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Sabato, 20 Aprile 2024
Diritti negati / Torino

Stop alla registrazione al Comune dei bimbi con due mamme o due papà: "Illegale"

Torino aveva fatto da apripista, adesso la brusca frenata. Il sindaco: "Costretti dopo comunicazione del prefetto. E' una violenza, sono amareggiato"

Il Comune di Torino interrompe da oggi 23 marzo, in via cautelativa, la registrazione degli atti di nascita dei figli delle coppie dello stesso sesso. Ad annunciarlo, non senza polemica, è il sindaco Stefano Lo Russo. Il primo cittadino spiega di essere stato costretto allo stop dopo una comunicazione ufficiale da parte della Prefettura, come riporta TorinoToday.

"Il prefetto - racconta Lo Russo - mi ha comunicato ufficialmente che l'eventuale trascrizione della registrazione dei figli delle coppie omogenitoriali costituisce violazione di legge e quindi con molto rammarico anche personale siamo costretti a interromperle. Sono molto amareggiato per quella che ritengo una violenza". "Nella comunicazione del prefetto - spiega ancora Lo Russo - si evidenzia che il sindaco, in quanto ufficiale di stato civile, agisce come ufficiale di Governo e non come titolare di un potere proprio e come tale è sottoposto a dipendenza gerarchica dal ministero dell'Interno. Deve, quindi, attenersi al dispositivo di legge e questo fatto rende non più percorribile, in attesa del pronunciamento della Cassazione, la registrazione dei figli delle coppie omogenitoriali. L'interruzione è stata fatta in chiave cautelativa dell'ente e delle famiglie in attesa".

Torino è stata la prima città italiana a scrivere all'Anagrafe i bimbi di copie omogenitoriali. Era il 2018. quando tre coppie - una composta da due uomini e due composte da due donne - hanno registrato i propri figli. Il Comune si è recentemente costituito parte in giudizio in un contenzioso che riguardava una coppia di donne alle quali non era stato concesso di assegnare il secondo cognome al proprio figlio. La Corte d'Appello ha espresso giudizio negativo contro il Comune e adesso si attende la Cassazione.

Lo Russo non nasconde l'amarezza "Dietro questi commi e articoli di legge ci sono dei bambini e diventa difficile separare il coinvolgimento personale rispetto al ruolo istituzionale. Questo è uno di quei casi in cui essere sindaco è piuttosto scomodo". Per il primo cittadino la "registrazione è un atto di civiltà che priva i cittadini italiani di diritto. E' iniquo che un cittadino europeo a seconda del Paese in cui nasce abbia dei diritti o no. I tribunali italiani stano penalizzando la dinamica di riconoscimento perché non c'è una legge. È un problema squisitamente politico, l'assenza di una legge rende la responsabilità di queste scelte in capo ai sindaci e ai tribunali e questo non è corretto. Chi siede in Parlamento è spesso scollegato dalla vita del Paese".

Il Comune annuncia battaglia. L'assessore alle Politiche sociali, Jacopo Rosatelli, anticipa che è in programma un vertice con le associazioni "per cercare di capire come spostare il piano dell'iniziativa sul piano politico cercando di stimolare il nostro parlamento ad andare a legiferare e a dare un quadro di diritti per i bambini e le bambine anche in Italia che in questo momento sono di serie b".

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