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Giovedì, 28 Marzo 2024

Stefano Pagliarini

Responsabile redazione

Gli avvocati no, ma i magistrati sì: neppure sui vaccini c’è giustizia giusta

"Il nuovo Piano strategico vaccinale non prevede più, tra i gruppi di popolazione cui offrire il vaccino in via prioritaria, i lavoratori del comparto giustizia. Tale decisione, oltre a destare disagio e sconcerto per la totale sottovalutazione dell'essenziale ed improcrastinabile servizio giustizia, appare in assoluta antitesi con gli obiettivi di riduzione dei tempi dei processi imposti dall'Unione Europea e richiamati dalla Ministra Cartabia”. Un discorso ineccepibile quello che si legge in una nota stampa dell’Anm (Associazione nazionale Magistrati) che, oltre a rivendicare l’importanza della giustizia in un paese democratico e liberale, richiama l’esigenza di tutelare i lavoratori del “comparto giustizia”, quindi non solo magistrati, ma tutti i protagonisti di un sistema: avvocati e personale amministrativo. Bene, saremmo tutti d’accordo se questa cosa trovasse un corrispettivo nella realtà, dove invece i magistrati hanno la corsia preferenziale. 

In alcune regioni come Umbria, Sicilia e Friuli Venezia Giulia, si registrano diversi casi di toghe che si vaccinano senza rispettare il principio anagrafico su cui si sta basando la campagna. Almeno la Toscana ci ha messo dentro anche gli avvocati, in Abruzzo no. Ha fatto discutere anche il singolo caso del super pm antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri che, dopo aver curato la prefazione di un libro scritto da un medico e un magistrato, noti per le loro posizioni negazioniste e complottiste, si è attivato per far vaccinare tutto il suo ufficio, mentre lui ha già fatto la prima dose di AstraZeneca. Ma non doveva essere tutto il “comparto giustizia”?.

Macchè. Come spesso accade, è "Ognun per sé e Dio per tutti". Così i magistrati si vaccinano, nel nome della salvaguardia di un servizio pubblico essenziale e gli avvocati no, figuriamoci il personale amministrativo di un tribunale. Ma perché questo dovrebbe fare scandalo? Non lo fa perché c'è un problema culturale. E’ l’idea che in un processo, i magistrati siano i buoni, mentre gli avvocati vengano per forza visti come i “complici” di chi è a alla sbarra, già giudicato prima ancora che inizi il dibattimento.

E' invece giusto dire che, non solo l’avvocato rappresenta il diritto inviolabile di chiunque ad essere difeso in un’aula di tribunale, ma senza di lui non si fanno i processi. E' giusto tutelare i magistrati, ci mancherebbe altro, ma allo stesso modo si difendano gli avvocati dal virus e, a questo punto, anche dall’ignoranza.

Forse, invece di invitare gli uffici delle magistrature, come ha fatto l’Anm, ad "adottare energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici, senza escludere, nei casi più estremi, anche la sospensione dell'attività giudiziaria non urgente", sarebbe stato meglio invitare tutti (magistrati, avvocati e tribunali) ad organizzarsi al meglio per continuare a svolgere i processi nella massima sicurezza. Come ha proposto l'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati), cioè spalmando le udienze su tutta la giornata, così da evitare le lunghe code davanti alle aule di tribunale, quelle sì pericolose oltre che mortificanti, a cui gli avvocati sono costretti ogni giorno per svolgere il loro dovere, non meno importante di quello svolto nelle Procure.  

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