area del cratere 2016, sono 525, per un valore di 626 milioni di euro. Secondo il cronoprogramma stabilito con un decreto del 2021 del Ministero dell’Economia e delle Finanze, entro la fine del mese di dicembre 2022 tutti gli interventi previsti dovranno essere messi in opera, con la consegna e l’avvio dei relativi cantieri.

Si attendono altre 28mila richieste di contributo da parte dei privati, occorre realizzare 4.300 interventi pubblici ed impostarne quasi altri duemila nuovi. Le nuove procedure e le semplificazioni introdotte garantiscono oggi un buon funzionamento della macchina della ricostruzione, e un ulteriore passo avanti per consolidare e rendere più efficiente e veloce questo difficilissimo processo, potrà arrivare dal Testo Unico della ricostruzione privata, atteso ad ottobre, e dalla nuova piattaforma telematica per la gestione delle pratiche, che da gennaio 2023 sostituirà quella attuale, ormai obsoleta. Oggi, conclude il Rapporto, le risorse garantite da NextAppennino, 1 miliardo e 780 milioni, dei quali 700 sotto forma di incentivi ai nuovi investimenti delle imprese, possono rappresentare un ulteriore volano alla crescita e allo sviluppo dell'Appennino Centrale, oltre la ricostruzione materiale degli enormi danni causati dai terremoti.

"Continua a mancare la prevenzione sismica"

In occasione del sesto anniversario del terremoto che ha sconvolto il centro Italia, il geologo Antonello Fiore, presidente nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale, ha voluto porre l'accento sulla continua assenza di prevenzione sismica: "Nemmeno un’ora di silenzio al giorno basterebbe per commemorare ogni tragedia nel nostro Paese. Nella zona dell’Appennino centrale il 24 agosto del 2016 si verificò un terremoto di magnitudo Richter pari a 6.0 con l’epicentro in provincia di Rieti, nel comune di Accumoli, ma con ripercussioni anche nelle province di Perugia, Ascoli Piceno, L’Aquila e Teramo. Un terremoto questo che darà inizio alla sequenza di terremoti dell’Appennino centrale nota anche come sequenza sismica del centro Italia 2016-2017 di Amatrice, Visso (evento sismico del 26 ottobre 2016), Norcia (evento sismico del 30 ottobre 2016) e Campotosto nell'Aquilano (eventi sismici del 18 gennaio 2017).Risentirono fortemente del terremoto del 24 agosto i comuni di Accumoli, Amatrice, Arquata del Tronto, quelli più vicini all’epicentro".

"Prima e dopo" il sisma: Amatrice è distrutta

 "A sei anni dal terremoto del 24 agosto 2016 - rimarca - non un minuto, e nemmeno un’ora al giorno di silenzio basterebbe per commemorare non solo le vittime ma la sofferenza che ancora oggi avvolge con una stretta crudele i sopravvissuti, i superstiti che hanno deciso di non andare via dalla loro terra. Una stretta crudele che alimenta la sua forza nella mancata prevenzione sismica". "Tolti isolati casi, i ritardi accumulati nella ricostruzione hanno generato nelle popolazioni locali un diffuso malessere con la desolazione - continua Fiore -  la stanchezza, la frustrazione, la sfiducia e l’esasperazione a dominare gli stati d’animo; malessere che si avverte anche nelle istituzioni locali.Quello che dobbiamo ricordare è che la zona è ad altissima pericolosità sismica come gran parte della catena appenninica. La stessa area era stata colpita da forti scosse di terremoto nel passato. I principali terremoti storici sono avvenuti nel 1639 (magnitudo 6.2), 1646 (magnitudo 5.9) e nel 1703 (magnitudo 6.9); ma oltre alle vittime, quello che purtroppo dobbiamo ricordarci nel nostro Paese è che manca la prevenzione del rischio".

"Una prevenzione sismica - fa ancora presente - annunciata dopo ogni forte terremoto e mai attuata; una circostanza che è alimentata dall’assenza di terremoti nell’arco del mandato politico, come in questo caso, tanto che nei programmi elettorali nessun partito candidato a guidare il Paese per i prossimi 5 anni pone come punto del proprio programma la prevenzione sismica ragionata e basata su priorità per la mitigazione del rischio sismico". 

La Croce Rossa: "Ricostruiamo il senso di comunità"

"La terra trema… poi solo paura, sbandamento, grida, il fiato che manca. La vita 'normale', quella di tutti i giorni, spazzata via in un attimo. A sei anni di distanza dal terremoto che colpì l’Italia centrale il 24 agosto del 2016, la Croce Rossa Italiana ha deciso di rivivere quei terribili momenti con un video che raccoglie le emozioni e le parole di Emily e Ambra (Arquata); Daniele e Lucia (Amatrice); Clara, Gianni e Marilena (Norcia); Miro, Francesco e Maria (da altre città abruzzesi)". Lo comunica in una nota la Croce Rossa Italiana. "Una comunità resiliente - continua la nota - privata di affetti, case, lavoro che, all’indomani del terremoto, ha iniziato un cammino tutto in salita ma con il costante supporto di donne e uomini della Cri. I Volontari della Croce Rossa Italiana, infatti, sono stati una presenza fissa per le popolazioni colpite dal sisma, hanno teso loro la mano, regalato un sorriso, un abbraccio, un segnale di speranza".

Tra il 2019 e il 2022 con il progetto "Sentieri di prossimità", la Croce Rossa Italiana ha impegnato un team di psicologi e assistenti sociali per fornire assistenza diretta alle persone delle aree terremotate. 7.051 i soggetti coinvolti nell’iniziativa, di cui 1.140 in Abruzzo, 306 nel Lazio, 3.201 nelle Marche e 2.404 in Umbria. 21 le attività realizzate per favorire l’aggregazione sociale e supportare bambini e adulti nell’ambito di questa iniziativa.

"Gli anniversari - ha sottolineato Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana - servono certamente a ricordare ma anche a ringraziare tutte le donne e gli uomini della Croce Rossa che, dal 2016, sono presenti nei territori colpiti dal sisma. Non abbiamo mai lasciato sole le popolazioni del Centro Italia e non lo faremo in futuro. Vogliamo contribuire a ricostruire il senso della comunità, non solo gli edifici. Per fare questo, sin da subito oltre alle tante opere realizzate dalla Cri attraverso l’Unità di Progetto Sisma Centro Italia, è stato avviato un percorso di dialogo con il territorio. Solo grazie ad un vero ascolto dei bisogni e delle aspettative di chi ha vissuto il dramma, in particolare i più vulnerabili, si può realizzare qualcosa che sia veramente funzionale alla rinascita, qualcosa capace di ricucire il tessuto sociale strappato".

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