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Martedì, 16 Aprile 2024
SALUTE

L'INTERVISTA | "Avevo un tumore al seno e ho rifiutato chemio e radio"

In questi giorni di polemiche e approfondimenti sul tema della cura e delle cure alternative per il cancro, Luciana (nome di fantasia) racconta la sua storia a BolognaToday: "Ho dovuto combattere due battaglie"

BOLOGNA - Luciana è un nome di fantasia, ma la storia che ci racconta è vera, verissima. In questi giorni di polemiche e approfondimenti sul tema della cura e delle cure alternative per il cancro, questa 64enne bolognese ha voluto parlare della scelta che ha fatto 12 anni fa, quando le hanno diagnosticato un cancro al seno e calcolato un 15% di possibilità di sopravvivenza. Ho chiesto alla mia oncologa: "Non dirmi mai 'te lo avevo detto'. E lei non lo ha fatto, a dire il vero non ha dovuto farlo". 

Ci racconti la tua storia? 

Il tumore al seno mi è stato diagnosticato nel 2004. Si trattava di un cancro a basso tasso di cattiveria (non ricordo di che tipologia fosse) ed esteso ai linfonodi: sono stata operata e da quel momento ho dovuto combattere due battaglie. La prima è stata quella legata alla mia scelta di non volere una protesi, la seconda il rifiuto di sottopormi alla chemioterapia e alla radioterapia. Mi dicevano continuamente che a livello psicologico sarebbe stato meglio 'ricostruire' il seno che non c'era più, ma io non ho voluto mettere della 'plastica' nel mio corpo, in quel momento mi importava solo di portare a casa la pelle. 

Dunque lei ha deciso di non curarsi attraverso chemioterapici e radioterapie...

Esatto. Al tempo mi ero informata e avevo saputo che il mio tumore non era metastatico (e che quindi non era di quelli che potevano portare a delle metastasi). Mi sono confrontata con una amica oncologa e ho preso questa decisione. Quando ho chiesto al mio medico le percentuali che avevo di sopravvivere, sono rimasta sconvolta: mi disse che avevo il 15% delle possibilità e che la radioterapia avrebbe fatto salire questo numero del 5/6%. A quel punto sono stata ancora più sicura della mia scelta. 

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E quindi non ha fatto più nulla?

Ho fatto il vaccino di Zora (il vaccino immunologico non tossico del professor Giuseppe Zora), i retinoidi di Di Bella (la cura Di Bella l'acido retinoico riporterebbe le cellule tumorali alla normalità), preso l'immun'age (un integratore ottenuto da papaya biofermentata), dei funghi cinesi e qualche altro integratore. Una fiala di chemioterapico costa circa mille euro: pensate quanto denaro ho fatto risparmiare alla sanità pubblica! 

Negli anni successivi all'operazione quindi non ha avuto altri problemi?

Dopo tre o quattro anni mi è stata trovata una cisti ovarica. Sapevo che il mio tumore era collegato agli estrogeni e a questo punto, per non assumere ormoni, ho deciso di farmi togliere entrambe le ovaie nonostante ciò sapevo che avrebbe accelerato il mio invecchiamento. 

E oggi come sta?

Oggi sto bene, sono sana e semplicemente mi tengo monitorata come tutti. Quello che secondo me conta sono la prevenzione e la chirurgia. Io curo molto la mia alimentazione ed evito la carne e i latticini. Credo nella profilassi attraverso la dieta. La cosa che non mi piace è il fatto che il mio caso non sia contemplato nella casistica, che non rientri nelle ricerche. 

Una considerazione conclusiva?

L'ultima cosa che voglio dire è che penso al peso che in tutto ciò ha il caso, la fortuna...

Nota della redazione: questo articolo racconta solo la storia di una paziente, non intende perciò creare aspettative illusorie sull'efficacia delle terapie alternative nella cura del cancro. Per maggiori informazioni rimandiamo all'intervista a due medici in cui il tema viene trattato in maniera specifica. Qui il link all'articolo

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