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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'allerta / Roma

Dall'Italia la propaganda per la jihad: sui social le istruzioni per bombe e attentati

In manette un 37enne. avvistato più volte nella zona del Vaticano. Avrebbe scambiato materiale per la propaganda dello Stato islamico

Avrebbe usato il web per divulgare il messaggio dell'Isis e fare proseliti dall'Italia rilanciando anche istruzioni per la costruzione di bombe. Con l'accusa di essere un "combattente virtuale" i carabinieri del Ros hanno arrestato un 37enne di origini egiziane. Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Roma, che ha chiesto e ottenuto un'ordinanza di custodia cautelare ipotizzando i reati di partecipazione a un'associazione con finalità di terrorismo internazionale e addestramento con finalità di terrorismo. 

L'uomo, secondo quando ricostruito, avrebbe agito nell'ambito della cosiddetta "jihad della penna" rilanciando il materiale jihadista a una vasta comunità virtuale di utenti. E lui stesso era parte di un circuito composto "da simpatizzanti, membri effettivi e anche veri e propri combattenti del Daesh, denominato 'Casa Mediatica Roma'". L'attività virtuale dell'uomo ha destato particolare allarme perché la sua presenza è stata segnalata "assieme a un altro co-indagato, come frequentatore dell’area turistica del Vaticano".

Lo Stato islamico, spiega il Ros, "con la disseminazione di prodotti mediatici di natura apologetica, di video ad alta valenza evocativa e di aggiornamenti sui 'successi' delle campagne di insorgenza nei territori di conflitto, può continuare a sopravvivere, cooptando sotto la propria bandiera ideologica il maggior numero di aderenti, i quali sono chiamati a colpire nei territori di origine, anche in Occidente. Tale strategia ha la duplice finalità di combattere i miscredenti (coloro che non professano la religione musulmana) e gli apostati (coloro che non professano il salafismo-jihadista, quindi compresi i regimi del mondo musulmano, giudicati corrotti) e di vincere la contesa globale contro il proprio rivale di maggiore consistenza, vale a dire al-Qaeda". 

Secondo gli investigatori "in questo modo, le pagine social media maggiormente esposte al pubblico venivano inondate di messaggi violenti e di propaganda jihadista, con la finalità da un lato di esaltare i sostenitori del jihad e dall'altro di attrarre la platea di coloro che per la prima volta si affacciano a questa errata interpretazione dell'lslam". Come ricostruiscono i carabinieri del Ros, l'indagato, "grazie all'accesso che gli era garantito a canali Telegram gestiti dagli organismi mediatici ufficiali di Stato Islamico, avrebbe più volte condiviso con altri utenti documenti di vero e proprio addestramento militare, attraverso i quali ha impartito istruzioni sul maneggio delle armi da fuoco, sulla fabbricazione di ordigni esplosivi improvvisati e sulle procedure operative e tattiche per la messa in atto di attacchi terroristici". 

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