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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Treni, le dieci peggiori linee per i pendolari

Pochi treni, vecchi e con tariffe che continuano ad aumentare. L'analisi di Legambiente e la campagna "Pendolaria 2015" per comprendere come è la vita di chi viaggia ogni giorno per andare a lavoro: "Un vero e proprio incubo per 3 milioni di italiani"

Da qualche tempo la situazione del trasporto ferroviario del nostro Paese è divisa in due: il servizio di alta velocità e quello locale. I problemi di quei 3 milioni di pendolari iniziano proprio da qui: il trasporto locale è "un vero e proprio incubo", con pochi treni, spesso troppo vecchi e con tariffe che continuano ad aumentare. Una situazione di degrado che spinge spesso i cittadini all'uso della propria auto, che ha costi più alti ma soprattutto aumenta il traffico e l'inquinamento atmosferico. 

Per questo Legambiente con la sua campagna Pendolaria presenta un'anticipazione dell'analisi della situazione di maggiore disagio sulle linee ferroviarie italiane. Le ragioni della situazione che vivono i pendolari sono chiare: i treni sono troppo vecchi e sempre di meno. Attualmente sono circa 3mila e 300 i treni in servizio nelle regioni con convogli di età media pari a 18,6 anni, con differenze però rilevanti da regione a regione. Inoltre dal 2010 a oggi, complessivamente, si possono stimare tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale proprio quando nel momento di crisi è aumentata la domanda di mobilità alternativa più economica rispetto all'auto, anche se con differenze tra le diverse regioni.

LE DIFFERENZE REGIONALI - Tra il 2010 e il 2015 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 26% in Calabria, 19% in Basilicata, 15% in Campania, 12% in Sicilia. Mentre il record di aumento del costo dei biglietti è stato in Piemonte con +47%, mentre è stato del 41% in Liguria e del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento.

"Manca totalmente una regia nazionale rispetto a un tema che non può essere delegato alle regioni senza controlli. Anche perché da Berlusconi a Renzi, chi è stato al governo in questi anni ha una forte responsabilità rispetto alla situazione che vivono i pendolari" si legge nella nota di Legambiente. Rispetto al 2009 le risorse da parte dello stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% con la conseguenza che le regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, hanno effettuato in larga parte dei casi tagli al servizio e aumento delle tariffe.

"Il trasporto pendolare dovrebbe essere una priorità delle politiche di Governo - ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini - perché risponde a una esigenza reale e diffusa dei cittadini e perché, se fosse efficiente, spingerebbe sempre più persone ad abbandonare l’uso dell’auto con vantaggi ambientali, climatici e di vivibilità delle nostre città. Eppure, un cambio di rotta delle politiche di mobilità ancora non si vede". 

LE DIECI LINEE PEGGIORI - Secondo l'associazione ambientalista si può già con questi dati stilare una "classifica" delle peggiori linee da incubo del 2015. Si parte dalla Capitale. 

1) Roma-Lido - Maglia nera alla Roma-Lido di Ostia: il servizio ferroviario di questa linea suburbana gestita da Atac risulta totalmente inadeguato per i circa 100mila pendolari quotidiani. Il 2015 è stato un anno terribile, con un servizio che sembra peggiorare di giorno in giorno a causa di ripetuti guasti e problemi tecnici. Ad aggravare il tutto, il fatto che i pendolari di questa linea arrivati al Capolinea a Roma, spesso continuano il viaggio sulla linea B della metropolitana. Dove trovano un servizio indegno per una città europea, con attese che si attestano, in media, sui 15 minuti con picchi di 20-25, quando, a causa di guasti ai convogli o al sistema elettrico, il servizio non si ferma totalmente.

2) Alifana e Circumvesuviana - Secondo posto per la Campania: la ferrovia Alifana è stata nel 2015 al centro delle cronache per le lamentele da parte dei pendolari che si muovono verso Napoli dal casertano a causa di molteplici ritardi, soppressione di corse, ma soprattutto per la precarietà dei mezzi su cui viaggiano, privi di aria condizionata, con sediolini e carrozze antiquate e scarso servizio di pulizia. Su questa linea viaggiano ancora convogli diesel in attesa che finalmente si completi l'elettrificazione.

3) Chiasso-Rho - Si tratta di una linea, la S11, prolungata da Milano a Rho in occasione dell’Expo, che vede quotidianamente l’utilizzo da parte di quasi 50mila pendolari che lamentano frequenti ritardi e tempi di percorrenza paragonabili a quelli del secolo scorso (per fare 60 chilometri si impiega oltre un ora e mezza). Solo nel mese di settembre sono stati oltre 100 i ritardi collezionati, una media superiore ai 4 ritardi al giorno, anche nei weekend.

4) Verona-Rovigo - Lungo i 95 km che collegano Verona a Rovigo i disagi sono all'ordine del giorno. Su questa linea insiste un pendolarismo importante di studenti e lavoratori, ma è anche molto frequentato da turisti. Qui viaggiano mezzi lenti (55 km/h di media) e vecchi, su una linea a binario unico e dove manca ancora il completamento dell’elettrificazione nelle tratte Isola della Scala-Cerea e Legnago-Rovigo e i pendolari devono anche fare un biglietto diverso per il proseguimento da Rovigo a Chioggia.

