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Martedì, 23 Aprile 2024
Mafia

Trattativa Stato-mafia: la procura chiama Napolitano al processo

C'è anche il nome del presidente della Repubblica tra i 178 testimoni che i pm palermitani vogliono ascoltare nel processo sulla trattativa. La procura vuol far chiarezza sul caso D'Ambrosio

Il processo sulla trattativa Stato-mafia è cosa seria. Tanto seria che nella lista di testimoni depositata dai pm Francesco Del Bene, Vittorio Teresi, Nino Di Matteo e Roberto Tartaglia, è stato inserito anche il nome del presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano tra i 178 test citati dalla procura di Palermo, chiamato in merito allo scambio di lettere del giugno 2012 con il consigliere Loris D'Ambrosio. In ordine “alle preoccupazioni espresse dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio  nella lettera del 18-6-2012 (pubblicata su “La Giustizia. Interventi del Capo dello Stato e Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. 2006 -2012”) concernenti il timore del dottor D’Ambrosio “di essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”, e ciò nel periodo tra il 1989 e il 1993”. Sono state queste le parole dei magistrati utilizzate nei testi consegnati alla Corte d’assise di Palermo.

NAPOLITANO CONTRO I GIUDICI

C’è il nome di Napolitano ma non mancano altri nomi illustri: il presidente del Senato, Piero Grasso, l’ex capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, Giuliano Amato. E non mancano i pentiti, una trentina in tutto. Una volta redatta, la lista passerà al vaglio proprio della Corte d’assise, attualmente guidata da Alfredo Montaldo, che si pronuncerà sulla ammissibilità dei nomi fatti dalla procura. Una volta ottenuto il semaforo verde, se sarà ottenuto, sarà fissata una data per la convocazione del titolare del Quirinale.

TRATTATIVA STATO-MAFIA: NAPOLITANO ATTACCA

GLI 11 IMPUTATI

LE LETTERE – I pm voglio far luce sul contesto storico e politico entro cui maturano le telefonate tra Nicola Mancino (oggi tra gli imputati) ed il consigliere giuridico del Colle. Conversazioni finite negli atti del processo sulla trattativa perché in quel periodo il cellulare dell’allora ministro dell’Interno era stato inserito nel ventaglio delle intercettazioni disposte dalla Procura di Palermo. Da qui, una volta che le conversazioni finirono sui giornali, ci fu uno scambio epistolare tra D’Ambrosio, morto per infarto nel luglio del 2012, e il capo dello Stato. In quelle lettere il consigliere assicurava di non aver mai “esercitato pressioni o ingerenze che, anche minimamente, potessero tendere a favorire il senatore Mancino”; Napolitano gli rispondeva: “colpiscono lei per colpire me”.

LA MORTE DI D'AMBROSIO

LE INTERCETTAZIONI – In una di queste conversazioni intercettate è stato menzionato anche l’attuale presidente del Senato, Pietro Grasso; ed è per questo motivo che l’ex procuratore nazionale antimafia sarà anch’esso ascoltato dai pm. In quel periodo inoltre furono intercettate anche alcune telefonate tra Mancino e Napolitano. Conversazioni che tuttavia non sono finite tra gli atti visto che la Corte Costituzionale ha ordinato la distruzione dei nastri, nonostante l'intercettazione fosse stata “indiretta” (il cellulare sotto controllo era quello di Mancino). Nastri per altro distrutti lo scorso aprile.

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