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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

La notte nella tendopoli di Amatrice tra le famiglie di sfollati

Quaranta tende e in ognuna un nucleo familiare, strade vuote e zone rosse. I volontari: "Siamo a disposizione della popolazione facciamo anche amicizia con la gente, che ha bisogno di conforto"

La notte ad Amatrice c'è un silenzio impressionante. Il circo mediatico si ferma, i giornalisti, cameraman e fotografi lasciano la cittadina rimasta in macerie dopo il terribile terremoto. Per le strade non c'è nessuno: chilometri e chilometri di strade di curva di montagna prima di arrivare al campo base di Amatrice, poco fuori dalla zona rossa. Per arrivare a ciò che rimane di uno dei borghi più belli d'Italia occorre fare il giro del Lago Campotosto, passando per Aringo, Poggio Cancelli e poi San Cipriano ed Amatrice. 

A mezzanotte comincia a calare il buio. Gli sfollati si rinchiudono nelle tende. Nei quaranta tendoni gestiti dalla Protezione Civile ci sono solamente i volontari che fanno su e giù per i diversi settori. "Siamo a disposizione della popolazione - spiegano - facciamo anche amicizia con la gente, che ha bisogno di una parola, di un conforto". La prima strada, gli 'ospiti della tendopoli', la chiamano Via della Speranza: "Qui si sta bene, c'è un po' freddino la notte ma siamo vivi e questo è importante". All'ingresso c'è un grande cartello: "Accoglienza-Ingresso popolazione". Alcuni volontari della Protezione Civile controllano chi entra e chi esce. Sono tutti registrati. C'è una schiera di bagni chimici, una cucina mobile che sforna pasti a ritmo continua. In ognuna delle 40 tende c'è un nucleo familiare. 

Terremoto, sfollati nelle tendopoli (Ansa)

"Io sono qui con mia figlia. Siamo vivi per miracolo - racconta un uomo - la casa di fronte è venuta addosso alla mia e sono riuscito a uscire dal tetto, camminando sulle macerie. Mi sono subito messo ad aiutare e scavare con le mani". La notte scorre. Ma ad ogni movimento c'è un sussulto, qualcuno si sveglia, si gira nel letto: è una nuova scossa. "Ormai non ci facciamo più caso" dicono dal campo

La mattina alle sei cominciano i primi movimenti: chi si sgranchisce le gambe, chi passeggia pensando al nuovo giorno che si apre con tutte le sue incognite, chi si mette in coda per la colazione. Un nuovo giorno si apre. Intanto, anche nella notte, i soccorritori continuano a scavare, nella zona rossa, ma oramai le speranze di trovare qualcuno ancora in vita sono nulle.

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