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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Maxi raggiro / Torino

La truffa dei falsi certificati per l'efficientamento energetico: affare da 30 milioni

Operazione della guardia di finanza con 22 indagati. Su oltre 1000 progetti presentati tra il 2014 e il 2021, 508 erano falsi. Controlli dal Piemonte alla Sicilia

Su oltre 1000 progetti per l'efficientamento energetico degli edifici presentati tra il 2014 e il 2021, 508 erano falsi. E' quanto ha scoperto la guardia di finanza di Torino, che ha portato alla luce una maxi truffa. Si tratta di piani per l'esecuzione di lavori presentati in più regioni d'Italia, da Nord a Sud. L'operazione è stata denominata "bianco sporco" e le indagini sono state avviate nel 2018. Sono state eseguite 22 misure cautelari. Agli indagati contestati i reati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta. Per 13 degli indagati è stato disposto il carcere, 3 sono destinatari dei domiciliari e 6 hanno l'obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

Il meccanismo della truffa

La banda con base nella provincia di Torino avrebbe realizzato l truffa utilizzando i cosiddetti "certificati bianchi" (o Tee, Titoli di efficienza energetica), introdotti a partire dal 2005. L'inchiesta, nata da segnalazioni di operazioni sospette, anche attraverso intercettazioni telefoniche e indagini finanziarie, ha messo in luce un meccanismo per cui società italiane con qualifica di E.S.Co. (Energy service companies) presentavano al gestore dei servizi energetici (Gse) documentazione comprovante la realizzazione di progetti relativi a lavori di efficientamento energetico rivelatisi fittizi (installazione caldaie, collettori o cappotti termici mai effettuati, dati identificativi dei soggetti destinatari dei lavori alterati/inesistenti ovvero dati catastali risultati fittizi o non riconducibili a soggetti beneficiari dei medesimi progetti). L'esame di oltre 1000 progetti ha mostrato che oltre la meta', ben 508, erano falsi. I certificati bianchi erano poi posti sul mercato gestito dal gestore dei mercati energetici (Gme) e quindi monetizzati. Le operazioni di compravendita analizzate hanno riguardato oltre 300.000 Tee. 

Dove finivano i soldi

I responsabili trasferivano parte del denaro così ottenuto in Italia e all'estero (Lituania, Inghilterra, Romania e Bulgaria) su conti correnti intestati sia a società a loro riconducibili, sia a soggetti terzi, giustificando tali movimentazioni con fatturazioni per ipotetiche prestazioni di servizio e/o cessioni di beni. Una volta ricevuto sul proprio conto corrente le somme di denaro provenienti dalla truffa, venivano fatti prelievi sistematici, presso bancomat e sportelli bancari, e acquistato oro e oggetti preziosi. In tal modo sarebbero stati riciclati oltre 13 milioni di euro. Il profitto della truffa, nella fase d'indagine attualmente in corso, è stato quantificato in circa 30 milioni di euro.

Controlli sono scattati in Piemonte (province di Torino, Alessandria, Cuneo e Verbania), Lombardia (provincia di Milano), Liguria (provincia di Savona), Veneto (provincia di Vicenza), Emilia-Romagna (province di Bologna, Modena e Rimini), Calabria (provincia di Crotone) e Sicilia (provincia di Messina). 

Cosa dice la legge

Le aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50mila clienti finali hanno l'obbligo di conseguire annualmente determinati obiettivi di risparmio energetico, e possono assolvere al proprio obbligo realizzando progetti di efficienza energetica che diano diritto ai certificati bianchi, oppure acquistando i certificati da altri operatori del settore, le cosiddette Energy Service Company, societùà che scelgono volontariamente di realizzare progetti di riduzione dei consumi negli usi finali di energia.
Il Gestore dei servizi energetici (GSE), società a partecipazione pubblica, riconosce sia alle aziende distributrici, sia alle E.S.Co. un controvalore in certificati in misura corrispondente al risparmio di energia derivante dagli interventi realizzati. I certificati sono poi liberamente scambiabili sul mercato dei Titoli di efficienza energetica. Con la presentazione annuale dei certificati bianchi al Gse, le aziende distributrici dimostrano il raggiungimento degli obiettivi di risparmio prefissati e, contestualmente, maturano il diritto all'ottenimento di un contributo tariffario in denaro da parte della Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (CSEA) pari al valore di mercato dei certificati bianchi scambiati.

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