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Martedì, 23 Aprile 2024
La querela

Tweet sulle bare di Bergamo: i parenti delle vittime denunciano Tommaso Montesano

Il giornalista di Libero nella bufera per il paragone con il caso del lago della Duchessa ai tempi del sequestro Moro

L'associazione che tutela i parenti dei morti di covid nella Bergamasca ha presentato alla procura di Bergamo una denuncia nei confronti del giornalista di Libero Tommaso Montesano - figlio dell'attore Enrico, noto per le sue posizioni no vax - per aver paragonato, con un tweet, la tragedia delle bare trasportate dai camion dell'esercito al caso del lago della Duchessa ai tempi del sequestro Moro. "Le bare di Bergamo stanno al covid come il lago della duchessa sta al sequestro Moro". Questa la frase incriminata.

Montesano junior fa riferimento al lago divenuto noto per un tentativo di depistaggio avvenuto nel 1978 durante il sequestro di Aldo Moro, presidente della Democrazia cristiana all'epoca dei fatti. Come a dire che quei morti sono stati un'invenzione, un depistaggio da parte di non si sa bene chi per convincere l'opinione pubblica di una cosa che non sarebbe mai esistita. Un'allusione troppo pesante per passare inosservata. Il post, poi cancellato, ha provocato una marea di reazioni. 

Ora l'associazione chiede che si proceda quantomeno per diffamazione aggravata: "È piuttosto evidente il gravissimo vilipendio alla memoria e alla dignità di migliaia di vittime e dei loro familiari". La querela è stata presentata a nome dell'avvocato Consuelo Locati, che rappresenta il team di legali che assiste circa 500 familiari delle vittime del covid nella Bergamasca, la zona dell'Italia più colpita durante la prima ondata della pandemia. In quattro pagine si sostiene che Montesano, con il tweet pubblicato la sera di due giorni fa, assieme "all'ormai tristemente nota immagine dei camion dell'esercito che nei mesi di marzo e aprile 2020 hanno trasportato i feretri" da Bergamo ai forni crematori di altre città e regioni, ha commesso "un gravissimo vilipendio alla memoria e alla dignità" di migliaia di morti e dei loro parenti, tra cui lo stesso legale che ha perso il padre.

Inoltre, si sottolinea nell'atto, "è palese l'intento vergognosamente offensivo e diffamatorio" di Montesano "teso a negare una delle verità storiche più tristi del dopoguerra e ad offendere non solo la sottoscritta ma anche la memoria di quei feretri, di quelle vittime morte nell'abbandono dai propri cari" e a cui era stata "negata la dignità della sepoltura". Secondo la denuncia, il fine sarebbe stato non solo "infamare, diffamare e screditare le vittime e la loro memoria, e con esse il dolore di tutti i familiari", ma anche "abbracciare teorie negazioniste pericolose anche sotto il profilo dell'incitamento all'odio e della stessa salute pubblica".

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