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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lavoro

Vado Ligure come Taranto: che succederà ai lavoratori?

Dopo il sequestro e lo spegnimento della centrale termoelettrica Cgil, Cisl e Uil sollevano il problema dei lavoratori. "Crescente preoccupazione"

In attesa dei risultati dell'inchiesta che la magistratura di Savona ha aperto nei confronti della Tirreno Power di Vado Ligure, i sindacati confederali si dicono 'preoccupati' per la situazione. Spesso la zona della centrale termoelettrica, per il suo impatto sul territorio e sulla salute degli abitanti, è stata paragonata all'Ilva di Taranto. Con l'inchiesta in corso arriva anche in Liguria lo spettro di dover scegliere tra lavoro e salute. E l'eventuale spaccatura della cittadinanza di fronte a tale binomio.

"Mi auguro che questo rischio non ci sia - ci dice Tino Amatiello segretario della Filctem Cgil di Savona - Ma stiamo attenti a fare il paragone: qui la questione giudiziaria è aperta e siamo in attesa dei risultati dell'indagine della magistratura. Dopodiché ai lavoratori della centrale andranno garantite tutte le tutele che queste situazioni comportano: in quel caso anche gli operai di Vado avranno bisogno delle tutele che sono state concesse a quelli dell'Ilva".

Un obiettivo sempre più ambizioso, che in altre situazioni simili del Paese ancora non è stato raggiunto: "Bisogna trovare un punto d'incontro nella tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro anche attraverso le migliori tecnologie: c'è stato un investimento di 1 miliardo e 200 milioni in questo campo da parte di Tirreno Power, con l'obiettivo di un sensibile abbattimento dei valori d'emissione" continua Amatiello.

Una necessità che non riguarda soltanto Vado Ligure e la provincia di Savona, ma tutto lo Stivale: "In realtà questo è un problema nazionale: non esiste un piano energetico in Italia, in cui si dica di produrre una determinata quantità d'energia e come farlo. Quando lo si avrà sarà necessario tenere in conto anche dei costi di produzione perché se troppo alti, le industrie scapperanno all'estero".

Lo spettro della delocalizzazione riguarda diversi settori, non soltanto quello dell'energia. Ma per un piano nazionale ci sono già dei modelli europei a cui fare riferimento: "Il 45% dell'energia in Germania è prodotto con il carbone. Non è detto che il carbone sia un male, dipende da come l'energia viene prodotta. Mentre cerchiamo una soluzione non possiamo però creare contrapposizione e trasformare tutto in guerra dei poveri, tra chi vuole un lavoro e chi vuole la salute".

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