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Giovedì, 25 Aprile 2024
Maxi sequestro / Napoli

La truffa del Superbonus da 110 milioni di euro

A finire nei guai un Consorzio di Napoli che, attraverso un giro di fatture false, intascava i crediti d'imposta senza effettuare i lavori

Con un giro di fatture false sarebbero riusciti ad intascare i crediti d'imposta relativi al superbonus 110%, senza poi effettuare i lavori. A scoprirlo sono stati i finanzieri del Comando provinciale di Napoli hanno eseguito un sequestro preventivo d'urgenza, richiesto nella fase delle indagini preliminari dalla Procura di Napoli, riguardante circa 110 milioni di euro di crediti d'imposta relativi all'incentivo edilizio, nei confronti di un Consorzio operante nel settore. La Guardia di finanza ha anche eseguito perquisizioni nei confronti di 21 persone fisiche e 3 società e sequestri preventivi di crediti nei confronti di 16 soggetti, tra istituti finanziari, società e persone fisiche.

Fatture false per avere il superbonus

Le indagini sono scattate a seguito di un'analisi di rischio sviluppata dall'Agenzia delle Entrate sulla spettanza del bonus in materia edilizia previsto dal decreto Rilancio. Dagli accertamenti svolti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria è emerso che il Consorzio, attraverso una rete di procacciatori, si sarebbe proposto nei confronti di privati cittadini interessati a effettuare i lavori rientranti nell'applicazione del superbonus, facendo stipulare loro dei contratti per "appalto lavori con cessione del credito d'imposta" e chiedendo la consegna della documentazione necessaria, salvo interrompere subito dopo i rapporti. Ricevuti i contratti, il Consorzio avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti nei confronti dei privati committenti in cui si faceva riferimento a uno stato di avanzamento lavori per una percentuale non inferiore al 30%, percentuale minima richiesta per vantare la cessione del credito d'imposta.

Una truffa da 110 milioni di euro

Il Consorzio avrebbe così beneficiato di oltre 109 milioni di euro di crediti d'imposta, accumulati a partire dal mese di dicembre 2020, poi ceduti a intermediari finanziari ottenendone la monetizzazione, per un importo di oltre 83 milioni di euro.La Procura di Napoli ha chiesto e ottenuto la misura cautelare d'urgenza in modo da interrompere la circolazione dei crediti, individuare i responsabili e consentire agli ignari cittadini coinvolti di adottare iniziative legali a propria tutela. Le attività di polizia giudiziaria, eseguite nei confronti del Consorzio e dei relativi membri del consiglio di amministrazione, dei cessionari finali dei crediti, degli intermediari e dei professionisti che avrebbero rilasciato le asseverazioni o il visto di conformità, hanno interessato le regioni Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto e sono state svolte anche con il contributo dei rispettivi reparti della Guardia di Finanza.

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