5) Reggio Calabria-Taranto - Una linea fondamentale di collegamento tra le regioni del Sud che vede continui tagli e l'uso di treni sempre più vecchi, malgrado il ruolo fondamentale che potrebbe avere nel collegare gli oltre 40 centri urbani e turistici lungo il percorso. Da Reggio c’è un solo treno diretto al giorno, che ci mette 7 ore e 12 minuti a una velocità di 66 km/ora su una linea sostanzialmente vuota. Nel corso degli ultimi due anni la regione Calabria ha tagliato circa 20 milioni di euro al contratto di servizio con Trenitalia, già impoverito di molto negli anni precedenti. A partire dalla metà del 2014 è stata decretata la soppressione di ben 26 treni regionali, poi in seguito alle trattative, 10 corse sono state ripristinate, ma con notevoli riduzioni sulla linea Jonica e la Rosarno-Lamezia Terme Centrale via Tropea. I pendolari segnalano problemi anche nella scelta delle fermate.

6) Messina-Catania-Siracusa - Lungo i 177 km della linea che collega Messina a Siracusa, i treni viaggiano a una velocità media di 69 km/h passando per Catania, i disservizi più frequenti riguardano gli imprevisti tecnici, quasi sempre dovuti alla condizione dell'infrastruttura. Manca sempre una adeguata informazione ai viaggiatori in caso di interruzioni, guasti agli scambi, furti di rame. Su questa linea insiste la tratta Giampilieri-Fiumefreddo, il cui raddoppio per 42 km è previsto dal contratto di programma di RFI già dal 2000. Un’opera dal valore di 2,27 miliardi di euro che vede ad oggi un finanziamento di soli 49 milioni.

7) Taranto-Potenza-Salerno - Su questa linea di oltre 200 km di fondamentale importanza per i collegamenti interni tra Puglia, Basilicata e Campania, ma anche per i pendolari dei diversi centri lungo la linea, la situazione è ferma a 50 anni fa. I convogli non raggiungono i 50 km/h di velocità media e impiegano 1 ora e 47 minuti per collegare i 120 Km tra Potenza a Salerno, e 2 ore tra Potenza e Taranto (150 km). La beffa è che i ritardi sono all'ordine del giorno (quando i treni non subiscono soppressioni improvvise), nonostante la linea sia sostanzialmente vuota, visto che ci sono solamente 6 treni per direzione di marcia al giorno.

8) Novara-Varallo - Addio ai treni lungo la linea Novara-Varallo dal settembre 2014. C’è quindi chi sta peggio di altri, perché oggi l’unica speranza dei pendolari dell’area è che con l’inserimento della linea nel capitolato di gara d’appalto nel lotto del quadrante nord-orientale del Piemonte si veda una riapertura ed un rilancio del servizio. Ma è solo una possibilità e in ogni caso se ne riparlerà dopo il 2017.

9) Orte-Foligno-Fabriano - Su questa linea i pendolari aspettano da tanti anni che si dia seguito alle promesse di un potenziamento. Stiamo infatti parlando di un collegamento nazionale, tra Roma, l’Umbria e le Marche su cui sarebbero previsti investimenti in perenne ritardo e di cui beneficerebbe anche il servizio pendolare. Per ora la linea di 140 km continua ad avere molti tratti a binario unico, una media di velocità di 70 km/h, e i pendolari lamentano continui disagi a causa di guasti dei treni  e criticità durante l’inverno per la pioggia, il gelo ed in alcuni casi persino a causa delle foglie che creano problemi di aderenza delle ruote del locomotore sulla rotaia. L’infrastruttura in alcuni tratti è a binario unico mentre i lavori di raddoppio sono in ritardo ormai da anni.

10) Genova-Acqui Terme - Numerosi disagi si riscontrano sulla linea che collega Genova con il Ponente e che passa per numerosi centri fino ad ad Acqui Terme, a causa di 46 km a binario unico e di tagli ai treni, per una media di 45 km/h. Qui il maltempo può causare interruzioni della linea e frane. All’ordine del giorno ritardi, scarsità di treni, soppressioni improvvise e attese interminabili.
 
“E' evidente che senza una regia e investimenti la situazione di disagio che si vive in larga parte d’Italia non cambierà - continua Zanchini - Eppure un cambio di rotta delle politiche di mobilità ancora non si vede. Nella legge di stabilità non c'è nessuna risorsa per l'acquisto di nuovi treni o per il potenziamento del servizio, mentre gli stanziamenti erogati dalle regioni sono talmente risibili da non arrivare, in media, nemmeno allo 0,28% dei bilanci. La nostra mobilitazione a fianco dei pendolari punta a cambiare questo stato di cose. Governo e regioni devono impegnarsi concretamente per migliorare il trasposto pubblico su ferro". 

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